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Andate via: non aspettate che vi faccia troppo male!

La prima volta che cominciai a sentire affaticamento agli arti inferiori pensai si trattasse di un problema di circolazione. Sapete com’è: sei una donna, la ritenzione idrica, il sangue che fa il comodo suo.

Poi un bel giorno mi si bloccò la gamba destra. Il medico disse che era una questione neurologica. Bisognava fare dei controlli.
Gli anni passavano e trascorrevano a fatica perché potevo camminare sempre meno e potevo anche usare poco le braccia.

Il problema neurologico non aveva origine imputabile a qualcosa di particolare, così mi dissero.
Infine un giorno, mentre correggevo i compiti – io facevo l’insegnante – la mano destra smise di funzionare.

Il mio unico problema fu quello di non essere ambidestra. Avrei risolto un sacco di cose.
Non ve la faccio lunga. Dico solo che avevo lasciato il mio ex marito dieci anni prima e in quei dieci anni la mia vita inesorabilmente si spegneva.
Quello che lui mi aveva fatto era come una bomba a tempo. Mi consumava lentamente e mi toglieva tutto quello che dava senso alla mia vita.

Quando mi picchiava preferiva colpirmi con calci e pugni sulla schiena. Mi aveva provocato tre lesioni della colonna vertebrale. Micro lesioni, di quelle che ti spaccano la vita non appena prendi una buca in motorino o prendi in braccio un bimbo pesante o raccogli un secchio pieno d’acqua.

La rete nervosa non funzionò più come avrebbe dovuto e io non riuscii a fare quello che rappresentava la mia vita.
Non posso più scrivere. Non posso neppure tenere un libro. Per mandarvi questa storia uso il programma di scrittura vocale che mi ha comprato e installato il mio compagno. E’ lui che corregge la punteggiatura e le accentate perché vengono sempre da schifo.

Per leggere devo stare in posizioni scomodissime perché il massimo che posso fare è usare un paio di dita per girare le pagine. Basta un soffio di vento e perdo il segno.

Mi sto spegnendo piano piano, perché i segni che mi ha lasciato addosso il mio ex non vanno via. Perché quei segni sono il marchio di proprietà sul mio corpo che gli appartiene e che non sono riuscita a rendere davvero mio neppure quando stavo un po’ meglio.

Vado avanti per il mio nuovo compagno, che ho coinvolto quando ancora non sapevo di questo mio problema. Non avrei rovinato altrimenti anche la sua vita. Un’altra persona infelice per responsabilità del mio ex.

E vado avanti per mio figlio che deve sapere sempre, come in ogni momento, che lui viene per me prima di tutto.

Però la realtà è questa. La violenza ti consuma anche quando pensi di essere sopravvissuta. Ti consuma psicologicamente, fisicamente, concretamente. E’ un trauma che non ti permette di separarti da quel pezzo di vita che resta parte di te, per sempre.

Non va sempre così per fortuna. Anzi credo che spesso le donne che si salvano riescano a ricominciare. Ma il mio consiglio per tutte è di non attendere troppo a lungo.

Non fate come me.
Non aspettate che vi faccia troppo male. Andate via prima. Salvate la vostra vita e quella dei vostri figli. Salvate il vostro futuro.

Grazie a questo bellissimo blog che mi ha dato l’opportunità di sentirmi vicina a tante altre donne.

—>>>Grazie a te per il tuo enorme grande coraggio! Ti abbracciamo fortissimo.

Posted in Fem/Activism, Omicidi sociali, Storie violente.