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Le writers

In
città
era passata l’ordinanza comunale. Divieto di scrittura sui muri. Le
writers continuavano a sfuggire alle autorità e queste ultime si affaticavano a
criminalizzarle e a dire quanto fossero cattive. Sporcavano i muri della città e
quanti soldi spesi poi per ripristinare l’ordine e riportare tutto alla cara
vecchia omertà.

La
prima volta
che si videro le tag di quelle cinque forsennate fu sotto la casa
di un prete.

“Sei
un pedofilo di merda”
c’era scritto e tanto fu sufficiente a che i genitori dei bambini
che frequentavano il catechismo decisero di portarli in un’altra parrocchia.

In
fondo
non si trattava di una cosa difficile. Per prevenire altri abusi e altre
violenze basta informare la comunità. Invece sembrava che tutti volessero
mantenere il segreto. Ci fu chi disse che si trattava di un terribile complotto
e chi invece promosse fiaccolate a sostegno del sant’uomo.

I
genitori
però non rimasero a guardare e interrogarono i bambini e i bambini
parlarono, per quanto gli fosse possibile parlare in quella società che li
considerava meno che niente.

La
seconda volta
fu sotto la casa e l’azienda di un uomo benestante. “Sei una
merda che picchia la moglie!
” e la sua casa diventò un via vai di parenti della
donna. Non si schiodarono da lì fintanto che lui non esordì con una mezza
confessione. Ma si, effettivamente, una volta ho perso la pazienza, e allora, e
dunque, e quindi, e forse…

La
cosa buona
delle denunce è che non svegliano i maschi violenti. Danno però una
scrollata alle loro vittime. Le guardi negli occhi e in fondo pensano “ma che
ci faccio io qui, con questa immondizia d’uomo?”.

La
terza volta
fu sotto casa di un padre pedofilo. Per evitare di essere
denunciato aderì alla congregazione degli psichiatri che rinchiudono le vittime
invece che dare martellate sul cranio ai persecutori.

Sei
un padre pedofilo. Inzuppi il pene flaccido nel corpicino di tua figlia.
Fottiti!
” e anche in quel caso si attivò l’inchiesta e una marea di giornali
cominciarono a parlare di cinque pericolose sovversive che attentavano al sacro
valore della famiglia e coprivano di fango dei sant’uomini.

Al
padre pedofilo
però non fu più possibile avvicinarsi alla bambina e quando
sulla sua piccola vagina trovarono gravi escoriazioni ne dedussero che il padre
era un criminale non da poco.

La
quarta volta
avvenne sotto casa di un tale assessore che ricattava donne povere
per farle accedere all’assistenza. Andava a trovarle tutte le volte che poteva
e si assicurava di chiudere i bambini in uno stanzino fino a quando non finiva
di sfogarsi.

L’assessore
è un porco. Stupra le donne che gli chiedono assistenza e le ricatta. E’ un cancro per l’umanità!

Fu
rimosso
dal suo ruolo e le cinque writers divennero un rischio che più nessuno
potè permettersi. Avrebbero potuto sputtanare il vescovo o il parente del
sindaco o quel famoso giudice. Ce n’era di gente schifosa che aveva tanto da
nascondere.

Riuscirono
a fare un quinto graffito, degno dei migliori artisti di strada. C’era
raffigurato un uomo con la bava e gli occhi da folle mentre massacrava di botte
il suo cane. A margine i suoi figli che piangevano, intimiditi, e la moglie con
la testa piegata in avanti a proteggere i bambini.

Era
il titolare
di una preziosa associazione in difesa della vita. Faceva sovente
campagne contro l’aborto ed era chiaramente omofobo.

L’avvocato
tortura figli, animali e moglie. Maledetto!

L’opera
fu cancellata tempo un paio di giorni ma fu sufficiente a fare allontanare
moglie e figli (e cane) da quel mostro.

Le foto
dei graffiti, quei perfetti ritratti di uomini violenti, quel ritratto vero di
maschi protetti da una società ipocrita, fecero il giro del mondo. Perché l’arte
respira e va lontano. Non si ferma. Non si può arrestare.

L’arte
e la creatività superano la molestia, la violenza, la mediocrità e la miseria di
ogni merda d’uomo esistente sulla faccia della terra.

Loro imprimono memorie sui corpi delle donne e dei bambini, chiamati poi a
custodirle e riprodurle.

Le donne
– però – hanno così tanti muri a disposizione. Hanno il mondo intero e ogni
parola, ogni immagine, ogni segreto diventerà sapere collettivo e i saperi
collettivi non si distruggono. Mai.

—>>>E’ una storia di pura invenzione. Una favola per
adulti. Ogni riferimento a fatti, cose, persone è puramente
casuale.   

—>>>Leggi anche: "Lo stupratore e il supermercato Sempre Felice", "Il pedofilo credente!" e "La correttezza!"

Posted in Narrazioni: Assaggi, Omicidi sociali.