La
nostra donna di fiducia di zona era la commessa del supermercato “sempre felice”.
Regola
del supermercato “sempre felice” era quella che qualunque cliente dovesse essere necessariamente “sempre felice”.
I
dipendenti del supermercato erano personalmente responsabili di quella felicità
e i clienti infelici erano personalmente responsabili della propria infelicità.
La
clientela era tanta e varia. Molte donne e molti uomini che all’uscita dagli uffici dello
stabile accanto venivano a rifornirsi per sé e le proprie famiglie.
Giuliano
andava quasi ogni giorno e ogni giorno prendeva esattamente le stesse cose.
La
commessa conosceva ogni sua abitudine e non poteva fare altrimenti giacchè il
suo ruolo era proprio quello di soddisfare il cliente.
Giuliano
aveva avuto la sfortuna di mettere le mani addosso alla figlia di una signora
molto perbene. Cliente del supermercato anche lei ma nei giorni del processo
per niente felice.
Lo
stupratore fu assolto e la commessa non poteva certo trascurare l’infelicità
della madre della vittima. Fu sua cura chiederle come avrebbe potuto renderla
felice.
Saputa
la verità la commessa stabilì che uno stupratore avrebbe reso infelici altre
vittime e altre mamme delle vittime. Era compito dell’azienda scongiurare il
pericolo di un disastro economico senza precedenti.
L’infelicità
non compra o compra male e la caporeparto fu d’accordo nel decidere di ordinare
a tutte le commesse di occuparsi della felicità della cliente.
Da
quel momento, ogni giorno, Giuliano trovò i suoi prodotti preferiti sempre in
posti diversi. Talvolta nascosti. Altre volte molto in alto perché lui avesse
chiara la proporzione di se stesso rispetto all’ordine delle cose.
Uno
stupratore non di rado è anche ossessivo e compulsivo e Giuliano digerì
mal volentieri quei numerosi cambiamenti.
Ogni
giorno guardava la sua pasta preferita nell’ultimo scaffale e malgrado i suoi
sforzi non riusciva a prenderla senza l’aiuto di una commessa.
Il post lavoro di quelle donne era fatto di questo: cambiare posto alla merce che
piaceva al signor Giuliano. Il giorno dopo lui arrivava spedito e sicuro per
trovare la sua scatola di carne e restava lì a fissare il punto in cui era
certo di averla vista il giorno prima.
Ogni
giorno Giuliano era sempre più infelice perché a certi uomini basta fargli
trovare le cose fuori posto per punirli.
Il
supermercato gli chiese una speciale tassa sull’infelicità e programmò il
sistema di espulsione dal mercato ufficiale degli acquisti per mandarlo dritto
nell’inferno delle merci di contrabbando.
La
foto di Giuliano, l’acquirente infelice, fu affissa in tutti i negozi della
città e lui fu estromesso in un colpo solo dalla vita attiva della società.
Ps:
il tempo di redenzione dal limbo del contrabbando non ha mai fine. Salvo il
momento in cui la crisi economica obbliga al recupero della feccia per
riciclare il suo denaro sporco. E’ allora che le donne smettono di avere
importanza. Perché gli infelici, per contribuire all’andamento economico delle
società, vogliono delle vittime in sacrificio. E queste vittime sono le donne.
—>>>E’ una storia di pura invenzione. Una favola per
adulti. Ogni riferimento a fatti, cose, persone è puramente
casuale.
—>>>Leggi anche: "Il pedofilo credente!" e "La correttezza!"