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Dialogo tra le generazioni: risposta a Monica Lanfranco!

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Questo è un contributo che una di noi ha voluto scrivere in risposta all’intervento di Monica Lanfranco su Womenews. Seguite e se ne avete voglia partecipate al dibattito. Buona lettura!

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Cara Monica,

Ho letto con molto interesse la tua proposta per un dialogo tra le generazioni. Dici che le adulte dovrebbero andare dalle giovani. Poco male. Anzi. Dipende dai motivi per cui si fa e dal modo in cui si fa.

Sono perciò d’accordo con quello che in risposta al tuo intervento dice Cristina.

Molti dei motivi che separano le donne adulte da quelle più giovani sono attribuibili alle diverse attività che loro compiono. Meglio: al diverso modo in cui compiono quelle attività.

Tante donne giovani sono impegnate a difesa della libertà di scelta e dei diritti dei migranti. Ci sono donne che si battono per il diritto allo studio, per il diritto ad uno studio che abbia rispetto di tutti i generi, per il diritto alla casa, contro gli sfratti, per un reddito fisso, certo, di base, per un lavoro meno precario, per una società non fascista, non razzista, non sessista, per l’agibilità degli spazi autogestiti, per città non controllate da repressione e securitarismo, per una società ed una "cultura" che non sfrutti il corpo delle donne.

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La differenza sostanziale tra adulte e giovani sta fondamentalmente innanzitutto nel diverso status economico e nelle differenti emergenze che le coinvolgono, che CI coinvolgono.

La generazione che mi/ci ha preceduto ha generalmente raggiunto una serenità economica, una certezza abitativa, una stabilità professionale. L’altra generazione, quella che va dai quaranta anni in giù, non ha niente di tutto ciò.

La generazione precedente era fedele all’accademia, alla gerarchia, all’attribuzione di autorevolezza a seconda del numero di pubblicazioni che una donna aveva regalato alle altre donne.

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La generazione attuale non attende che qualcun@ le dia la parola: se la prende. Non si attende che altre attribuiscano attestati di autorevolezza. Sono autorevoli sin dalla prima sillaba pronunciata.

Il loro parere conta, vuole contare ed essere preso in considerazione. E in questo senso non so se quello che racconti a proposito di Genova 2001 può essere stato coinvolgente per tutte.

A genova io c’ero e non ho partecipato ai momenti di cui parli. Ho visto invece le pink block e le migranti. Ho visto le donne disobbedienti, le anarchiche, le comuniste, le donne attiviste, movimentiste, le cyberfemministe, le lesbiche. Ho visto donne che facevano, come me, informazione dal basso. A genova ogni rivendicazione di pratiche di genere tuttavia è stata schiacciata dalla violenza della polizia e questo è sempre bene ricordarlo. In quelle giornate tutte noi rischiavamo di essere massacrate e lo stesso valeva per gli uomini. Non c’era nessuna distinzione. 

Ma per tornare al tuo ragionamento io non penso che le donne giovani siano espressione di un "analfabetismo di ritorno". Penso che le parole siano cambiate. Che i metodi e le pratiche siano cambiate e che non si possano obbligare queste donne alla alfabetizzazione di quello che considerano un linguaggio forse anacronistico.

Le donne di oggi non amano ragionare per ore sul contenuto di un volantino. Il volantino è diventato un flyer, la comunicazione di quel flyer, come la comunicazione in generale, è orientata per immagini, simboli che saranno sostanziati dalle azioni più che dalle parole.

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Concordo perciò con quello che dice Cristina a proposito del rischio di una evangelizzazione, di un richiamo ad un percorso ortodosso. E sono certa, io per prima, che non può esistere una ortodossia del femminismo.

Perchè non può esistere un solo, unico, egemone, femminismo che può decidere di colonizzarne altri. Non si può partire dal concetto di ri-educazione al femminismo proprio nel momento in cui le donne stanno trovando nuove e più varie forme di esprimersi attraverso esso.

Voler comprendere perchè le donne giovani si sentono lontane dalle pratiche delle donne più adulte a partire dalla convinzione che siano le donne giovani a dover imparare e capire è un controsenso.

Le donne giovani non sono "analfabete" perchè mancano alle iniziative delle donne adulte. Semplicemente sono altrove ed è in quegli "altrove" che va cercata la risposta che sicuramente hai voglia, abbiamo voglia, insieme, di trovare. 

Quello che voglio dire è che il legame con le adulte di sicuro non dovrebbe mai spezzarsi. Sono fondamentali le narrazioni, le esperienze, la condivisione di saperi. Mai però bisogna immaginare che dall’altra parte vi siano contenitori vuoti o il cui contenuto possa essere sostituito. 

Un abbraccio

Posted in Fem/Activism, Pensatoio, Precarietà, Scritti critici.