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Il femminicidio negato

Non so se ve ne siete accorte ma ieri, tra altre cose orribili avvenute, c’è stato l’ennesimo femminicidio.

Descrivono una scena del crimine con coltelli e reciproche ferite. Lei è morta con una profonda ferita alla gola e lui con più ferite all’addome. Normalmente questo significa che lui ha ammazzato lei e che poi ha provato ad ammazzare se stesso infliggendosi colpi meno decisi a bucarsi la pancia.

Si stavano separando. C’era una discussione. Litigavano.

Chissà perchè però il quotidiano evita di definirlo un omicidio-suicidio e ipotizza addirittura che si siano accoltellati vicendevolmente.

Se non si trattasse di un chiaro tentativo di mimetizzare un femminicidio in qualcosa di diverso non ci interesserebbe giocare alle criminologhe d’accatto.

Il punto è che vogliamo proprio immaginare la scena suggerita dal quotidiano sessista: lui sgozza lei da davanti mentre lei infligge piccoli colpetti sull’addome a lui e riesce ad ammazzarlo giusto mentre lui finisce per aprirle la gola.

Oppure: lui sgozza lei afferrandola da dietro e lei è così abile da dare colpi di coltelli alla pancia del marito all’indietro con estrema precisione, come se avesse gli occhi attaccati alla schiena.

Che dite, vi sembra credibile? A noi per niente.

Il punto è che stiamo messe così male che dopo l’obiezione alle denunce per stupro e per violenza domestica si finirà perfino di negare il femminicidio.

D’altronde i maschilisti lo dicono già: se le donne muoiono è tutta colpa loro, no?

Noi intanto sommiamo Corrada Raspone alla lunga catena di delitti in famiglia. I disonesti speculeranno in altro senso.

Posted in Corpi, Omicidi sociali.