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Madri italiane: un milione e mezzo vivono in miseria!

Lo dice Save the Children e anche la Fondazione Cittalia, L’Anci, L’Istat, la Caritas (secondo i maschilisti sicuramente anche questa ricerca, come quella sui dati istat della violenza sulle donne, è stata commissionata dalle anarco-femministe).

1,6 milioni di mamme italiane sono povere. Di queste, un milione ha un figlio piccolo e vive in precarie condizioni di vita tanto da avere serie difficoltà nell’arrivare a fine mese.

L’undicesimo Rapporto sul benessere materno-infantile nel mondo colloca l’Italia al 17esimo posto su 160. Nel nostro paese "va tutto relativamente bene al momento della nascita – sostiene l’organizzazione – ma poi iniziano i problemi".

La povertà

La situazione più grave è vissuta delle madri sole con almeno un figlio minore: il 44% arriva a fine mese "con molte difficolta"’, il 31% è in arretrato con le bollette, il 25% non ha i soldi per le spese mediche, il 21% per le spese scolastiche.
Il 15,4% delle coppie con un bambino con meno di 18 anni – segnala Save the children – vive in povertà. Il che significa, ad esempio, che il 16,3% delle mamme in coppia con figlio piccolo paga in ritardo almeno una delle bollette di casa mentre il 10,3% non riesce a sostenere regolarmente le spese scolastiche dei figli. Maternità significa anche meno occupazione femminile; il tasso di disoccupazione sfiora i 22 punti percentuale in piu’ rispetto alle donne senza figli. Save the children ribadisce che la maternita’ puo’ diventare causa di povertà. E il divario occupazionale cresce all’ aumentare del numero dei figli: il tasso di occupazione femminile e’ pari al 65% in assenza di figli ma decresce al 60,6% e al 54,8% nel caso, rispettivamente, di uno e due figli, per crollare al 42,6% quando i figli sono almeno 3.

In generale, in Italia vivono 4.2 milioni donne povere; 1.678.000 sono madri. Circa 1 milione di esse ha almeno un figlio minorenne: l’86,3% vive in coppia, il 7,5% e’ sola, il 6,2% in famiglie allargate. "Tanto più in questo periodo di grave crisi economica, il  sostegno alle madri diventa cruciale e urgente se vogliamo contrastare la povertà – commenta Valerio Neri, Direttore Generale per l’Italia di Save the Children – E’ necessario procedere su un doppio binario combinando misure che agevolano l’accesso al lavoro e ai servizi, come per esempio gli asili nido che sono tutt’ora insufficienti, con il sostegno al reddito".

E ancora:

Ieri è stato presentato a Roma il rapporto *Le condizioni di povertà tra le madri in Italia*. Dice che in italia fare figli significa impoverirsi.


Le madri che non riescono ad arrivare a fine mese, devono tagliare sul cibo, trascurare visite mediche e spese scolastiche, non riescono a pagare con regolarità affitto, mutuo e bollette sono un milione e 678 mila.


In stragrande maggioranza si tratta di casalinghe e la loro povertà si appesantisce all’aumentare del numero dei figli. Non è così nel resto d’Europa, dove il disagio sociale inizia a farsi avanti dal terzo figlio in su. In Italia molto dipende dalla rete parentale di supporto.

Ovvero quello che viene fuori è che le madri povere, costrette a non lavorare, non sono autonome, non possono decidere della propria vita, dipendono dalle famiglie di provenienza o dagli uomini con i quali vivono. Sono perciò in condizione di massima ricattabilità e questa è la condizione principale per ridurle alla "sopportazione" di violenze all’interno dei nuclei familiari.

E il problema non è quello di sostenerle in quanto madri ma di sostenerle in quanto donne giacchè la loro vita non dovrebbe certamente essere considerata importante solo quando partoriscono.

Immaginate comunque quanto una condizione del genere incida nelle separazioni e davvero non comprendiamo perchè le amministrazioni, peraltro quelle più teoricamente dio/patria/famiglia, come quella di roma e milano, sostengano finanziariamente i "padri separati" in una fase in cui le madri sono massacrate da ogni punto di vista.

Non lo comprendiamo. O forse si. Ma di questo abbiamo già parlato tante volte

Posted in Fem/Activism, Misoginie, Omicidi sociali, Precarietà.