Dalle Dumbles, sorelle combattenti, straordinarie r-esistenti di un nord est devastato da discriminazioni e sessismi. Buona lettura!
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Quale
altro nome avrebbero potuto dare le curatrici del blog che raccoglie
l’inesorabile resoconto delle violenze e degli ammazzamenti quotidiani
delle donne, se non “bollettino di guerra”?!
Questo è.
Non abbiamo nemmeno terminato di riportare della donna di Siracusa,
madre di tre figli uccisa da un collega a coltellate; del demente di
Mantova con, non una, ma più pistole e il fucile a pompa che non sa far
altro che sparare alla ex moglie e, già che c’è anche alla vicina e ad
un altro davanti agli occhi dei suoi figli; stavamo per riportare della
donna rumena massacrata a martellate dal marito italiano a Torino, che,
tanto per concludere la giornata della liberazione, il 25 aprile,
leggiamo di Carmela strangolata dal marito per gelosia a Feletto
Umberto, pochi chilometri da casa nostra.
Sunday bloody sunday, altrochè! Per le donne c’è una liberazione che non arriva mai.
Non con questi disgraziati, non in questo fetente, omertoso, viscido paese ipocrita e infine correo.
Ieri eravamo dolorosamente furibonde; oggi, decantato il dolore, siamo
solo furibonde perché abbiamo letto i giornali e se c’è una cosa che è
diventata insopportabile sono le ricostruzioni e i commenti che
sembrano quasi una copertura morale costruita intorno ai maschi
assassini.
Prendiamo il Messaggero Veneto di oggi: di “Carmela uccisa come sua
madre”, nella prima riga dell’articolo si legge: “Un destino oscuro ha
portato madre e figlia a morire nello stesso modo, uccise dai mariti, a
40 di distanza l’una dall’altra…” Non sono i mariti che le hanno
uccise, è il destino oscuro che le ha portate a morire nello stesso
modo…
Il destino oscuro è un meteorite che ti cade sulla testa, un rapimento
degli extraterrestri; un destino oscuro è qualcosa di imponderabile,
imprevedibile, insondabile. Un marito che strangola la moglie prima con
le sole mani e poi con uno straccio per stringere più e meglio non è un
destino oscuro, ancor meno oscuro quando il sottotitolo ci fa sapere di
“liti frequenti”, di una “donna impaurita ma che non aveva denunciato
il marito”; bontà sua, perché lui, appena lei aveva, come si dice
abbandonato il tetto coniugale, era corso a denunciarla ai carabinieri.
Un marito che non sa modulare l’umanissimo sentimento della gelosia
perché nutrito dell’atavico principio di padronanza sulla propria
donna; quel “mia per sempre” declinato in tutte le frasi stereotipate
del caso: prima o poi picchia, prima o poi uccide. Come aveva già
fatto, 40 anni prima di lui, il marito che aveva gettato dalle scale la
madre di Carmela.
E’ semplice e fredda statistica. Tot. Donne maltrattate, tot.
Picchiate, tot. Uccise. I giornali di oggi, come fanno ogni tanto,
riportano i dati che le agenzie periodicamente forniscono. Alla base di
questa piramide che culmina nel femminicidio, c’è l’uomo; ci sono tot
uomini. Tanti, forse sempre di più, perché alla base della base c’è
qualcosa di malsano che li fa dementi.
Noi che leggiamo quotidianamente il “bollettino di guerra” abbiamo le
idee chiare. Un elemento si chiama famiglia. Sentite come ne parla il
MV di oggi che pure deve riconoscere che in casa si compie un delitto
ogni due giorni: …”quello che sembrerebbe l’ambiente più sicuro si
scopre così essere ricco di insidie…” insidie? Certo puoi
inavvertitamente mettere le dita nella presa della corrente o
inciampare nel cavo del ferro da stiro, cadere e rimanere strangolata…
Ma no, il testo ci specifica che sono i rapporti familiari a causare
talvolta odi e tensioni ecc. che sfociano non di rado (sic!) in
uccisioni (chi uccide chi? Please); ma attenzione: “si tratta di eventi
difficili da prevenire e da contrastare” Ecco, importante era arrivare
a dire questo. La mitica frase incarnata nel volti stupiti di tutti
quelli che si intervistano the day after: gli amici dell’assassino
soprattutto; i colleghi di lavoro; hanno ucciso, gli è preso un momento
di follia, ma per carità! sono tutte “persone normali”.
Siamo convinte anche noi che lo siano perché l’aria sociale e politica
che si respira è talmente pregna di disprezzo e disconoscimento nei
confronti delle donne che offenderle è normale (mai sentito frasi
sessiste?); sfruttarle è normale (quanto lavora una donna che lavora in
casa e fuori?), usarle è normale (mai visto pubblicità e programmi di
mercificazione ossessiva del corpo femminile?); poi picchiarle è
normale e poi ecc. ecc.
Infine arrivano sulla scena del delitto le ultime due cornacchie:
l’esperto a dire che sì è la società che è malata, insomma che “non
c’è più chi ammazza la moglie e basta. E come nel caso del mantovano,
non ammazza solo la moglie, ma anche due persone; non è più quindi un
uxoricidio semplice….” Già, fosse solo la moglie… sarebbe il meno? Caro
esperto pagato per dire stronzate…
Ultimo il prete, che non manca mai, a invocare un pietoso silenzio.
Dopo che si è invocato l’oscuro destino, le insidie della casa,
l’incomprensibile gesto di una persona normale che si è limitata ad un
uxoricidio semplice, il silenzio non è pietoso, è omertoso.
Ed è complice di un orrore tanto semplice quanto antico: le azioni di
uomini che non hanno mai imparato a riconoscere e rispettare la libertà
delle donne, perché vorrebbero dominare e prevaricare sempre, oggi come
40 anni fa. Questo è. Il resto sono ricostruzioni di depistaggio e
copertura; che la mattanza continui.