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E ora sparati, puttana!

"Non l’ho molestata. Il tormento del prof ucciso dalla vergogna".

Questo solo il titolo di un vergognoso articolo del corriere che continua con un: "il perchè non era difficile capire, per vera o presunta che fosse gli era piombata addosso un’accusa di molestie da parte di una studentessa di 16 anni che deve aver aperto in lui una vertigine di vergogna."

Il preside apre un procedimento disciplinare e il prof si è suicidato.

Il Corriere insiste: "persona irreprensibile, gentile, distinta". Manca solo che dica che in fondo non è neppure rumeno.

La battuta della bidella "figurarsi se una persona seria come lui andava a rovinarsi per una ragazzina…" e il corriere registra persino la battuta di un passante che dice "oggi girano certe tipette che non so quante gliene darei… ci mettono due minuti a farti passare per pedofilo".

Così, tra una allusione e quel detto non detto che certi scribacchini sanno mettere in bocca al passante e alla bidella ("fallo dire a qualcun’altro", diceva il caporedattore, "a qualcun’altro altrimenti non va bene…" – primo trucco del giornalismo di quart’ordine) il corriere finge di interrogarsi e ancora allude:

"non è facile capire se sia stata più l’offesa, il senso di colpa o più semplicemente la vergogna, o tutto insieme e altro ancora, a dettare al prof (un bell’uomo alto e sportivo, che amava lo sci e i viaggi e che aveva un’ex moglie e un figlio di 23 anni) le ultime frasi, consegnate a un foglio a quadretti lasciato in salotto prima di aprire la finestra…"

Un articolo che dice tutto sin dalle prime righe. Prima insinua il dubbio sulla moralità della ragazza, poi su eventuali bugie, martellante il sintomo d’innocenza e solo alla fine dell’articolo la notizia:

una ragazza e i suoi genitori depositano denuncia per molestie; forse altre denunce stavano arrivando. La madre della ragazza riferisce che la figlia un giorno sarebbe stata toccata tra le gambe dal professore durante una esercitazione. Altre ragazze si erano lamentate di questo atteggiamento "troppo confidenziale".

Il giornalista non si limita al virgolettato. Non lascia passare queste quattro battute, le uniche dette circa la versione della ragazza e commenta secco: "vai a capire". Cosa c’è da capire non si capisce, per l’appunto. Vai a capire come sono certi giornalisti pieni di pregiudizi e misogini.

Aggiunge ancora che "il palo sotto casa dice cose diverse" e sembra chiaro che il giornalista sposi la versione del "palo" invece che quella delle ragazze che parlano di un insegnante che si sarebbe preso troppe confidenze con loro.

Ci mette anche i cuoricini, il giornalista, i puntini di sospensione e il frasario e la punteggiatura degli adolescenti. Da bravo avvocato della difesa usa tutto ciò che su quel palo è scritto, forse perfino qualche messaggio precedente, tipo "giorgio ama luana" che non fa mai male. I pali dell’amore sono così, si prestano alla retorica da qui a dopodomani.

Ancora: "probabilmente nessuno potrà più sentenziare una volta per tutte chi aveva ragione e chi torto" (ma come: tu non hai già deciso?).

Insiste: "può darsi che l’insegnante non era un lupo arrapato…". Non era un lupo arrapato?!? Il corriere pubblica una notizia di cronaca in cui un tizio firma una frase del genere?

Ed ecco la chiusa, la splendida ciliegina sulla torta, il colpo di grazia che equivale ad una pistola in mano alla ragazza con un biglietto con su scritto *e ora sparati, puttana*: "chi lo sa. chi può intuire invece che la colpa ricaduta sulla ragazza da cui è partita la denuncia non sarà proprio breve".

Parla proprio di "colpa" costui e lo fa senza mezzi termini. Aggiunge perfino un funzionale e melodrammatico virgolettato attribuito alla ragazza che chissà se mai verrà smentito e se davvero risponde a verità.

E il giornalista rafforza il concetto con una frase che significa qualcosa del tipo: *figliola dovrai convivere con il senso di colpa dannata in eterno*.

Dice, giustificando il popolo di questi uomini turbati dalla vista delle minigonne e delle coscette adolescenziali: "Come si fa? Non è semplice, ma purtroppo lo può sapere solo lei. Anche in un tempo che ha scombinato l’anagrafe, in un mondo di Peter Pan sessantenni (prego?), di ninfette attempate (e uno…), di donne fatali preadolescenti (e due…), la verità rimane pur sempre la verità."

Non finisce qui, ovviamente. L’ultimo sparo, l’ultima velenosa allusione: "E prima o poi, se era (era?) verità, finirà per scacciare la colpa".

Questo articolo da premio pulitzer, mette in croce le ragazzine che denunciano. Non una parola di solidarietà. Non una parola che dimostri che costui condanna le molestie contro le donne. Non una sola parola in cui si dica che se un insegnante tocca una ragazza in mezzo alle cosce merita una denuncia. Non una parola che non sia una insinuazione, che non giochi con equivoci e fraintendimenti, che non butti la croce sulle ragazzine vomitevolmente chiamate "ninfette attempate e donne fatali preadolescenti". Non una parola che spieghi che se un insegnante mette le mani addosso ad una sua alunna non merita alcuna comprensione e va denunciato.

Non c’è "colpa" nel denunciare chi ha molestato una ragazza. Non c’è colpa per una ragazza che si è ribellata ad una molestia. Se, forse, ma, eccetera, sono soltanto modi per fare gravare su una adolescente il peso di un suicidio compiuto da una persona adulta che avrebbe dovuto assumersi le sue responsabilità e che invece è fuggito.

Non speculiamo sulla morte di nessuno, NOI. Non facciamo diventare un gesto di cui è responsabile la persona che lo compie il segno di una "colpa" da gettare addosso, assieme ad un po’ di basse insinuazioni, ad una ragazza che ha fatto una denuncia. Il messaggio non può essere "non denunciate, abbiate pietà di chi vi molesta". Il messaggio dovrebbe essere "le ragazze NON DEVONO MAI essere molestate nè in classe nè in qualunque altro luogo."

Certo è che in generale ha ragione chi resta (e non chi scappa) ad affrontare le responsabilità e perfino le accuse irresponsabili di adulti che hanno seri problemi a considerare obiettivamente questioni di violenza e molestie subite dalle ragazze e dalle donne. E’ il gioco più semplice e più diffuso quello di gettare discredito sulle ragazze che denunciano.

Ci chiediamo se chi scrive si sia posto seriamente il problema di quali possano essere le implicazioni conseguenti alle sue parole nella vita di una ragazzina che assieme ai suoi genitori sta affrontando questo delirio per aver denunciato molestia da parte di un insegnante. Ci chiediamo se riesce a dormire bene la notte. Sogni d’oro al giornalista e sogni d’oro al Corriere sempre più sessista.

Ps: se tua figlia un giorno arriva da te e ti dice che è stata molestata dal suo insegnante, cosa fai?

Posted in Fem/Activism, Misoginie, Omicidi sociali.


4 Responses

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  1. Rosa says

    Forse èmeglio collegarsi cn questa notizia che èaccaduta in iran

    http://solleviamoci.wordpress.com/…-in-prigione/

    La ragazza è stata condannata xke rendere pubblica l’esistenza di uno stupro in quei paesi è un reato….in italia non è reato xo le ingiurie che subisce una donna che ha coraggio di denunciare sono assai simili.

  2. monica says

    insomma per questo idiota se l’è cercata. mancava solo che scrivesse che se le ragazze mettono la minigonna, vestono scollate quindi sono loro che turbano i peter pan molestatori. è davvero vergognoso!
    grazie per aver fatto questa critica così puntuale.
    tutta la mia solidarietà alla ragazza e alla sua famiglia!

  3. nomore says

    Oltre a denunciare l’articolo su questo blog, come avete fatto, non si può fare altro?? perchè non è possibile, chiunque legga questo articolo DEVE indignarsi ma non solo, indignarsi non può bastare…anche se è una domanda stupida, rispondetemi se potete…

  4. Luna says

    Che schifo. Era dall’editoriale di Facci sullo stupro di capodanno alla Fiera di Roma (http://www.ilgiornale.it/…8234-page=0-comments=1)
    che non avevo conati di vomito così intensi