Nelle città nordiche, ma anche in quelle del sud, c’è la passione per un passatempo che non ha età e che generalmente ha un sesso.
Il puttan tour è quella cosa che alcuni fanno quando rientrano dalla discoteca, da una serata al pub, da una cena con gli amici. C’è chi esce apposta per fare esclusivamente quello.
Non sono solo maschi che vanno a puttane. Sono tanti maschi che infastidiscono le sex workers.
Immaginate la scena: le ragazze sono fuori, al freddo, a tentare di guadagnarsi il pane e i soldi per campare il magnaccia. Vedi arrivare una macchinetta di studentelli o di giovani idioti. Qualche volta sono adulti, hanno moglie e figli, e sono in vena di goliardie.
Il puttan tour per alcuni consiste nello sfottere. Perchè questi individui ritengono che essendo le ragazze lì in offerta somigliano un po’ a tanti bersagli da abbattere al tiro a segno. Se ne butti giù un paio vinci un peluche. Immaginano che abbiano il diritto di sfotterle, fare perdere tempo, offenderle, disprezzarle. Un comune passatempo, come fare uno scherzo al telefono o suonare i campanelli ai portoni dei condomini.
Qualche volta si avvicinano, prima con tono gentile, sul sedile dietro c’è quasi sempre quello timido che sghignazza. Fa più paura di tutti perchè ha lo sguardo allupato. Chiedono “quanto vuoi?” e le ragazze lo dicono e quelli giù a ridere senza preoccuparsi di niente.
Non le vedono come esseri umani. Sono oggetti, giochini divertenti, puoi farci quello che vuoi. Quelli che fanno i puttantour pensano di avere ogni diritto e dunque se una di loro si arrabbia e dice che non ha tempo da perdere il branco risponde male, la insultano e infine la chiamano troia e puttana come se l’obiettivo vero in fondo fosse proprio quello di insultare una donna senza doversi preoccupare di giudizi e regole.
Non si preoccupano di sapere chi sono, da dove vengono, che storia hanno, se stanno bene o stanno male. Loro sono “bravi ragazzi”, ben pettinati, magari di buona famiglia, che studiano e forse lavorano. Sembrano perfino timidi e sfidano la sorte quando si avventurano in quelle esibizioni perchè pensano di superare la barriera della trasgressione. Vanno in gruppo perchè si incoraggiano a vicenda e perchè hanno bisogno di complici per condividere la parte molesta di ciò che stanno facendo.
Chiedono “quanto vuoi?” e poi chiedono se si può vedere la mercanzia, come se non avessero internet e non potessero guardare un video su youporn per farsi una sega.
Il puttan tour a volte è perfino un viaggio di iniziazione. “Ci parli tu, capito?” ed è così che deve andare. Il ragazzetto deve parlarci, rivolgere la parola a quelle lì per mostrare coraggio e deve dire cose precise perchè l’iniziazione non passa per il consumo di quel corpo ma per l’offesa a quella persona. Bisogna insultarla per diventare un “vero uomo”. Bisogna ferirla con sorrisini, sarcasmo e battute idiote, perchè lei e lì e ne ha viste di tutti i colori e deve sopportare anche i piccoli branchi di coglioni che al sabato sera fanno “qualcosa di diverso” per vincere la noia.
Bisogna dirlo, ai padri e alle madri di questi fanciulli, che quando denunciano il “degrado” delle puttane per strada stanno puntando il dito contro la forma di “degrado” sbagliata. Il problema non sono quelle ragazze. Il problema sono i loro figli che considerano le donne come fossero una giostra.
Venghino siori venghino, altro giro altra corsa.
Anch’io l’ho riportato sul mio blog!!
Grazie!!
Quoto tutto.
Post stupendo che, se me lo consenti, vado a linkare nel mio diario.