C’era una volta un uomo molesto. Non aveva grande capacità di interazione nel mondo reale. Poi però arrivò internet e quello fu da quel momento in poi tutto il suo mondo.
Teneva una attività prevalente: istigare odio contro le femministe. Però ne copiava simboli, rubava foto delle loro manifestazioni, i loro slogan, le seguiva con enorme interesse e in qualche modo le invidiava e si travestiva dei loro panni come fanno i bambini da piccoli quando indossano di nascosto gli abiti della mamma.
C’era un desiderio enorme di accettazione in ciascuno di quei gesti perchè in fondo l’uomo era molesto ma anche molto solo. Non aveva una compagna o un compagno. Aveva grandi complessi, era anche parecchio sgradevole e odiava le donne perchè le donne non lo volevano.
La sua ossessione iniziò fin da piccolo, ai primi rifiuti. Si convinse di non essere accettato per colpa delle femministe. Per ogni donna che si prendeva il diritto di scegliere se dargliela o no lui malediceva l’emancipazione e quando venne l’ora di mettere su famiglia non trovò nessuna che desiderasse essergli subordinata. Nessuna donna obbediente. Nessuna davvero sottomessa come piaceva a lui.
Il punto vero della questione però è che il protagonista della nostra storia ha una passione immensa per le donne che lo dominano. E’ un masochista e le provoca per ottenere la loro attenzione. Ruba abiti, immagini, non ne cita neppure la fonte (biricchino!) e scrive un sacco di calunnie e diffamazioni.
Parla di femministe sterminatrici dell’umanità, di responsabili della morte di tantissimi maschietti indifesi e la descrizione prosegue in un delirio del quale lui stesso oramai è succube convicendosi che le femministe siano responsabili della peste bubbonica, della siccità, della fame nel mondo e dell’olocausto.
Però continua a vestire i loro abiti e a rubare le loro fotografie e a momenti si immedesima a tal punto da definirsi egli stesso una femminista e moltiplica gli account travestendosi da donna pettoruta, poi, da donzella occhialuta, e ancora da fanciulla straniera. Peggio di diabolik vaga nella rete alla ricerca della sua eva kant.
In privato l’uomo si esercita negli slogan femministi e piange perchè non capisce come mai non lo arruolano tra le loro schiere, proprio lui che le ama così tanto. Perciò le disprezza e continua a insultarle e a fare proseliti sull’odio per le donne e le femministe in particolar modo.
Solo il patibolo per quelle vipere può saziare il suo appetito. Poi potrà vivere sereno. Poi potrà gioire della sua vuota vita, priva di affetti, senza una donna, perchè non c’è nessuna donna che vorrà stare con l’istigatore d’odio. Gli acidi e molesti alla lunga stufano, un po’ come i casi umani quando si finge di essere madre teresa di calcutta.
L’uomo, il maschilista, l’istigatore d’odio verso le donne e le femministe, in fondo è profondamente solo e si sente protetto dietro il suo apparente anonimato e il suo vittimismo da maschio escluso.
La sua crisi è così profonda da divulgare notizie circa talune attività sovversive delle femministe. Nel frattempo manifesta anche una certa avversione per i giudici perchè osano accogliere le denunce delle donne che subiscono violenza.
E’ spaventato, come chi commette un errore dietro l’altro, e si accapiglia con se stesso, chiuso nel suo mondo virtuale. Procede senza interruzione e insiste nella sua violenta e aggressiva richiesta di aiuto.
Accadde una notte che la sua tastiera si ruppe. Poi esplose il mouse e infine anche lo schermo fece puff. Spento il computer lui si guardò attorno e vide il nulla. Allora uscì in strada e sarebbe stato quello il momento in cui la sua vita sarebbe potuta cambiare. invece camminò dritto fino ad un internet point e rimase lì a lungo, fino a che non lo cacciarono per chiusura servizio.
Anche l’antifemminismo virtuale è un grave problema. Bisogna capire quest’uomo e quelli come lui. L’astinenza da antifemminismo virtuale è un disagio sempre più dilagante nel mondo maschile.
Gli psichiatri dichiarano che un buon 90% dei maschi che praticano antifemminismo in rete ha seri problemi di dipendenza dal fenomeno.
Se conosci un antifemminista lo eviti. Se conosci un antifemminista puoi curarlo.
Aiuta anche tu la causa in sostegno della sconfitta dell’antifemminismo nel web. Gli uomini te ne saranno grati e finalmente, curati da questa ossessione, torneranno a vivere.
Impieghiamoli in lavori socialmente utili. Possono essere dei perfetti tifosi misogini da impiegare nelle trasmissioni televisive della de filippi. Possono essere delle perfette comparse dei film che inneggiano al ratto delle sabine o all’epoca del duce.
Facciamo anche una raccolta di roba vecchia da inviargli, dato che hanno così bisogno di travestirsi da donne e che hanno dei problemi a decidere la loro preferenza sessuale e la loro dimensione politica, mettiamo insieme zatteroni e lunghe gonne a fiori.
Se sono nervosi, ci raccomandiamo di parlare con voce calma e dire loro di chiudere gli occhi e di immaginarsi a woodstook a bruciare i reggiseni. Si divertiranno da matti. Vedrete!