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In Francia è vietato pensare antirazzista

http://4.bp.blogspot.com/_cbzfzeFp4PA/Svm6JQ6H-OI/AAAAAAAAA94/40HX7uLoPFs/s400/sans+papier.jpgIn Francia non si vive meglio che in italia, anzi è un po’ tutta l’europa che ha seri problemi di spostamento a destra soprattutto sulle politiche repressive e di escusione sociale dei migranti. Esistono i CRA che sono come i nostri Cie italiani. All’interno di questi, esattamente come accade in italia, talvolta – per le notizie che arrivano – qualcuno muore, si fa male, non viene curato, viene matrattato e gli altri si ribellano, così esplodono rivolte che vengono represse e si va avanti esattamente come da noi.

C’è un processo che riguarda un incendio avvenuto nel 2008 durante una di queste rivolte e a pochi giorni dalla sua celebrazione c’è chi comunica di una sorta di rastrellamento tra compagni e compagne che militano nei movimenti antirazzisti. Alcune compagne hanno tradotto una testimonianza che circola in lingua francese e che parla della criminalizzazione di chi conduce una campagna d’opinione contro alcune precise modalità razziste, prima tra tutte l’abitudine di alcune banche francesi di denunciare gli stranieri senza permesso di soggiorno. Questione che in francia, come in italia, va di pari passo alle denunce di stranieri "clandestini" nelle scuole.

Hélène, la donna che ha scritto la testimonianza sull’arresto e la perquisizione che ha subito, fa parte di "RESF, Réseau éducation
sans frontières, (coordinamento "Educazione senza frontiere" – é una rete di
insegnanti e altri volenterosi che, in tutta la Francia, si oppone
all’espulsione degli alunni figli di sanspapiers, e dei loro genitori) di
Parigi Nord Ovest, colpevole di gestire la lista di allerta retate
". 

Da quello che scrive sembrerebbe che la francia si sia munita di una polizia che agisce come la Gestapo contro chi prova a lottare contro il razzismo e chi offre solidarietà ai migranti.

Accadrà anche a noi, qui, in italia

Ecco quanto ci scrivono raccontandoci questa storia che condividiamo con voi:

"E’ successa questa cosa a parigi ieri, il 15, che parla di un’aumentata e assurda violenza verso chi prova a costruire reti di solidarietà tra chi ha e chi non ha i documenti, verso chi esige e costruisce un mondo senza frontiere. Potenzialmente ognun* di noi.
Io e una mia amica abbiamo pensato fosse necessario condividere questa testimonianza.  Lei l’ha tradotta, io ve la mando.. a voi la scelta di girarla nel noblog.

Per inciso, il processo a cui ci si riferisce, riguarda la rivolta che c’é stata il 22 giugno 2008 in quello che in Francia é chiamato CRA ( Centre de Retention Administrative, il nostro CIE) di cui, in italiano, potete
leggere qua [1] [2]

"

Ecco la traduzione della testimonianza che le compagne hanno condiviso:

Ieri mattina a Parigi diverse perquisizioni e arresti hanno avuto luogo da parte della brigata anti crimine. Cinque persone sono state arrestate ma sembra che la polizia ne stia cercando una sesta. Senza conoscere i capi
d’accusa si immagina che l’operazione sia legata agli annunci fatti dai
media francesi, a due giorni dal processo ai migranti accusati
dell’incendio nel 2008 del Cie di Vincennes, che accusavano l’estrema
sinistra di degradazione a distributori di banche famose per aver
denunciato i loro clienti sanspapiers alla polizia.

Ecco la sbalorditiva testimonianza di Hélène di RESF, Réseau éducation
sans frontières, (coordinamento "Educazione senza frontiere" (é una rete di
insegnanti e altri volenterosi che, in tutta la Francia, si oppone
all’espulsione degli alunni figli di sanspapiers, e dei loro genitori) di
Parigi Nord Ovest, colpevole di gestire la lista di allerta retate.

“Alle 6 e 40, quattro uomini e una donna hanno bussato alla mia porta,
hanno detto che era la polizia, ho aperto.

Portavano dei giubbotti antiproiettile. Non mi ricordo più se mi abbiano
mostrato un qualche foglio al loro arrivo. So di averne firmato uno ma non
mi ricordo più cosa. Mi hanno parlato del mio “impegno politico di
sinistra”.  Tutto di questo momento resta molto confuso, ero sorpresa  e mi
domandavo cosa succedesse. Ad un certo punto mi hanno chiesto se avessi
delle bombolette e mi hanno parlato di distruzione di DAB, distributori
automatici di banconote. Hanno cercato le letture “sovversive”. Hanno
scattato foto ad alcuni libri (l’ultimo del RESEF, sulla disobbedienza
civile..). Mi hanno perquisita ovunque.

Hanno voluto vedere le foto dentro
la mia macchina fotografica, mi hanno domandato se avevo foto di
manifestazioni. Hanno fotografato degli appunti sull’occupazione degli
scioperanti. Si sono portati via qualche documento che in seguito mi hanno
restituito. Hanno preso il mio cv, volevano portare via il computer, ma gli
ho spiegato di non avere internet da due anni. L’hanno perquisito comunque,
ma senza portarlo via. Mi hanno domandato cellulare e caricabatterie e se
li sono portati via. Non me li hanno mai restituiti, nonostante avessero
detto che li avrei ritrovati il giorno dopo.

Dentro casa mi hanno parlato
del centro di detenzione amministrativa (Cie) di Vincennes. Poi siamo
andati in cantina. Hanno dato un’occhiata veloce. Sono stata in seguito
portata al commissariato di 36 quai des orfèvre. Sono arrivata lì alle 8.
Mi hanno fatto le foto segnaletiche, mi hanno preso le impronte digitali,
mi hanno fatta spogliare, accovacciare e tossire. Ho dei segni visibili sul
corpo, che hanno fotografato. Gli ho spiegato di essere affetta da una
malattia genetica. Hanno fatto dei commenti chiedendosi se non fosse
contagiosa … In seguito, verso le 11, sono stata interrogata per quello che
chiamano l’interrogatorio d’identità (non sono sicurissima che sia questo
il termine giusto) da un comandante di polizia.

Sono partiti dalla mia
carriera scolastica fino alla laurea, mi hanno chiesto dei miei viaggi, e
in seguito delle mie opinioni politiche. Mi hanno chiesto della mia
attività militante.
Sono tornata in cella. In seguito mi hanno trasferita, perché in quella
dove mi trovavo soffocavo (4 metri quadrati, nessuna areazione, nessuna
finestra). Ho chiesto di vedere un medico, che ho visto un’ora dopo circa.
Questo mi ha chiesto di fare il test del DNA. Ho detto che avevo il diritto
di rifiutare. Mi ha risposto che potevo essere incriminata per questo, e
che farlo era il miglior modo per provare la mia innocenza.
Dunque l’ho fatto verso le 16 e 30 . Sono stata di nuovo interrogata “per
necessità dell’inchiesta”. Il mio cellulare è stato nominato di nuovo. Mi è
stato detto che era per quello che ero lì.

Mi hanno chiesto se avevo
partecipato a degli atti di distruzione di DAB, occupazioni della
prefettura o della Caf (cassa di allocazione familiare), mi hanno
interrogata sulle mie connessioni in internet, sui siti che visito, le mie
fonti d’informazione, e mi hanno chiesto se conoscevo persone che avessero
partecipato ad atti di violenza (ho risposto non che io sappia), ho sentito
parlare di atti di violenza. Hanno molto insistito per sapere cosa ne
sapevo delle banche che denunciano i clandestini, cosa ne pensassi, e cosa
ne pensassi anche degli atti di violenza. La fine del fermo è stata
dichiarata alle 19 e 35.

Sono uscita dopo 13 ore e 20 di fermo.”

Posted in Anticlero/Antifa, Fem/Activism, Omicidi sociali, Precarietà.