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Joy, Hellen, Priscilla, Debby, Florence

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Aggiornamento dai presidi e sulla situazione di Joy, Hellen, Priscilla, Debby e Florence.

Questa notte tutte le ragazze sono state trasferite dalle diverse carceri in cui si trovavano, in diversi CIE.

Joy è stata trasferita a Modena, Priscilla a Milano, Debby a Torino, Hellen e Florence a Roma.

Incuranti della campagna mediatica di sostegno alle donne immigrate e soprattutto delle denunce di violenze sessuali fatte dalle immigrate in questione, la macchina repressiva pare piuttosto preoccupata di portare avanti la sua vendetta: non sia mai che le divise dello stato imperialista (in guerra all’estero, ma anche dentro i propri confini) vengano macchiate dall’onta della vergogna per mano di una qualunque dei suoi sudditi.

E così la tenaglia CIE-carcere-CIE continua a seminare il suo terrore.

Appuntamenti e presidi oggi sotto i CIE:

MILANO: Dalle ore 12 in via Corelli

MODENA: Dalle 14:30 sotto il CIE

TORINO: Presidio alle 21 in C.so Brunelleschi, ang V.Lancia

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Finalmente dal carcere di Como giungono notizie attraverso una
lunga telefonata di spiegazione: l’avvocato D’alessio in verità non è
stato mai revocato, ma al carcere di Como non era mai giunta la sua
nomina  – tecnicamente una nomina d’udienza – quindi l’unica nomina che
a loro risultava era quella dell’avvocato d’ufficio, cioè del
primissimo avvocato che fu dato a Joy d’ufficio all’indomani della
rivolta, il 13 agosto per intenderci.
D’Alessio era andato
altre volte a trovare le sue assistite, compresa Joy, nel carcere di
San Vittore dove invece sembra che avessero tutte le nomine in ordine.
Quindi è probabile che non le abbiano trasmesse bene durante i
trasferimenti o che il fax a Como sia andato perso, chissà…
Il
giovedì prima di quel famoso venerdì 5 febbraio, quando non fecero
avere il colloquio all’avvocato con l’interprete, D’Alessio aveva
chiamato il carcere, che gli aveva confermato l’ok ma verbalmente; chi
ha confermato non si era accorto che non era lui il nominato perché
mancava questo foglio di nomina.
Quindi, alla fine dei conti:
adesso Joy ha di nuovo un avvocato, sempre lo stesso perché non è mai
stato revocato. Dovendo andare per motivi di lavoro fuori regione,
D’Alessio ha dato la nomina a sostituto processuale all’avvocato Losco,
il quale domani dovrebbe, finalmente, incontrare Joy.

Dovremmo pensare che Joy sia stata finora semplicemente ostaggio della burocrazia carceraria?
Prima
di trarre conclusioni affrettate, vi invitiamo a leggere cosa sta
succedendo in questi giorni a chi ha finora espresso fattivamente
solidarietà a Joy e alle sue compagne.
Le
gagliarde e zelanti forze dell’ordine, dopo essersi sbizzarrite
bloccando l’invio di email col link di radiocane, facendo sparire i
contatti di comunicazione di alcune compagne milanesi e aver
scorrazzato giorno e notte nei computer e nei telefoni fissi e
cellulari di compagne/i impegnate/i nella campagna per Joy ed Hellen,
sono arrivate ieri pomeriggio fin nella nostra casella di posta
elettronica, dove però han lasciato qualche traccia inequivocabile,
come potete vedere qui sotto.
E’ interessante,
dal punto di vista politico (ma anche da quello antropologico!), vedere
tutto questo accanimento tecnologico,  che fa il paio con l’assurda e
ambigua situazione che ha isolato Joy dai contatti con l’avvocato nel
carcere di Como.
Un accanimento che ci conferma sempre di più
quanto il coraggio di Joy ed Hellen abbia incrinato quel potere totale
sui corpi e le vite di donne e uomini che i guardiani dei Cie
pretendono di arrogarsi a tutti i costi e con tutti i mezzi.
La nostra solidarietà e la nostra intelligenza sono più forti della loro vigliaccheria!
Libertà per le immigrate e gli immigrati rinchius* nei lager di Stato!!!
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L’avvocato Losco oggi è riuscito ad incontrare Joy. Sono riusciti ad integrare la denuncia nei confronti dell’ispettore capo. Domani mattina verrà dunque depositata in tribunale una nuova denuncia, costituita dal materiale di quella vecchia e la sua integrazione. Ci ha assicurato che non ha mai revocato l’avvocato D’Alessio, rilasciando all’avvocato un documento, firmato da lei, che lo afferma.
Joy sta bene, è a conoscenza dei presidi di Como, Mantova e Brescia e, domani mattina ci aspetta.
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Monica Perugini ci dice come ha trovato Priscilla nel carcere di Mantova prima che fosse trasferita a Milano:
Questa mattina alle ore 11 ho incontrato Priscilla nel carcere di Mantova, avendo chiesto al direttore di entrare in quanto consigliere provinciale.
Sono  sette mesi che sta rinchiusa, senza nemmeno una visita.
Priscilla ha 22 anni, è nigeriana e la storia la conoscete, domani esce per fine pena e non lo sapeva neanche.
Non sa nemmeno che cosa l’aspetta d’ora in poi. Abitava a Conegliano. Domani verrà trasferita, posta in carico alla Questura, ma poichè non ha i documenti il magistrato, sentita l’assistente sociale, deciderà se rilascare il foglio di espulsione e dove farla “accogliere”. Probabilmente in un CIE. Esce dal carcere, per aver scontato tutta la pena,  entra in un lager per venire espulsa. Eppure contro la condanna è stato interposto appello e quindi la vicenda potrebbe  essere considerata in itinere permettendo a Priscilla di restare in Italia. L’amministrazione potrebbe disporre anche una forma di accoglienza reale e non l’internazione in un altro centro d’espuilsione, dopo aver pagato a caro prezzo da Via Corelli in poi.
Vi aggiornerò sugli sviluppi di queste ore.
Intanto vorrei che tutti coloro che si sono fatti un’impressione consolidata dell’immigrato clandestino, proprio  come hanno  voluto questa legge, costume e consuetudine, possano incontrare, un giorno, dietro le sbarre invalicabili di un carcere dove non sei di nessuno, una cittadina come Priscilla.  Di certo qualche dubbio su quanto hanno acquisito come convinzione,  sorgerebbe in loro.
Ma non è così  perchè queste ragazze che hanno avuto il coraggio di ribellarsi e denunciare stupri e violenze nei CIE, sono state tolte dalla circolazione e attorno a loro è stato alzato un muro di silenzio, tanto da non farle comprendere cosa significhi che fuori delle altre donne si stanno interessando di loro e che fuori, la stragrande maggioranza non conosce la loro storia.
—>>>Altri aggiornamenti su Noi non siamo complici

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Milano, depositata la querela per violenza sessuale. La donna spostata a Modena
Joy denuncia un poliziotto del Cie, ora rischia l’espulsione in Nigeria

Laura Eduati da www.liberazione.it

«Stavo dormendo nella mia stanza quando l’ispettore è entrato,
si è avvicinato al mio letto e si è letteralmente steso sopra di me. Mi
toccava dappertutto, mi palpava. Ho cominciato ad urlare: “Cosa stai
facendo?”».
Così comincia il racconto di Joy, la ventottenne nigeriana che accusa
di violenza sessuale un poliziotto del centro di identificazione ed
espulsione di Milano.
Tutto risale alla scorsa estate, pochi giorni prima della rivolta al
Corelli del 13 agosto, scatenata dai detenuti quando furono informati
che per legge la permanenza nel centro si allungava da due a sei mesi,
che ha portato Joy e altri tredici migranti in carcere per incendio
doloso, lesioni, danneggiamento e resistenza a pubblico ufficiale.
Di quelle molestie pesanti Joy aveva parlato durante il processo per la
rivolta. «In stanza con me c’era Hellen, che ha visto tutto. Le mie
urla hanno fatto accorrere il direttore del centro. Quando è arrivato
ha chiesto al poliziotto: cosa stai facendo? E l’ispettore ha risposto:
stavo solamente scherzando…».
Hellen, nigeriana, ha confermato la versione dei fatti. Il capo della
Croce Rossa, invece, ha smentito. Ecco perché Joy ed Hellen sono state
controdenunciate per calunnia. Il giudice non ha creduto alle loro
parole.
E ieri gli avvocati di Joy hanno depositato alla Procura di Milano una
denuncia per violenza sessuale a carico dell’ispettore. E’ la
prima volta che una detenuta nei Cie osa rivolgere una simile accusa
agli agenti impegnati a mantenere l’ordine nei centri di
identificazione ed espulsione.
Joy doveva uscire dal carcere di Como nella mattinata di ieri, scadeva
il termine della pena a sei mesi comminata in primo grado. Ad
attenderla c’era il comitato antirazzista milanese. E invece, forse per
evitare questo incontro, la direzione penitenziaria ha deciso di
anticipare la sua liberazione alle due del mattino. Una volante l’ha
condotta direttamente alla questura di Como dove ha ricevuto un
provvedimento di espulsione, infine al Cie di Modena dove nelle
prossime ore dovrà affrontare l’udienza di convalida per
l’allontanamento dall’Italia.
Con lei, ieri, sono uscite le altre quattro donne implicate nella
rivolta al Corelli, e tutte, come Joy, sono state disperse in vari Cie:
Hellen, la testimone della tentata violenza sessuale, e Florence sono
state portate a Ponte Galeria; Debby a Torino; Priscilla nuovamente al
Corelli. «Vogliono dividerle», commentano indignati gli antirazzisti
milanesi, «e soprattutto vogliono dividere Joy da Hellen».
Fortunatamente i legali hanno potuto incontrare Joy qualche ora prima
della scarcerazione dopo lunghi giorni di attesa, in quanto secondo la
direzione del pentitenziario di Como la ragazza, improvvisamente, aveva
revocato l’incarico agli avvocati Losco e D’Alessio – che la seguono
dalla scorsa estate – per nominare due avvocati d’ufficio a lei
completamente sconosciuti. Il cambio di nomina, però, non appariva in
nessun registro o cancelleria di tribunale. Losco e D’Alessio hanno
chiesto chiarimenti ai dirigenti del carcere comasco. Giovedì,
finalmente, era stato chiarito l’equivoco – se di equivoco si trattava:
Joy non aveva mai revocato l’incarico, era stato semplicemente un
errore burocratico. Così ha potuto incontrare l’avvocato Losco, che ha
verbalizzato il racconto sulle presunte molestie da parte
dell’ispettore e che chiederà per la donna un permesso di
soggiorno per motivi di giustizia. Il problema, infatti, è che Joy
potrebbe subire l’espulsione in qualsiasi momento, nonostante debba
affrontare il processo d’appello per la rivolta di agosto, il processo
per calunnia e l’eventuale processo per violenza sessuale.
Gli antirazzisti hanno organizzato sit-in di protesta davanti ai Cie di
Milano, Modena e Torino. L’eco della vicenda di Joy, che da Modena ha
fatto sapere di stare bene, si è sparsa nei centri di identificazione
ed espulsione e per questo alcuni migranti sono entrati in sciopero
della fame a Milano, Torino e Ponte Galeria.

13/02/2010

Posted in Anticlero/Antifa, Fem/Activism, Omicidi sociali, Precarietà.