Skip to content


Ci hanno fottuto il futuro!

http://www.reteperugia.com/public/mkportal/blog/images/381peppino%20impastato.jpg

Il puzzo delle elezioni si sente anche quando non le vivi proprio da vicino. Immediatamente si parla di letto, sesso, escort. Così si salta la parte fondamentale ovvero quello che abbiamo detto mille volte in tempi non sospetti. Tutto quello che dicono degli appalti, della shock economy all’italiana, della protezione civile spa, noi lo sapevamo. Solo che in italia perfino la cultura e la politica si è deciso che non accennano e non parlano fino a che non si pronuncia la magistratura.

Pasolini avrebbe detto che sapeva e lo sappiamo anche noi ed è questo che fa la cultura e che dovrebbe fare anche la politica se non avesse abdicato totalmente ai giudici e al giornalismo giudiziario l’azione politica. Siamo talmente convinti che tutto possa cambiare seguendo il metro dei ragionamenti di travaglio che abbiamo dimenticato quale ruolo fondamentale di spinta propulsiva verso il futuro e verso il cambiamento possa fornire la società civile.

E non parlo dei supporter dei giudici, di quelli che per fare giornalismo usano le carte dei giudici, di quelli che dicono che non si fa la politica con i giudici ma poi se tu provi a fare cultura e politica si servono di loro per intimidirti e farti tacere. Parlo proprio della gente libera che ha voglia di pensare e che è ammanettata tra cause per diffamazione e calunnie da quegli stessi giudici che poi sono gli unici ad avere il potere di dire delle cose senza rischiare una querela.

Mi viene da dire che il sistema che abbiamo ora sembra proprio fatto apposta affinchè si realizzi uno scontro tra poteri forti con la gente costretta a fare da tifoseria e ad affidarsi ai "famosi", ai potenti o a quelli che hanno soldi per poter affrontare le cause civili. Buoni e cattivi. Criminali e onesti. Come se queste categorie non potessero essere applicate ovunque e sempre.

E gli altri? Vi siete mai chiesti voi, popolo viola, verde, rosso, giallo, lillà, che libertà di parola e di pensiero avete a parte che andare ad attendere il vostro messìa personale o a sventolare i quaderni rossi di un giudice morto?

Mi piacerebbe andare in piazza sventolando gli scritti di pasolini o quelli di chiunque altro sia stato davvero libero, fino a che non è stato ammazzato, di analizzare la realtà senza attendere che si compia il lavoro dei giudici.

Ha forse aspettato i giudici Peppino Impastato prima di dire che la mafia dominava il territorio in cui viveva? Hanno forse aspettato i giudici tante persone morte e quelle ancora vive per dire quello che hanno avuto il coraggio di dire?

http://insorgenzedaltaquota.files.wordpress.com/2009/02/pierpaolo-pasolini.jpgChe ne è stato di quel coraggio, di quella capacità di vedere la realtà senza il filtro di una "legalità" viziata perchè non giusta, iniqua, delegittimata all’origine. Che ne è stato di quegli scrittori, i giornalisti che facevano le inchieste senza farsi usare dalle procure e attendere le fughe di notizie o senza usare essi stessi le procure per uno scoop. Che ne è stato di quegli intellettuali coraggiosi che anticipavano le inchieste e che offrivano una lettura della realtà che diventava la cornice all’interno della quale tutto poteva essere letto con chiarezza. Che ne è stato di quella gente? Chi ha voluto un sistema giudiziario che ti chiude la bocca solo perchè hai l’ardire di pensare, produrre ragionamenti, comunicarli, condividere riflessioni? Come è successo che il revisionismo abbia potuto autotutelarsi a tal punto da impedire che chiunque possa opporsi ad esso? Come posso fare io, oggi, a dire che la mafia esiste se non appena lo dico mi piombano sul cranio 1000 querele per diffamazione? Come si fa a dire che i cittadini e le cittadine hanno la possibilità di dire tutto quello che vogliono per lottare contro criminalità, ingiustizia e malaffare se poi le leggi ti dicono che non puoi dire assolutamente nulla e che se lo dici sarai costrett* a pagare centinaia di migliaia di euro di risarcimento per lavare l’onore di un mafioso? Perchè credete che non si spari più e che non si ammazzi più? Perchè lupara e stragi si compiono con l’aiuto delle leggi e dentro i tribunali ed è esattamente lì che muore ogni libero pensiero e ogni lotta, con la repressione preventiva e con embarghi economici che distruggono ogni possibilità di cambiamento.

Anche Saviano, che certo ha avuto coraggio a fare venire fuori cose che potevano restare al chiuso tra i corridoi delle procure, cosa ha detto che non sia misurato dai verbali di polizia o dalle inchieste della magistratura? Con loro o contro di loro? Funziona così? Ma gli intellettuali, la cultura, non dovrebbero muoversi autonomamente? Sono davvero tutti morti quelli che la pensavano così? Saremo davvero costretti a"confrontare" la nostra idea di futuro con gli avvocati dei criminali che vengono invitati nei talk show ogni sera in tivu’?

La politica e la cultura leggono la società, la analizzano e poi la progettano. Ne sognano una diversa.

Attualmente manca la cultura, manca la politica e di conseguenza manca anche un progetto alternativo. Tutti quanti insieme non stanno uccidendo solo il presente: ci hanno definitivamente fottuto il futuro! 

Posted in Anticlero/Antifa, Omicidi sociali, Pensatoio, Precarietà.


One Response

Stay in touch with the conversation, subscribe to the RSS feed for comments on this post.

  1. mancina says

    Analisi quanto mai reale e crudele.
    E’ vero questa società ha abdicato totalmente ai giudici ed alle procure, quello che qualsiasi politico, sopratutto di opposizione, dovrebbe adempiere nello svolgimento del suo servizio in qualità di rappresentante del popolo.Gli intellettuali, corpo scheletrico, della cultura di un paese ed anche della sua dignità, si sono venduti per pochi euro e una scopata con una bambola siliconata…ci hanno fottuto tutto, ma siamo noi però che adesso più che mai, consapevoli, dovremmo darci da fare, ricostruirci, impegnarci, e tutto questo può solo cominciare nelle nuove generazioni, parliamo nelle nostre case, con i nostri figli, nelle scuole e nelle università, se siamo docenti, facciamo rete ma reale, di portatori sani di cultura dell’equo, del diverso, della parità, non dobbiano trincerarci solo in analisi sterili, opponiamo a questa non cultura una sana e fruttuosa “resistenza di cultura” in ogni dove.