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L’italia è una res pub(bl)ica basata sul patriarcato

http://z.about.com/d/atheism/1/0/_/8/3/Smash-Patriarchy-361x501.jpg

Mentre il corriere insiste nel definire le donne in quanto inaffidabili depresse (guardate stasera e domani la fiction su rai uno sulla vita di basaglia e vedrete i motivi per cui le donne venivano rinchiuse nei manicomi), contraddicendo i tanti articoli in cui nomina gli uomini che uccidono donne e bambini giustificandoli proprio perchè malati, depressi e parecchio squilibrati; mentre lo stesso Corriere ci illumina d’immenso continuando la sua campagna misogina contro le donne, lavoratrici, madri, italiane, straniere, ecco che stamane il premio per il peggior articolo della categoria misogina va a Il Giornale.

L’articolo di oggi, tanto per cambiare, esalta la figura del padre e trasforma centinaia di migliaia di commenti sessisti e senza senso sparsi per la rete in un editoriale a firma della "redazione" in cui è ben chiaro il tipo di recinto che costoro vogliono realizzare attorno alle donne.

Iniziano esaltando la figura del pater familias e del diritto romano. Il pater familias era quello che decideva sulla vita e sulla morte di chiunque, donne in testa, e che aveva il privilegio di poter possedere ed ereditare beni patrimoniali, quello di usare violenza sulle donne per "correggere" il loro comportamento, di ucciderle per questioni d’onore, di rapirle e stuprarle per il proprio piacere e a scopo riproduttivo (roma fu fondata sul ratto delle sabine, ovvero su uno stupro di gruppo).

Lo sguardo nostalgico si posa poi sul presente, nel momento in cui, a parer loro, sarebbero le donne a dettare legge su tutto (ma davvero? e in quale pianeta, di grazia, si svolgerebbe tutto ciò?)).

Quello che sembra loro sfuggire è il fatto che le donne abbiano diritto di scelta e che quindi abbiano diritto di decidere sul proprio corpo, se essere madri oppure no, se esserlo da sole o indipendentemente da un uomo accanto. Quello che sembra loro sfuggire è che le donne sono persone e non incubatrici.

In realtà a loro tutto ciò non sfugge affatto e si dichiarano sconcertati all’idea che una donna possa reclamare il diritto alla propria salute fisica e psichica nel caso in cui decida di realizzare una interruzione di gravidanza terapeutica o di altro genere.


Auspicano
dunque che il "pater" possa quantomeno esercitare potere di veto sulle decisioni della donna quando assume lo status di "moglie" (letteralmente si chiamerebbe "schiava riproduttiva"). Proseguendo nell’articolo si capisce che chi scrive è un "medico" e che è dichiaratamente antiabortista. Lo è talmente tanto da citare il pater come degno del suo ruolo e da declassare la donna in questo modo: "…del corpo della donna che, e oggi ci pare ovvio, non può contenere neanche per un attimo ciò che non gradisce completamente."

Alessia dice: "Svilire l’autodeterminazione e i diritti individuali conquistati con fatica a questo è vergognoso. Il padre nominato padre e la madre "corpo che contiene". Fuori di testa."

Tutto il resto, le romanticherie, la vita che pulsa in grembo, i bla bla bla ipocriti meritano solo un puach immenso. L’apice del delirio viene toccato quando si cita l’olocausto.

L’unico olocausto è quello che i quotidiani come Il Giornale istigano quotidianamente contro gli stranieri e contro le donne. L’unico olocausto vive nella incapacità degli uomini di ritenere le donne in quanto persone e non oggetti sessuali e riproduttivi. L’unico Olocausto vive nella mente di chi si schiera apertamente contro ogni genere di prevenzione all’aborto perchè vorrebbe vietare l’uso dei contraccettivi e della pillola del giorno dopo.

L’olocausto è reale e nella mente di gente del genere è tutto pronto per noi.

Sapete qual è la cosa più grave? Che i fascisti vogliono le donne ridotte al livello in cui vivevano nel tempo in cui dominava Mussolini. I leghisti, i padani, non hanno mai nascosto di voler tornare ad origini che ci sono oscure perchè sarebbero un misto di roba celtica e romanico/cristiana, nazista e risalente agli uomini dele caverne. Avete mai letto qualcosa di diritto romano? E’ quello che c’era prima del codice rocco (fascista). Quello è il modello di welfare al quale puntano.

Le donne ridotte a "corpi che contengono", i maschi eletti a potenti pater; le donne giudicate pazze, depresse, inaffidabili e dunque pronte per finire in manicomio o comunque per non essere mai destinatarie di fiducia, beni patrimoniali, affido dei figli in caso di separazione; le donne elette a elemento decorativo alle quali viene permesso di partecipare alle cose della società solo se obbedienti rispetto al pater. Donne bambinaie, donne mogli, corpi che contengono, streghe. 

Già che ci siete, leggete anche il Malleus Maleficarum, dato che con questi qui non si sa mai a quali "origini" cristiane si vorrà tornare…

http://www.homeport.org/~blake/smash_patriarchy.gif
 
Il martello (delle streghe) può essere fatto di cultura, informazione, arte. Usalo!

Posted in Anticlero/Antifa, Corpi, Fem/Activism, Misoginie, Omicidi sociali.


6 Responses

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  1. davide89v says

    Approvo @Ale in tutto, è importante fare una raccolta di firme da presentare al Parlamento, il mondo è fatto di leggi ed è cambiandole che il mondo cambia.

  2. Chiara says

    Che vergogna che in Europa nel 2010 si permetta a qualcuno di scrivere tante fesserie su di un giornale…Consiglio il libro della Cenerini sulla donna romana, dove, nonostante la leggi, c’erano anche donne eccezionali, come una venditrice di profumi a Pompei che mise su una piccola”industria”, diede il suo cognomen al figlio e costruì una porticus per la cittadinanza…E poi sul Giornale si scandalizzano dell’Iran:la pensano alla stessa maniera!

  3. Ale says

    Sto dicendo che l’uomo non può in alcun modo, se non con semplici suggerimenti (privati, non di ordine politico, culturale o sociale, ecc.), magari, interferire con la decisione della donna, perché è soltanto lei che è in diritto di decidere.

    Non penso che gli uomini siano accessori, ma credo che sia arrivato il momento di chiarire chi è che porta in grembo cosa. Di sicuro non gli uomini.

    Ripeto che ho delle perplessità riguardo l’aborto, ma l’unica persona che può decidere è lei. Se gli uomini si sentono accessori è un problema loro, non della donna.

  4. Doris says

    Ale, la tua proposta sul fatto di fare una legge in cui si dichiara che la persona è l’unica responsabile del suo corpo è bella, ma proprio oggi il Papa, nell’Agelus, ha affermato che la vita non ci appartiene. Per il cattolicesimo, la vita è un dono di Dio e appartiene a Lui solo quindi (ma allora non è più un dono ovviamente, ma un prestito).
    A me pare quindi che finchè l’Italia continuerà ad essere uno stato governato dal Vaticano le cose non saranno per nulla facili e non mi meraviglierebbe che alla fine l’Italia decida di uscire dall’Europa, così come il Trattato di Lisbona entrato in vigore l’1-12-09 permette, pur di trasformare l’Italia in una nuova dittatura teocratica (ma non credo che sarà il Papa a governarla a questo punto)

  5. Agnes says

    Ale, non mi trovo granchè d’accordo con quanto hai scritto qui:
    Quindi a lei, e soltanto a lei, spettano le decisioni sulla prosecuzione o interruzione della gravidanza.

    Ti prego di non fraintendermi, ma c’è una bella differenza tra dire “soltanto” e dire “l’ultima parola”.

    Si presume che se una coppia discute se tenere o no un bambino sia perchè condivide un percorso comune. Ho detestato anche io i toni estremi dell’articolo, ma anche il tuo è un tono estremo. Ritengo legittimo che una donna debba avere l’ultima parola in merito perchè la gravidanza, l’allattamento dovrà affrontarli lei, e non potrà dare in prestito l’utero o il seno al compagno quando le cose si fan difficili.

    Ma dire che spetta SOLO a lei, come a dire che l’uomo in fondo è un accessorio e che non ha assolutamente diritto a proporre alternative, compromessi, o anche solo a far presente il suo punto di vista mi fa chiedere soprattutto: allora che ci stai a fare insieme? Negare del tutto il diritto di replica, negare la discussione, negare di trovare una soluzione comune è mancare di rispetto all’altro.

    Si sta lavorando per la parità nei diritti, nella dignità, nel riconoscimento della persona o per cosa? Perchè, sempre nella speranza di aver frainteso quello che hai scritto, a me questo sembra sia remare contro e aumentare il divario, non diminuirlo.

  6. Ale says

    Stavo pensando che si potrebbe risolvere tutto con una banalissima legge. In effetti potrei anche essere contraria, in un certo senso, ma se mettessimo per iscritto (dato che sarebbe l’unico modo, a quanto pare) che il corpo ci appartiene? Cioè, che ogni songolo organo (compreso l’utero) fa parte del corpo appartiene alla persona? In questo modo, l’utero non potrebbe essere sfruttato se non dalla persona.
    So che la proprietà e l’avere sono concetti da valutare (dibattuti, controversi, lo so), ma forse, in questo caso, potrebbe servire specificare che il corpo non è del marito, del coniuge, del compagno, ecc. Mi spiace, ma il corpo che sta generando non è di altri se non della persona che sta generando. Quindi a lei, e soltanto a lei, spettano le decisioni sulla prosecuzione o interruzione della gravidanza.

    Gli altri proprio non dovrebbero avere voce in capitolo. Altrimenti – e così è – ammettiamo implicitamente che l’utero (il corpo) è a disposizione della società. Ma questo non lo capiscono, impegnati soltanto a valutare i secondi, minuti, le ore, il cervello, i neurtotrasmettitori dell’embrione, perché gli fa comodo.

    Io non sono proprio favorevole del tutto all’aborto, devo specificarlo per correttezza, ma sono convinta che ogni donna deve poter scegliere in piena libertà cosa fare in gravidanza e gli altri devono soltanto tacere.