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Violenza maschile: quando le donne vengono usate come prestanome!

La storia di Virginia ha stimolato altre donne a scriverci per raccontare dei tanti casi in cui le donne fanno da prestanome per parare il deretano ai loro mariti o ai loro compagni, talvolta amici, e poi si ritrovano strozzate da debiti nell’impossibilità di vivere una vita normale.

Questa è una storia breve: lei la chiamiamo Susanna e suo marito lo chiameremo Domenico. Vivono nel capoluogo di una regione del nord e lui è una gran testa di carciofo che spende e spande nonostante il suo stipendio sia quello di un impiegato di una piccola azienda.

Ha il pallino dell’apparire, lui, ignorante come una cocuzza e con la pretesa di "fare bella figura" quando esce il sabato sera. Macchina tirata a lucido, bei vestiti, capelli ripassati dal barbiere. Non si fa mancare niente mentre la moglie fa la dipendente di un posto infame dove ad ogni minuto deve pararsi dalle molestie del padrone.

Hanno un figlio che per la maggior parte viene nutrito grazie allo stipendio di Susanna e alla sua capacità di fare quadrato con la spesa per arrivare alla fine del mese. Hanno un mutuo da pagare per la casa comprata grazie all’anticipo versato dal padre di Susanna. La casa è in comunione dei beni sebbene sia intestata a lei.

Un bel giorno lui arriva con l’affare del secolo e convince Susanna a mettere una firma per intestarle una partita iva e un conto corrente bancario diverso da quello che già hanno. Dice che gli serve per avviare alcuni affari, perchè nell’azienda in cui lavora c’è un tale che lo ha presentato ad un altro tale che gli ha offerto la "opportunità" di rappresentare un’altra azienda per delle vendite. Tutto però doveva svolgersi in gran segreto perchè altrimenti l’azienda in cui lui era impiegato lo avrebbe scoperto e allora addio lavoro.

Susanna nel frattempo non vede un euro, nessun beneficio da quel presunto affare e continua a fare quadrare la spesa pagando di tasca sua il mutuo e tutto quello che c’è da comprare.

Dopo qualche mese (quasi un anno) Susanna riceve una lettera in cui la banca che "ospita" il nuovo conto corrente le comunica uno scoperto bancario di svariate migliaia di euro. Contemporaneamente arriva un’altra comunicazione che le sintetizza il numero di fatture emesse a suo nome con il suo numero di partita iva. Ovvero: lui ha incassato dei soldi o ha fatto delle fatture false a beneficio di qualcuno ma poi ha prelevato soldi su soldi dal conto in cui non ha mai versato neanche un euro.

Prova a chiedere spiegazioni al marito e lui le urla che deve farsi gli affari suoi. Susanna prende i documenti e va da un commercialista e quello le spiega che lei sta in mezzo ad un mare di guai perchè se non rientra dal debito con la banca e non regolarizza la posizione della partita iva prima o poi si ritroverà a vedersi sequestrata tutto lo stipendio e pure la casa.

La storia da questo punto in poi è abbastanza burocratica e non ci dilunghiamo nel raccontarla perchè questo è solo un blog. Altri spazi più e meglio del nostro possono offrire una interpretazione precisa di questo genere di intrallazzi e una serie di informazioni utili su come muoversi in questi casi. Un avvocato innazitutto. Un centro antiviolenza che vi ponga al riparo anche dalle violenze economiche, di sicuro.

Oltretutto quello che ci fa veramente senso è la coincidenza di questa storia con quella di alcune altre che ci hanno scritto. Tutte avevano mariti o compagni che le hanno usate come prestanome perchè loro volevano trovare soldi, perchè si erano già indebitati, perchè sganciavano fatture a beneficio di qualcuno per sanare sulla carta i bilanci sporchi senza capire che tutto ciò ha un prezzo.

Ci sono uomini, persino, che dopo aver lasciato in mezzo ai debiti la moglie vanno a cercare un’altra donna ingenua da usare come prestanome per continuare nei loro espedienti e quando hanno inguaiato anche quella partono alla ricerca di un’altra che gli dia retta. Tutta la vita così, covando rabbia e rancore e difendendosi dalle accuse, mentendo spudoratamente e raccontando peste e corna delle donne precedenti alle quali ovviamente viene addebitata la colpa di tutto.

Importante infatti è raccontare la fine della storia di Susanna che racchiude un po’ il senso di tutte le altre che pressappoco sono finite allo stesso modo.

Susanna capisce, anzi è l’avvocato che glielo dice, che se non si separa da suo marito e non si mette al riparo e se non lo denuncia per truffa perderà tutto. Non è cattiva Susanna, pensa semplicemente che quella famiglia, figlio in testa, devono poter contare su qualcosa di solido e suo marito solido non è per niente.

Suo marito avrebbe perso lo stipendio, la macchina, quel poco che era a suo nome ma lei sarebbe rimasta disponibile a stargli dietro con il suo stipendio sicuro e la casa. Non lo avrebbe abbandonato e il figlio, in ogni caso, non poteva certo restare senza nessuna eredità e non poteva subire l’incoscienza del marito.

Lo disse a Domenico come si può comunicare una vera e propria strategia di guerra. Non era una aggressione ma solo il modo per aiutarlo ad aiutarsi. Il modo per tenere in piedi la famiglia tenendo intatto l’unico pilastro disponibile.

Domenico cercò un avvocato, fece causa alla moglie e la accusò di calunnia. Pretese l’affido del figlio e l’assegnazione della casa in cui il figlio sarebbe dovuto crescere. La accusò di essere la sola ad aver ordito quel piano e come prove produsse le firme che inequivocabilmente erano di Susanna.

Perdette la causa, ahilui, e lei riuscì a bloccare debiti, pagamenti, ingiunzioni, procedimenti a suo carico e ovviamente ottenne l’affidamento di suo figlio. 

Non ha mai chiuso la porta a suo marito. Lui la odia in modo vergognoso, la descrive come l’artefice del suo destino e le imputa malefatte indescrivibili.

Susanna ora, dopo un bel po’ di tempo, ha un nuovo compagno. Non vive con lei ma trascorrono molto tempo assieme. Domenico è diventato una persecuzione e continua a lasciare messaggi in cui dice che gliela farà pagare. Le poche volte che decide di trascorrere del tempo con suo figlio glielo mette contro e quando lui torna è devastato e la guarda come se lei fosse satana in persona.

Susanna paga per non aver accettato di sprofondare assieme a lui. Paga per aver pensato a suo figlio e a se stessa e per aver immaginato che questo fosse giusto e utile anche per lui. Come puoi aiutare qualcuno se finisci nella merda con lui?

Non ha paura, Susanna, dice che Domenico non potrebbe mai farle fisicamente del male, però la sta massacrando psicologicamente e da un po’ di tempo sta diventando più cattivo. Non gli è bastato aver accettato l’aiuto di sua moglie per pagare una parte dei debiti che lui aveva fatto. Non gli è bastato che lei con l’aiuto dei suoi gli liquidasse una parte di soldi a copertura della sua parte di casa. Non gli è bastato niente. Non gli è bastato perchè lui non è in grado di vivere e non sa neppure accettare l’aiuto di nessuno.

Susanna, tutt’ora, ha bisogno di assistenza e supporto psicologico per non andare a picco e per continuare ad essere la madre forte, tenace e sorridente che è sempre stata.

Un abbraccio a Susanna e alle tante che vivono le conseguenze della cattiva gestione economica che praticano i loro compagni. Un abbraccio davvero forte e sincero e un consiglio a tutte le donne: non fatevi mai massacrare così.

Posted in Corpi, Fem/Activism, Omicidi sociali, Precarietà, Storie violente.


One Response

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  1. davide89v says

    Susanna per i ripetuti messaggi che ricevi, denuncialo, non rimanere passiva a subire le sue angherie, reagisci!
    Lui ti dice che te la farà pagare, ma come si permette di minacciarti e mettere paura a te che hai sanato parte dei suoi debiti (quando potevi benissimo fregartene; cosa che io avrei fatto), attaccalo per vie legali, ci sono leggi che tutelano da queste situazioni e sono state per essere usate.
    Riguardo tuo figlio mantieni un rapporto sincero, spiega lui i motivi che hanno portato alla fine della relazione, non nascondere nulla, per combattere il seme dell’odio verso di te che il padre gli coltiva dentro devi mostrarti verso tuo figlio come una persona sincera al 100%, con la quale si può confidare.