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Se non c’è la libertà di crescere e invecchiare

Certe volte mio padre non capisce. E’ anziano e ha un modo di vedere le cose che non puoi contraddire. Vi ricordate del film Goodbye Lenin? Per lui qualche volta sembra la stessa cosa. Come fosse rimasto chiuso in qualche posto per anni senza vedere come gli cambiava il mondo attorno.

I nostri dialoghi sono più o meno tragicomici e non si capisce la differenza tra due mondi e due generazioni distanti mille miglia salvo quando provano a mettersi a confronto. Vuoi o non vuoi il discorso cade sempre sulla precarietà delle donne della mia età.

Ma come è possibile che alla tua età non sei riuscita a trovare un lavoro stabile? – fa lui.

Non è che io "non sono riuscita"… è che proprio non c’è – ribatto io.

Ma c’è la figlia di tizio che è entrata nel posto xy senza problemi…

Papà, ci manca che ora tu fai come brunetta e mi prendi per bambocciona. La figlia di tizio è entrata in quel posto perchè ha avuto la raccomandazione di caio…

Ma dopo tanti anni di studio, come è possibile che non ti puoi sistemare… dopo tanti sacrifici…

Papà, lo so che hai fatto sacrifici enormi per farmi studiare, ma non avevi tenuto conto dei contratti co.co.co e co.pro.

Potevi fare un concorso…

Ne ho fatti 18 e mi sono costati in viaggi, permanenze e giornate perse.

Te l’avevo detto che era meglio che ti prendevi l’abilitazione da maestra…

Hai presente la gelmini? Ha messo in mezzo alla strada tre quarti tra gli insegnanti della mia età…

Allora potevi fare la parrucchiera…

Eccerto, dopo un diploma e una laurea tutte quante non fanno altro che tagliare capelli… 

Ma come farai? Senza pensione, senza contributi…

Dovresti chiederlo a Tremonti…

Io non vivo mica in eterno, come è possibile che mi devi dare questi pensieri…

Papà, me la caverò, non ti preoccupare.

E la questione va così, in dialoghi intergenerazionali in cui un padre soffre d’ansia perchè non capisce come starà sua figlia se lui un giorno o l’altro muore e la figlia che prova a tranquillizzarlo sottolineando che la precarietà non è una scelta e neppure il prodotto di un fallimento personale ma è un obbligo, una imposizione di questi tempi atroci.

E quel padre non si può tranquillizzare neppure se tu in definitiva ti sposi e trovi qualcun@ che vive una condizione di altrettanta precarietà perchè finisce che se il genitore non ti passa un contributo per pagare le bollette non ce la fai ad arrivare neppure alla fine del mese. Non si tratta più della mancanza di autonomia personale. Parliamo della assenza di autonomia della coppia e l’imbarazzo è palese perchè dopo che provi e riprovi per una decina d’anni a darti la volata per cercare vie per l’indipendenza e ti ritrovi costrett@ a tornare all’ovile, a volte con prole e coniugio, tutto diventa avvilente. Diventa così avvilente che è perfino difficile spiegarlo. Eppure quante di noi vivono una situazione del genere. Quante persone vivono una situazione di precarietà così grave da non avere futuro e neppure un presente?

Lo sai, papà, che berlusconi vuole fare ministro bertolaso?

Dopo tutti i danni che ha combinato? Ma l’inchiesta di napoli si è chiusa? – e lui non può non sapere di quei danni dato che nasce e vive nei posti in cui c’era la monnezza.

Credo di no, però vedi, è così che si trova lavoro in italia.

Ai miei tempi l’onestà era un valore.

Ai tuoi tempi la protezione civile era volontariato e non una società per azioni e anche l’esercito era statale e non si chiamava difesa servizi spa

Disonesti – continua a dire – disonesti – e scuote la testa…

E hai presente quella cosa che avevano pubblicizzato come arma di difesa dei consumatori? La class action? Invece serve alle grosse aziende a citare per danni quelli che si oppongono alla costruzione della tav, delle centrali nucleari, degli inceneritori…

Disonesti…

E hai presente i fascisti? 

Quelli che stanno al governo?

Anche, ma non solo. Ci sono quelli che fanno palestra per tenersi allenati in caso di "squadrismi" preventivi che si sono dati all’attacchinaggio. Vedi come si fa in italia a procurarsi un mestiere?

Disonesti…

Stavo scherzando papa’… non mi diventare tutto rosso che la circolazione del sangue ti va tutta in testa. Ti viene un ictus... – e mi preoccupo, non posso dargli simili bastonate tutte assieme.

Con l’intelligenza che hai dovevi trovarne venti di lavori…

Infatti ne ho più di venti, tutti precari – e non posso dirgli che ogni tanto devo fare anche la cameriera per arrotondare altrimenti sviene.

E ora che il contratto è finito che farai? 

Aspetto un altro contratto. Nel frattempo scrivo un libro…

Ma ti pagano?

Non credo, no. Non sono Bruno Vespa, io.

Mmmhhhh – e scuote la testa – e su cosa lo scrivi?

Finisco quello che ho iniziato e poi ne scrivo uno su di te. Su di te lo scrivo.

Mi guarda dritto negli occhi per capire quanto è seria la mia affermazione e quando capisce che ho detto la verità raddrizza le spalle e assume una espressione orgogliosa. E in quella espressione si riassume tutta la tenerezza e la fierezza di una relazione tra due persone che si stimano profondamente.

E’ fatto di questo un rapporto tra padre e figlia negli anni in cui regnano i "disonesti": un uomo che si preoccupa di morire troppo presto lasciando la figlia senza futuro e una figlia che guarda al passato come il tempo in cui un padre coraggioso riusciva a venire fuori dalla guerra, dal fascismo, dalle stragi, dalla democrazia cristiana, dalla criminalità organizzata sempre e solo con il pugno alzato, senza scendere a compromessi mai. Se queste non sono cose da raccontare allora di che accidenti bisogna parlare?

—>>>immagine da Riot Clit Shave

Posted in Narrazioni: Assaggi, Omicidi sociali, Precarietà.


9 Responses

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  1. martina/rebelde says

    ragazze, ho visto Cosmonauta. che film splendido, davvero. grazie di avermelo consigliato.

  2. fikasicula says

    @martina
    qui c’è spazio per ogni femminista a sud che ne abbia voglia 🙂

    oramai siamo tant*, uomini compresi 😛 – fikisiculi anche loro 😀

    scrivici via mail e ne parliamo

    baci a tutt*

  3. Serbilla says

    Conversazioni simili le faccio con mia madre, ma raramente, perchè fanno troppo male.
    Lei si ammazza di lavoro da tutta la vita, per me e per tutti, e io passo da un non-lavoro all’altro, senza la possibilità di diventare adulta, a + di 30 anni.

  4. martina/rebelde says

    care ragazze
    l’ho messo in torrent, vediamo di averlo al più presto!

    comunque sia avevo una proposta, che esula dal contesto del topic però c’entra con recensioni e altro. ho visto ”la sposa turca” e una mostra sull’arte turca di nuova generazione, e c’era un padiglione di sole artiste che mi ha interessato molto. se scrivo qualcosina mi ospitate? non ho voglia di aprire un blog mio, ma mi piacerebbe raccogliere le mie idee in qualcosa.

    potrei metterci mesi…ditemi voi se vi va.
    baci
    martina

  5. fs says

    cosmonauta è questa meraviglia di film
    http://www.youtube.com/watch?v=KuUkYZH63PI
    e si, urge recensione

  6. martina/rebelde says

    bellissimo post.
    ma lo scriverà davvero il libro?
    speriamo. quanti anni ha questo papà? non sta al passo con i tempi, ma se la cava meglio in quanto a comprensione di tanti giovani imbecilli.

    un abbraccio.
    ps. cosmonauta non l’ho mai visto, che è?

  7. Ale says

    Stessa identica conversazione… mamma mia…
    Ragazze, veramente, che brividi. Voglio dire… proprio uguale uguale! 🙁

  8. fs says

    l’ho visto cosmonauta ma non so perchè non mi sembrava adatto a definire questo padre che non sta, diciamo, “al passo con i tempi” 🙂

    però hai ragione, è un gran bel film e bisogna farci una recensione prima o poi.

    Grazie!

  9. Roberto says

    Bellissimo questo post, intenso e profondo come al solito e più del solito. Mi ha fatto venire in mente tanti pensieri, per lo più disordinati.

    Non sono donna ma mi sono riconosciuto: credo che sia una dinamica che attraversa i generi e anche le differenti generazioni di genitori (i miei sono ultrasessantenni). A tratti, durante la lettura, mii sono commosso perché i dialoghi provocano una straordinaria empatia, sono gli stessi che faccio con mio padre e mia madre e quelli che sento fare dalla mia compagna con i suoi.

    All’inizio del post è citato “Goodbye Lenin” e invece io ho subito pensato all’omologo italiano “Cosmonauta”, dove per altro è messa al centro la formazione di una giovane donna (e la lotta per l’emancipazione e il diritto ad emergere) in un mondo in trasformazione in cui il sogno comunista cresce e insieme svanisce mostrando sia le sue grandi potenzialità nel generare sogno e utopia, sia i suoi lati oscuri: la misoginia, l’incapacità profonda di mettersi in ascolto della realtà e di leggere le trasformazioni. C’è la stessa malinconia di questo post, solo che l’Italia nel frattempo è sprofondata.

    Continuate a scrivere e postare: trovare sempre le parole giuste e intense del racconto ci aiuta a restare vigili e a non finire nelle spirali di auto-abbrutimento che avevano in mente di istigare Biagie Sacconi quando scrissero la Legge 30.