http://www.youtube.com/watch?v=7aJBJVBf1UM
Francesca è uno splendido film rumeno. Telecamera fissa, inquadrature senza movimento, nessuna sbavatura e nessun fronzolo. Un film essenziale che si concentra sui personaggio e al centro della storia c’è lei, quasta giovane donna, una insegnante, che vorrebbe migliorare la sua vita e per fare questo decide di andare in italia.
Francesca vive con sua madre, ha un amico gay, una amica che lavora nella moda, un ragazzo che per sbarcare il lunario fa investimenti incasinati, si indebita con gli strozzini e si procura un sacco di guai.
Non ha grandi alternative, lei, che si muove per tentare di contrastare il pregiudizio che in italia cresce attorno ai rumeni. Vorrebbe dimostrare che i rumeni sono brava gente ed è incredula ad ogni commento che le riferisce di suoi connazionali in carcere per puro razzismo. Vorrebbe aprire un asilo per altri bimbi rumeni e racimola soldi per partire.
Un tizio che fa da mediatore in una agenzia le chiede 2000 euro per un lavoro di badante in provincia di milano. Nessuna garanzia che arrivata lì non le facciano fare la prostituta o che non la maltrattino in altri modi. Nulla di scritto. Nulla di certo.
Nel frattempo lei deve comunque combattere contro sessismi che non hanno passaporto e nazionalità perchè si trovano dappertutto e il film non fa propaganda positiva ai rumeni ma con grande crudezza descrive una situazione di sfruttamento e povertà, di sessismi diffusi e di criminalità che si somiglia dappertutto e che crea vittime, quelle stesse vittime che in romania vengono perseguitate da estortori, aguzzini e assassini e che in italia, dove vorrebbero respirare un po’ d’ossigeno, avere qualche prospettiva diversa, si trovano a dover pagare per la loro stessa esistenza. Da vedere.
Lo Spazio Bianco è un film della Comencini, anche questo vale la pena di essere visto.
Si svolge a Napoli. Lei è Margherita Buy e interpreta la parte di una insegnante di scuola serale alle prese con una gravidanza che deve vivere da sola. La gravidanza, tra dolori lancinanti, si interrompe al sesto mese e la sua bambina finirà in una incubatrice, in un limbo tra la vita e la morte che viene definito spazio bianco, in attesa di nascere o morire.
Col la bambina nello stesso purgatorio finisce anche la madre, assieme ad altre madri nella stessa situazione che creano un legame senza affinità culturali fatto semplicemente della comprensione del reciproco dolore.
Nel racconto vengono inseriti dettagli che chiariscono, per chi ancora non lo avesse chiaro, quanto siano duri questi tempi per le scelte delle donne. Si assiste ad un blitz della polizia che irrompe in sala operatoria durante un aborto terapeutico e costringe i medici a rianimare un feto di sei mesi. Una vicenda questa che certamente vi ricorderà quella reale accaduta effettivamente a napoli più o meno un anno fa.
Si assiste al giudizio sessista nei confronti di questa donna che attende l’esito di mesi in incubatrice per sua figlia e che si ritrova poi all’anagrafe a sentirsi dire che va registrata come “illegittima” perchè non riconosciuta dal padre, dall’uomo, che agli occhi del mondo continua ad essere unico detentore del bollino di legittimità per tutte le creature. C’è poi quella regola che vincola una donna sola ad assistere in ospedale la figlia senza poter ricevere supporto da amiche e amici perchè ancora la società condanna le donne alla cura usando la burocrazia a schermo di impedimenti che diventano la punizione per certe colpe “morali”.
Molte sono le riflessioni che questo film sollecita. Da vedere anche questo. Per chi non l’avesse già visto.