Ci scrive Eva che ci segnala un articolo pubblicato da El Pais. Scritto da Amparo Rubiales, rappresentante del consiglio di stato spagnolo. Eva sintetizza:
"L’esponente del consiglio di stato parla di un "neomaschilismo", di un maschilismo travestito come un fenomeno d’attualità. Questo si concretizza nella critica all’aspirazione all’uguaglianza del femminismo, non sul piano di un attacco diretto (del tipo "la donna in quanto donna deve stare a casa"), ma in base a delle fantomatiche "conseguenze sociali" (un esempio che fa l’articolo è quello della esaltazione dell’allattamento al seno, che colpevolizza le donne che non possono farlo, o il femminismo visto come "revanchismo", da rifiutare così come maschilismo ecc.).
Quello che mi ha colpito di più è però che a fare queste osservazioni sia una donna che ha un ruolo pubblico. Voci del genere purtroppo in Italia non si sentono."
E ha ragione. Voci del genere in italia non ce ne sono. A smascherare nuove forme di sessismo, misoginia e maschilismo nascoste dietro motivi più o meno "ragionevoli" siamo relativamente in poche, quasi completamente orfane di una più visibile rappresentanza pubblica degna di questo nome. Le donne che ricoprono ruoli pubblici sono così prese a conformarsi alla maggioranza, a dimostrare che la "parità" è raggiunta e il femminismo demonizzato e non più necessario, troppo radicale, che si dimenticano di leggere la società a partire dai nuovi linguaggi, dalle distorsioni, dai concetti vecchi presentati in una riedizione che per chi dice di aver letto tanti testi femministi è veramente difficile non vedere con chiarezza. Accade la stessa cosa con il razzismo e con il fascismo. Il maschilismo o, come lo chiama Amparo Rubiales, il neomaschilismo esiste, è organizzato, permea tutti i partiti e le rappresentanze politiche e si manifesta in ogni provvedimento pubblico e in ogni atteggiamento privato. Con tutto ciò che ne consegue. A partire dal destino che si riserva alle donne in fatto di lavoro, cura e "conciliazione", parola che piace tanto anche ad alcune donne del centro sinistra.
Eva ci ha fatto un altro meraviglioso regalo e per questo la ringraziamo immensamente: ha tradotto il testo dell’articolo. E’ un regalo prezioso perchè contiene un neologismo e una chiave di lettura che ci è necessaria a scardinare l’ipocrisia che ci sta portando sempre più a rinunciare, nostro malgrado, ad ogni nostra piccola o grande conquista di diritti civili. Buona lettura!
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Tribuna: Amparo Rubiales
Il Neomaschilismo
Non avremmo mai pensato, quando la nostra democrazia scelse
di fondarsi, tra tutti i principi, su quelli di libertà e di uguaglianza, che
per noi sarebbe stato più difficile realizzare il secondo, e che la paura della
libertà di cui scrisse Eric Frömm non era nulla paragonata alla paura
dell’uguaglianza, più generalizzata e più radicata.
Coloro che difendevano “i valori” della società patriarcale,
per quanto lo facessero nei modi più diversi, venivano complessivamente
definiti “maschilisti”. Questi iniziarono ad essere giudicati in modo negativo,
e coloro che così si descrivevano apparentemente iniziarono a diminuire. Ma da
quando la parità ha iniziato a concretizzarsi maggiormente, costoro hanno
iniziato a formulare nuovi argomenti che, apparentemente, non mettono in
discussione il principio di uguaglianza, ma ne questionano l’applicazione, con
idee che, in alcune occasioni, possono sembrare addirittura “ragionevoli”.
Sembrano diverse da quelle di sempre nonostante, in fondo, mirino ad ottenere
lo stesso risultato: la sottomissione della donna.
Miguel Lorente, nel libro intitolato Los nuevos hombres nuevos. Los miedos de siempre en tiempo de igualdad,
sostiene che il genere maschile ha ordito nuove trame per difendere la propria
posizione di potere, basate su presunti problemi che l’inserimento della donna
nella vita attiva avrebbe portato, in modo particolare, nell’ambito delle
relazioni famigliari. A questa nuova strategia Lorente dà il nome di
postmaschilismo, in quanto nata nel contesto della postmodernità, nonché per
aver mantenuto, dalle sue prime manifestazioni, una certa distanza dalle
posizioni classiche del maschilismo o del patriarcato.
Ciò nonostante, e per quanto ritenga assolutamente corretta
ogni sua argomentazione, credo sia più corretto denominare questa nuova forma
di pensiero come neomaschilista, poiché si sta sempre più trasformando in una
nuova ideologia che si va espandendo e che si caratterizza, in particolare, per
temere l’uguaglianza. È un nuovo modo di sostenere le posizioni maschiliste di
sempre, ma attraverso nuovi discorsi e con nuovi contenuti. Per fare un
esempio, in maniera analoga, nessuno oggi si dichiarerebbe apertamente
fascista, ma è evidente che per alcuni vi è oggi un nuovo modo di esserlo, e
costoro vengono definiti neofascisti.
I neomaschilisti equiparano il femminismo al maschilismo,
cercando così di confondere qualcosa di estremamente chiaro. Infatti
maschilismo e femminismo ricercano finalità opposte: il primo la predominanza
del maschio e il secondo l’uguaglianza tra uomini e donne. La differenza è così
evidente che non varrebbe la pena spiegarla, se solo il maschilismo non
tentasse di confondere le acque allo scopo di mantenere meglio le proprie nuove
posizioni, dirette, come sempre, a mettere in discussione i diritti delle
donne, la loro autonomia e l’indipendenza che hanno raggiunto. I
neomaschilisti, così dicono, non mettono in discussione la parità, ma le
conseguenze della sua applicazione; sono contro la violenza di genere ma
affermano ripetutamente, ad esempio, che vi sarebbero troppi casi in cui tali
denunce si rivelano false, senza aggiungere che, se così fosse, ci si
troverebbe davanti ad un reato che, come qualsiasi altro, andrebbe denunciato.
Vi è qualche giudice le cui affermazioni davvero fanno paura
– non voglio fare nomi perché so che la persona in questione ne trarrebbe
soddisfazione -, ma vi sono, disgraziatamente, troppi teorici del
neomaschilismo – e tra questi anche qualche donna – che ogni giorno salgono
alla ribalta e che è nostro dovere smascherare, così come in passato abbiamo
fatto con i maschilisti.
Considerano l’uguaglianza come una minaccia, non per loro ma
nei confronti delle relazioni sociali e inaspriscono la relazione fra i sessi
al livello più estremo: la violenza di genere. Il femminismo è da sempre
ridicolizzato e oggi torna ad esserlo con forza. Così i neomaschilisti parlano
di vendetta di genere, di femminismo risentito (frustrato), dogmatico o
radicale, senz’altra intenzione che di poter di nuovo “demonizzarlo”.
Sono manifestazioni di questa “paura dell’uguaglianza” che i
neomaschilisti cercano di diffondere in diversi modi: ad esempio “santificano”
l’allattamento materno, colpevolizzando le madri che non possono praticarlo;
attribuiscono alle madri la responsabilità dei problemi dei minori, con la
teoria del “nido vuoto” (potremmo dire “della madre assente” o di carenze
educative); e dell’aborto neanche a parlarne, sembra si faccia per capriccio.
Nessuno di loro afferma apertamente di essere contro la parità, ma affermano
che, al contrario, siamo noi donne quelle che stanno costruendo una società con
gravi problemi di convivenza, questo come conseguenza diretta del nostro
bisogno di essere libere e uguali. Non riescono a capire che senza uguaglianza
la libertà non può esistere, che quella o è reale o non è uguaglianza e che la
democrazia le esige entrambe.
Noi donne da sempre abbiamo dovuto conquistare cose a cui
gli uomini avevano diritto dalla nascita; ci relegarono alla realtà del privato
e siamo riuscite ad ottenere – con gli sforzi di anni – parti di spazio
pubblico, ma sempre a costo della nostra vita privata. Gli uomini, a cui era
destinata come propria la realtà pubblica, l’hanno mantenuta, e la loro
integrazione nella realtà del privato si sta realizzando in misura molto
minore. Da qui le resistenze alla parità che permangono – nonostante i molti
passi avanti che abbiamo compiuto – soprattutto nei paesi sviluppati, visto che
in molti altri tuttavia si continua con il burka,
il maggior simbolo delle discriminazioni che le donne sono costrette a
soffrire.
Dobbiamo farla finita con tutti i burka del mondo, sapendo affrontare con la stessa decisione le
vecchie questioni e queste nuove – e più sottili – del neomaschilismo.
Amparo Rubiales es profesora de Universidad, abogada
y consejera de Estado.
Amparo Rubiales è professoressa universitaria, avvocato e
consigliere di stato.
come al solito ………….siete tutte meravigliose.
grazie
suny
Bellissimo articolo, sarebbe fantastico se una nostra politica ne facesse uno simile (ma credo che per ora sia fantascienza)… grazie mille Eva per avercelo tradotto, te ne sono gratissima XD.
Abbasso tutti i burka del mondo!!!
Le donne sono riuscite ad ottenere spazi di libertà lavorativa/esterna all’ambiente domestico a quale prezzo? O sacrificando la propria vita privata completamente(rinuncia alla possibilità di creare una famiglia), o solo in parte (a discapito della “carriera”, ovvero relegando l’autorealizzazione ad un posto marginale.Part time, poco tempo da dedicare visto che torni a casa e devi badare alla prole – marito/convivente/compagno il più delle volte equiparabile alla prole: solo bisogni, nessuna collaborazione).
Se il tuo lavoro è “importante” e prende molto tempo, ma vuoi anche avere una famiglia o comunque dei figli, puoi riuscirci solo pagando altre donne perchè svolgano le tue mansioni. (Baby sitter, badanti, colf. Al 90% donne).Perchè alcuni compiti (in realtà tutti i compiti che riguardano l’ambito domestico) continuano ad essere considerati, ad onta di tutti i femminismi, pertinenza esclusivamente femminile.
Anche il sistema familiare per com’è pensato, per come si è evoluto nei secoli e per come ancora è oggi, soprattutto in italia (ringraziamo il vaticano e la religione cattolica) mal si adatta alle esigenze di una donna “libera”, “moderna”.
Sarà che più le donne tentano di emanciparsi, più gli uomini si accrocchiano in stile gargoyle sulle proprie posizioni?