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Senz e te nun pozzo stà pecchè tu m’appartieni

Vorrei parlare della travagliata vita di gianni celeste. Non
è perché oggi ho sentito un tizio con la suoneria del telefono che cantava
“senza te nun pozzo stà pecché tu m’appartieni” e neppure perché la mia amica
e il mio amico, entrambi napoletani, mi hanno spesso detto che per
sconfiggere il maschilismo bisogna infiltrarsi nelle file del neomelodico
partenopeo
. Vorrei parlare di gianni celeste perché dopo aver letto alcuni
testi delle sue canzoni sono seriamente preoccupata per lui.

Per cantare le canzoni che canta deve essere profondamente
convinto che “alle donne piacciono i bastardi”, che per andare con
l’amante bisogna litigare con la moglie e che quando non gli sta bene il ruolo
dell’amante può anche pretendere che la titolare di quell’appellativo possa
concedergli l’esclusiva. Ma di canzone in canzone gianni celeste peggiora e
possiamo immaginare uno scenario in cui l’amante gli dice ma vaffa’ mmocca e lui
inizia a trovare una serie infinita di giustificazioni che lo portano dritto
dritto allo stalking pesante, forse al femminicidio per poi doversi dare alla latitanza e tornare a rimpiangere la mugghiera (significativa la canzone dedicata al dissidio del latitante).

Senza di te non posso stare perché tu m’appartieni – è già
una dichiarazione di guerra, una serie di parole che nell’immaginario virile
dovrebbero rendere una donna orgogliosa e fiera invece che terrorizzarla e
indurla a fuggire lontano lontano in un pianeta dal nome sconosciuto. “Non
posso stare” indica una grave crisi d’astinenza. “Tu m’appartieni” indica un
bollino di proprietà per cui la crisi d’astinenza si trasforma nella pretesa
che quel corpo sia lì ora e per sempre.

La canzone continua:

Perché mi piaci tu, senza di te non posso stare, ti voglio
troppo bene, io vengo dove stai tu
– qui siamo già alla minaccia. La donna
secondo lui non ha diritto di scelta. Non può dire la sua opinione in
proposito. E’ deciso che gli appartiene perché lui la vuole, a lui piace
troppo, senza di lei lui non può stare e quindi lui va dove sta lei.

Senza di te non posso stare mi sembra di impazzire e chiamo
sempre te, senza te non ha più senso io vorrei morire, morire pensando a te

la minaccia assume forma e diventa un possibile femminicidio. Riassumiamo:
secondo lui la tipa gli appartiene perché a lui piace troppo, lui non può stare
senza di lei, perciò andrà dove sta lei e nel frattempo gli sembra di
impazzire, la chiama sempre (sms o cellulare?) e siccome senza di lei vorrebbe
morire allora conclude che vuole morire pensando a lei.

‘Sti cazzi. E’ proprio amore vero. Dove lo trovi uno che viene minaccioso a dirti che vuole morire PENSANDO A TE?

Recupero qualche ricordo suoi tanti delitti recenti, tanti
uomini che non potevano stare senza di lei, che si rifiutavano di accettare la
fine del rapporto, che preferivano morire invece che affrontare il dolore e che
dopo aver perseguitato le loro ex le ammazzavano per poi suicidarsi.

Di frase in frase si arriva quasi alla fine: “dentro me ci
sta la guerra, dentro me non ci sta mai tregua, vivo ma non sento più il
sapore, che devo fare se non mi importa più di vivere
”. Siamo all’epilogo e
allora sono seriamente preoccupata perché quando ad un uomo non importa più di
vivere solitamente non se ne va per la sua strada tranquillo e soprattutto
SOLO. Deve portare qualcuno con se’ e dunque la preoccupazione è che sia
l’amante a morire tanto per fargli compagnia.

Qualcuno sa chi è l’amante di gianni celeste? Giusto per
avvisarla, che volasse lontano, non si facesse trovare.

Che poi, a volere prevenire in queste situazioni basta
leggere altre frasi qui e la’ tra le altre canzoni del suddetto. Ci sono tutti
i segnali che portano dritto dritto a questo punto.

Per esempio:

non sarai più la mia amante ma qualcosa di più. Non aver
paura tuo marito lo saprà perché da questo momento io lo sto aspettando qua
” –
e qui si preannuncia un duello tra machi.

Oppure:

forse sto esagerando (forse!) a baciarti così, sto morendo
per la voglia di te dimmi si, ci baciamo al buio e mi perdo con te, le tue mani
sul petto io desidero te, ma mi lasci sul più bello per paura di perderti tu mi
porti a ballare mentre io muoio per te
”. Il ritornello di questa fantastica
canzone fa: “e mi lasci sul più bello per paura di perderti e mi porti a
ballare mentre io muoio per te
”.

Tutte possiamo immaginare la situazione. Il dramma di un
uomo che resta sul più bello e che comunque è tanto sensibile (?!?!) da
ammettere che forse, ma proprio forse, sta “esagerando”. Ad esagerare un altro
po’ sarebbe stato stupro.

In un’altra canzone l’intensità della passione viene
descritta sin dal titolo come “una malattia”.

faccio tardi la sera e trovo la cena coperta, vedo te che
stai a letto e non ti importa niente di me (…), neppure pensi ad aspettarmi (…)
mi trascuri così ogni giorno che passa mi fai sempre i dispetti, mi maltratti
dentro il letto, e dimmi che devo fare se mi volti le spalle quando cerco di
fare l’amore e mi dici di no

Non sappiamo se in questa canzone parla della moglie con cui
litiga per fare tardi con l’amante. Se lo fosse capiremmo perché è così
accigliata. In ogni caso significativa è la prima frase in cui dice che fa
tardi la sera e poi pretende di trovarla sveglia (ringrazia che t’ha cucinato!)
e che sia disponibile a letto.

Altri testi potete leggerli voi stesse qui,
qui, qui.

Da tutti i testi vengono fuori gli ingredienti del
neomelodico condito di legittimazione per la “gelosia”, la passione ardente che
tutto muove e i “senza te non posso stare perchè tu m’appartieni”.

E’ ovvio che tutto quello che ho scritto non si riferisce a
gianni celeste che di questi testi è interprete. Quello che si dice nei testi
non c’entra niente, per ciò che ne sappiamo, con la vita del vostro idolo. Si
tratta di satira, solo satira
.

Quello che premeva dire è che questo genere di canzoni
veicolano maschilismo etero (quindi anche omofobia) a piene mani. Educano donne e uomini a pensare che tutto
ciò, l’indiscrezione, il mancato rispetto delle scelte altrui, l’intrusione nel
privato dell’altra, fino alla minaccia di suicidio sia qualcosa di “apprezzabile”,
di affascinante, come si trattasse di reali dimostrazioni d’amore invece che di enormi dimostrazioni
di egoismo.

Perché senza di te non posso stare perché tu mi appartieni
è una frase in cui l’unico soggetto è "IO" e che non tiene conto in nessuna sillaba della scelta della donna. E’
una frase che espone una necessità impellente dell’uomo pronto a rivendicare
ciò che considera di sua proprietà. Se questo è amore allora io sono la madonna
di fatima. Tanto che differenza c’è? L’importante è crederci.

Posted in Fem/Activism, Omicidi sociali, Pensatoio.


One Response

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  1. sassicaia molotov says

    Ecco, e pensa che la musica fa ancora più cagare dei testi.