Gli stranieri e le straniere non ce la fanno più e cominciano ad organizzarsi. A Vicenza organizzano lo sciopero degli acquisti boicottando i negozi della zona che sostentano l’economia del comune razzista che vive anche dei loro soldi e che nega loro ogni diritto. Per il primo marzo è invece in programma uno sciopero nazionale dei lavoratori e delle lavoratrici stranieri/e. Stanno provando a fermarli in tutti i modi, operai, badanti, donne delle pulizie, dicendo che non va bene che si organizzino da soli. La cgil espone manie di controllo e dice che dovrebbero partecipare a qualcosa di più coordinato assieme agli italiani. Il Giornale della famiglia berlusconi in vari articoli tenta la carta del disorientamento. Parlano di fallimento dell’iniziativa che invece continua a raccogliere consensi. Il perchè lo fanno è abbastanza evidente. Se dicono agli schiavi che vivono nei loro territori che tutti gli altri non faranno niente allora la voglia di ribellione si placa e subentra la rassegnazione. L’unica dunque è che gli stranieri siano disinformati, scollegati ai loro colleghi e alle loro colleghe.
In realtà sappiamo che in italia esistono vere e proprie polveriere pronte ad esplodere perchè i livelli di sfruttamento sono peggiori dei campi di cotone dell’america razzista ai tempi di kunta kinte e questi schiavi sono stanchi di essere oppressi dalle mafie locali, dallo stato ed è per questo che succede quello che è accaduto a Rosarno [foto] [video sugli immigrati a Rosarno]. Non ci sorprende che Maroni ne approfitti per riaffermare che "l’italia è una oligarchia basata sulla cattiveria" (questo forse il primo articolo alternativo della costituzione che calderoli ha in mente).
Sappiamo di certo che la delirante repressione non potrà contenere le rivendicazioni di chi in questo momento è mortificato in ogni momento della sua esistenza. Come le donne delle pulizie ancora umiliate perchè per andare a pulire gli uffici merdosi degli italiani dovrebbero perfino rinunciare alla propria identità. Stanno superando il segno. Chissà quando e se gli italiani e le italiane se ne renderanno conto.
Viviana, per rinfrescarvi la memoria, ha raccolto un po’ di provvedimenti che esistono e dei quali forse si è parlato troppo poco. Buona lettura!
Bestiario razzista
di Viviana Esposito
Provvedimenti che limitano/impediscono l’uso dei luoghi pubblici, inclusa la strada, agli/lle immigrati/e
Nel Comune di Alzano Lombardo si cerca un modo, semplice e veloce, per sbarazzarsi degli/lle immigrati/e. Cosa c’è di più odioso e difficile da trovare in una città se non il parcheggio? Consci di questa realtà, la giunta leghista ha deciso di costruire dei box auto solo per "cittadini italiani". Il centro di Alzano ha molti problemi, tra cui la presenza di molte case fatiscenti e lo spopolamento della zona da parte degli/lle italiani/e ma non degli/lle immigrati/e, che sono arrivati/e al 14% della popolazione comunale. Dato che c’è un oggettivo degrado, gli amministratori invece di mettere in sicurezza le case e le strade, che sono estremamente strette, vogliono convincere le giovani coppie eterosessuali italiane (perché sono state escluse anche le coppie di fatto) a stabilirsi lì con un pacchetto di sgravi fiscali e contributi a fondo perduto e, non ultimo, il parcheggio auto riservato. Per giustificare questo provvedimento razzista l’assessore all’Urbanistica di Alzano, Camillo Bertocchi, spiega che "la scelta non va strumentalizzata. Crediamo che l’integrazione non avvenga solo in modo culturale, ma anche territoriale. Non vanno creati ghetti. È un modo per rafforzare il tessuto sociale e favorire l’integrazione". E infatti i ghetti non si formeranno dato che non ci saranno più immigrati/e. Che fine poi abbia fatto l’integrazione territoriale è un mistero, dato che li/e cacciano dal loro comune.
Provvedimenti contro i “comportamenti comuni” tra gli/le immigrati/e
A Brescia c’è il “divieto di sistemarsi in luogo pubblico in modo provvisorio, disordinato e scomposto men che meno giocare a palla oppure a cricket: da pratica sportiva orgoglio dell’impero britannico a simbolo dell’immigrazione”. In poche parole niente pic-nic nei parchi perché sono di esportazione straniera. Al contrasto all’immigrazione fisica si unisce quella dei “pensieri-modi di vita” stranieri. Tra un po’ ci sarà proibito anche di baciare alla francese.
A Monfalcone si apre la guerra allo sputo, perché si specifica essere un “comportamento comune tra i bengalesi”. Infatti è noto che gli/le italiani/e non sputano.
Provvedimenti contro i negozi dei/lle immigranti/e e ordinanze che ne limitano l’apertura
Ad Azzano Decimo invece, sempre in Friuli, il sindaco Enzo Bortolotti propose di permettere la vendita di cous cous, kebab e pollo al curry “soltanto se accompagnati a polenta, brovada e musetto” (tipici della tradizione culinaria locale). Al bando anche il cibo straniero.
A Verona l’amministrazione Tosi, fissa la fascia oraria massima di apertura degli esercizi che deve essere compreso tra le ore 5.00 antimeridiane e le ore 2.00 antimeridiane del giorno successivo. L’ordinanza riguarda anche nuove categorie come piadinerie, creperie, pizzerie al taglio, kebab, gelaterie, gastronomie, rosticcerie, pasticcerie ecc. Tali limitazioni di orari delle attività sono compiute per ragioni di ordine e di sicurezza pubblica o di interesse pubblico e abbonate alla ricerca di abusivi e clandestini. Sempre con telecamere al seguito. Infatti come è noto a tutti/e sono le strade affollate, i negozi aperti e gremiti di gente, il continuo via vai che rende insicura una città. Chi ha paura di camminare in una strada deserta? A Verona però decidono anche di compiere delle vere e proprie spedizioni punitive contro i negozi e i phone center gestiti da stranieri/e. La prima risale al 6 luglio 2007, durante la quale quattro locali vengono chiusi e posti sotto sequestro, cinque persone fermate. Il blitz è seguito dalle televisioni locali, in primo piano le interviste e le dichiarazioni del sindaco Tosi. Peccato che in tutta questa messa in scena si ometta di dire che, in realtà, non si è trovato niente di così grave, se non le stesse “irregolarità” riscontrabili in negozi di italiani. Le ispezioni poi si ripeteranno nei mesi successivi in vari quartieri, con le stesse modalità e vengono compiute da un’apposita squadra della polizia municipale. Anche in queste ultime vi sono multe pesantissime, a volte solo per aver superato di pochi minuti l’orario di chiusura, che costringono molti esercizi a chiudere. Tanto per invogliare gli/le stranieri/e ad investire nelle nostre città ed ad aumentare il nostro PIL, perché è questo quello che fanno, ma è meglio dire che vengono a “mangiare sulle nostre spalle”.
Provvedimenti che discriminano gli/le lavoratori/trici immigrati/e
A Brignano Gera d’Adda, comune in provincia di Bergamo, si è stabilito di avviare una cassa integrazione differenziata, o meglio solo per i disoccupati non stranieri. Sarà colpa della crisi? Personalmente non lo credo, e anche se fosse non si può certo discriminare un lavoratore solo per la sua nazionalità. Infatti vorrei ricordare che gli/le immigrati/e che lavorano in Italia contribuiscono ad aumentarne il PIL, spendono il loro denaro nei nostri negozi, pagano le tasse del nostro paese e quindi hanno tutti i diritti per poter accedere alla cassa integrazione come un/a qualunque lavoratore/trice italiano/a.
Provvedimenti che discriminano i/le bambini/e immigrati/e
Il comune di Brignano Gera d’Adda ha anche rilasciato bonus bebè nazionalisti (che hanno fatto scuola a Milano e Brescia) ma anche rimborsi spese per cure dentistiche e oculistiche (dai zero ai 19 anni) ai soli cittadini/e italiani/e. Perché la salute dei/lle bambini/e è fondamentale, ma solo se 100% italiani/e, perché se non li curiamo come faremo a portare avanti la nostra razza? Mica i leghisti/e possono pensare che il nostro futuro dipenda anche dai/lle bambini/e stranieri/e che spesso nascono in Italia o che comunque ci crescono.
Nel comune di Romano d’Ezzelino (Vicenza) il sindaco ha escluso i bambini extracomunitari dai bonus scuola mentre due anni fa aveva consegnato i pacchi della Croce Rossa solo a residenti italiani. Tanto per ribadire il concetto che ai leghisti, che il diritto alla salute e all’istruzione degli/lle migranti/e siano sanciti dalla costituzione italiana, non gliene può importare niente. Per loro vale il sistema camorristico-mafioso, o meglio la creazione di uno stato nello stato.
Ad Adro, un paese milanese, puniscono invece i figli delle famiglie straniere morose sulla retta della mensa scolastica: non paghi? Non mangi! Tanto i bambini/e stranieri/e si sà, campano ad aria.
Ordinanze che impediscono/limitano l’accesso all’istruzione per gli/le studenti/esse immigrati/e
Nella provincia di Sondrio viene pubblicato un il bando che prevede l’assegnazione di alloggi per i soli studenti valtellinesi. Scelta cassata anche in sede di Commissione europea oltre che in tribunale; ma poco importa. Infatti la spiegazione ci viene data dal sindaco leghista Flavio Tosi che in un’intervista rilasciata al Corriere della Sera dice che “gli unici diritti inalienabili sono quelli che riguardano la sopravvivenza”, quindi l’istruzione è esclusa perché “riconoscerla significa ammettere il diritto ai clandestini a una permanenza senza limiti”. In effetti è inaccettabile che i/le clandestini/e (stranieri in generale?) si stabilizzino in Italia, perché l’Italia è degli/lle italiani/e (leghisti/e?) e chissenefrega che stiamo in Europa e quindi non dovrebbero più esistere questi vincoli nazionali. Mi chiedo che cavolo ci siamo entrati/e a fare in Europa se poi non vogliamo accettare le regole… forse per i finanziamenti europei che soprattutto in questo periodo hanno salvato il posto a molti politici (ricordate gli 8 miliardi che il governo continuava a presentare come “frutto del proprio lavoro” e che sarebbero serviti ad affrontare la crisi? Beh erano del fondo europeo)
Provvedimenti contro il diritto alla privacy all’interno della propria dimora, dei/lle immigrati/e
Sul fronte casa a Cernobbio, sul lago di Como, ai futuri sposi in nozze civili la sindachessa impone “ispezioni dei vigili, nelle abitazioni, che dovranno accertare la pulizia di muri e pavimenti e il perfetto funzionamento di docce, bagni e caldaie”. Ma c’è chi obbliga pure gli amministratori condominiali a relazioni sulle presenze abitative di stranieri nei palazzi; chi ancora ha deliberato il divieto ai non credenti di avvicinarsi a meno di 15 metri dai luoghi di culto o approvato nel piano regolatore la possibilità che i cittadini possano fortificare le proprie abitazioni con sistemi come garrite e barriere di filo spinato. In poche parole ci dobbiamo barricare in casa, alla faccia della sicurezza di cui parlava il governo.
A Montecchio Maggiore non sono contenti. A loro non basta che sia stato inserito il reato di clandestinità, che siano stati creati dei lager dove gli/le immigrati/e subiscono violenze di ogni tipo, che nel paese si sia diffuso un clima di odio xenofobo e razzista che porta ad aggressioni sempre più frequenti verso lo/a straniero/a (perché a lui/lei và data la colpa di tutto ciò che non và in Italia), che negli ospedali gli/le immigrati/e non possono mettere piede per paura di essere denunciati/e, che agli/lle musulmani/e sia negata la possibilità di vivere la loro religione in pace e tanto altro. No, in questa provincia di Vicenza, tutto questo non bastava, perché bisogna far qualcosa anche per i/le cittadini/e stranieri/e con il permesso di soggiorno, tanto per ribadire che “sì ce l’hai il permesso di soggiorno, ma comunque non sei italiano/a… quindi non puoi avere gli stessi diritti”. Infatti il sindaco Milena Cecchetto ha deciso che “i cittadini stranieri in possesso di regolare permesso di soggiorno non potranno ospitare persone (neppure per una sola notte) se la loro presenza comporta il superamento del numero massimo previsto dal dimensionamento dell’alloggio.” Quest’ultimo prevede una superficie minima di 41 metri quadrati per 1 persona, di 60 per 2 persone, di 70 metri quadrati per 3 persone, 85 per 4,95-5, 110 metri quadrati per 6 persone. Capito? Ma non finisce qui, perché in questo paesino le cose le fanno per bene. Tra i requisiti abitativi richiesti vi è anche l’obbligatorietà per ogni alloggio di disporre di una stanza da soggiorno o cucina di almeno 15 mq e le dimensioni minime delle stanze da letto devono essere le seguenti: 9 metri quadrati per 1 persona, 14 per 2 persone e 21 metri quadrati per 3. Naturalmente le regole valgono per tutti gli/le ospiti/e, italiani/e esclusi.
Questo provvedimento ovviamente mi fa imbestialire per l’assurdità delle richieste metroquadriche, ma soprattutto per la pretesa di decidere per gli/le stranieri/e chi e quanti/e amici/che stranieri/e possano ospitare. Questa è una violazione della libertà dell’uomo e della donna di poter fare quello che vogliono in casa propria, e quindi anche di invitare un intero reggimento se per loro non è un problema. Vorrei tanto sapere quali folli ragioni i/le leghisti/e hanno portato per avallare questa regola del cavolo. Lo faranno forse per la loro incolumità? Certo si sa, a stare troppi in una casa aumentano i rischi, i pericoli, e noi tutt* sappiamo quanto i/le leghisti/e ci tengano alla salute degli/lle stranieri/e. Mi sorge però un dubbio: perché gli/le italiani/e sono esclusi/e? Non fanno numero pure loro, non ingombrano, non occupano spazio? Forse siamo invisibili e non lo sappiamo. Come credo tutt* sappiamo questa è l’ennesimo provvedimento che serve per togliere libertà a quei/lle straniere che, avendo il permesso di soggiorno, godono di diritti che gli spettano ma che la Lega non vuole riconoscergli. Questa ordinanza pertanto, a mio avviso, è incostituzionale e dovrebbe essere cancellata all’istante. Ma lo sapete come andrà a finire? Che la terranno con la storia di salvare l’Italia dall’onda dei barbari/e e dal terrorismo che come scusa è molto in voga in questi ultimi anni, perché “chissà cosa confabuleranno queste persone a casa loro con gli/le amici/che, chissà quanti/e clandestini/e ospiterranno, quali terroristi/e”… forse gli/le stranieri/e semplicemente si chiedono perché questi/e della Lega pensano ai loro ospiti, mentre i nostri politici ospitano in casa loro noti mafiosi, a volte pure latitanti, con cui hanno lunghi dialoghi… e chissà cosa si diranno???
Provvedimenti che limitano/impediscono burocraticamente l’integrazione degli/lle stranieri/e
Il sindaco di Cittadella con un’ordinanza ha impedito l’iscrizione all’anagrafe alle persone straniere (comunitarie e non) con precedenti penali, senza un lavoro, con un reddito inferiore a 5.061,68 euro all’anno (pari all’importo dell’assegno sociale) e ha posto limiti precisi nel concedere l’abitabilità. Il sindaco di Verona ha apprezzato così tanto questa ordinanza che ha deciso di attuarla anche nel suo comune. La Giunta comunale stabilisce che per ogni richiesta di iscrizione anagrafica da parte di cittadini stranieri (comunitari e non), gli uffici trasmettano la segnalazione alla Questura ed alla Prefettura per verificare se vi siano elementi per l’allontanamento o l’espulsione del richiedente dal territorio nazionale (proprio perché non sono prevenuti). Inoltre per l’iscrizione anagrafica del cittadino comunitario che non svolge attività lavorativa, diventa necessario presentare una polizza assicurativa sanitaria della durata di un anno e l’autodichiarazione comprovante la disponibilità di risorse economiche proprie e documentabili. Guardia di Finanza e Agenzia delle Entrate dovranno verificare la documentazione presentata. Il fatto poi che una persona che non ha un lavoro non possa permettersi una polizza sanitaria o avere risorse economiche proprie è sicuramente una questione secondaria per lor signori. Tanto è vero che il sindaco Tosi dichiara di voler “limitare la concessione della residenza a persone non in grado di mantenersi e che quindi, potenzialmente, potrebbero diventare socialmente pericolose e comunque sarebbero un costo sociale per tutti”. Quindi stando a tale tesi, anche i/le cittadini/e italiani/e che non possono permettersi una casa, e sono davvero tanti/e, sono persone “socialmente pericolose”? E se si, perché non le si tiene in considerazione? Forse perché a quel punto una buona parte di italiani/e non sarebbero più presenti all’anagrafe? Ma cosa più importante, se il pericolo scaturisce dal non potersi permettere una casa, la soluzione migliore non sarebbe permettergli di avercela?