Skip to content


Cariche della polizia contro le donne nella giornata contro la violenza sulle donne

[Questo lo striscione per cui polizie varie hanno ritenuto di essere giustificati a caricare le donne in presidio. Su Indymedia qualcun@ chiede: dallo Stato, chi ci difende?]

Update: Corteo giovedì 26 novembre alle 18. 30 da Piazza XXIV Maggio a Milano. QUI il comunicato. Guarda il Video. Leggi e ascolta l’audio dal presidio caricato su Macerie. Leggi altre informazioni e testimonianze e una analisi.

Dalla lista antirazzista milanese riceviamo e giriamo:

“Inviamo questa nota urgente per informare tutti che è in corso una pesante carica della polizia contro il presidio organizzato a Milano in occasione della giornata
nazionale contro la/e violenza/e sulle donne. Non c’è modo allo stato
attuale di restituire l’esatta dinamica degli avvenimenti. Ma è certo
che si trattava di un presidio pubblico di contro-informazione e sensibilizzazione su quanto accade, in particolare all’interno dei CIE con un riferimento esplicito alle ultime proteste-rivolte e alle denunce delle donne immigrate contro il responsabile del CIE.
La carica è di per sè un segnale allarmante ed inquietante del clima poliziesco che punta a zittire ogni forma di lotta, protesta e finanche contro-informazione.
Saremo più precisi nelle prossime ore sugli avvenimenti e sulle sue conseguenze.
[…]”

E menomale che era la giornata internazionale contro la violenza sulle donne. Le cariche della polizia cosa sono? Carezze? Alla faccia della “sicurezza” in difesa delle donne…

L’appuntamento per il presidio indetto da femministe e lesbiche e tenuto contemporaneamente in altre città italiane era stabilito sulla frase “Noi non siamo complici”. Da quello che sappiamo la polizia ha caricato violentemente a più riprese il presidio di donne dopo che le donne si sono rifiutate di chiudere lo striscione su cui c’è scritto “Nei Cie la polizia stupra“. Ci sono un po’ di contus* e due ferit* gravemente alla testa. Al presidio in Cadorna (organizzato da realtà femministe e lesbiche e antirazziste) erano presenti circa settanta persone, non di più, quasi tutte donne, appunto. Causa scatenante sembra essere stato lo striscione, come riportato. E poi il problema è stato il megafono, perché la seconda carica è partita perché le donne megafonavano contro la polizia, denunciando alla gente che passava (e chiedeva) quello che era successo.

Questo il testo del volantino diffuso oggi a Milano alle 18.30 in piazzale cadorna:

25 novembre, giornata mondiale contro la violenza sulle donne

Care signore e signorine,
tutte saprete che il problema della violenza sulle donne è di impellente attualità e si articola sotto svariate forme, dalla più cruenta alla più sottile e quotidiana.
Tutte avrete letto i dati ISTAT e scoperto che la maggior parte delle violenze si consuma tra le mura domestiche e viene compiuta da uomini italiani.
Tutte, una volta nella vita, vi sarete interrogate sull’influenza dell’immagine mediatica su ognuna di noi e sulle vostre bambine, scoprendo quanto il nostro corpo venga sfruttato e mercificato.
Tutte avrete affermato che non basta il 25 novembre, sarete uscite dal silenzio, urlando che è proprio questo a legittimare i sprusi.
Tutte, in questa giornata, avrete chiesto a gran voce più sicurezza, per poter essere libere di agire, senza dipendere dalla paura.
Tante di voi avranno cantato vittoria quando è stato approvato il decreto anti stupri, perchè facilita la denuncia da parte di ogni donna: dovrà essere creduta e, solo in un secondo tempo, smentita. Vittoria!
Oppure quando è stato approvato il pacchetto sicurezza, sono stati messi i militari a pattugliare le strade, hanno approvato le ronde cittadine, hanno aumentato a sei mesi il tempo di permanenza all’interno dei Centri di Identificazione ed Espulsione(CIE). Vittoria?
Eppure alcune non erano d’accordo ed hanno gridato che, in nostro nome, lo stato sdoganava una politica di razzismo e repressione passando senza scrupoli sui nostri corpi, altro che tutela delle sue donne!
Care signore, signorine, ora vi raccontiamo ciò che vi ostinate a non conoscere, rendendovi complici.

Vi ricordate i CIE, quei luoghi nei quali, anche per proteggerci, hanno rinchiuso per sei mesi immigrati ed immigrate, rei di non avere il permesso di soggiorno, grazie all’approvazione del pacchetto sicurezza?
Vi ricordate che, anche a Milano ne esiste uno? (Per chi fosse un po’smemorata e non si orientasse un gran che ricordiamo che si trova in via corelli. )
Ebbene, in questi luoghi vengono rinchiuse anche delle donne. Donne che conoscete: spesso lavorano nelle vostre case, accompagnano i figli nella stessa scuola dei vostri, o magari battono sotto le vostre finestre. Sono accomunate dal reato di non possedere il permesso di soggiorno.
Solitamente, dopo un controllo dei documenti(che non hanno) vengono prelevate dalla polizia e rinchiuse nelle gabbie di qualche Cie. Sono quelle che, d’un tratto, spariscono.
E che vita conducono le donne nei CIE? Questa non la ricordate proprio mai: violenze, soprusi, stupri, botte e minacce.
C’è il caso di Joy ed Hellen, che quest’estate dicono di aver respinto il tentato stupro compiuto proprio dall’ispettore capo nel CIE di via Corelli il quale poi, in occasione di una rivolta, le avrebbe arrestate e picchiate, insieme alle altre. Joy ed Hellen hanno denunciato la violenza: il responsabile crocerossa nel CIE, avrebbe coperto l’ispettore e la PM avrebbe chiesto di mettere agli atti le loro dichiarazioni per poter procedere ad una denuncia per calunnia. La giudice ha accolto la richiesta.
E poi c’è Daniela, tuttora rinchiusa nel centro di Corelli: l’ispettore capo, così lei dice, finchè lei non cederà alle sue richieste, la terrà per tutto il tempo che gli è consentito. Daniela, qualche settimana fa, per farsi rilasciare ha tentato di darsi fuoco.
E ce ne sono altre, signore e signorine. Le loro storie non sono giunte fino alle vostre orecchie? Non vi siete mai occupate di loro. Il vostro silenzio si è fatto complicità.
Eppure, tutto questo avviene in nostro nome, questo lo sapevate. Vi siete dimenticate che a certi uomini abbiamo delegato la nostra difesa: polizia, carabinieri, soldati. Lo Stato.
Ora lo sapete, signore e signorine. Non ci sono scuse: d’ora in avanti la vostra indifferenza sarà complicità. Scegliete da che parte stare.

—>>>Ne parla anche Marginalia

Posted in Anticlero/Antifa, Corpi, Fem/Activism, Omicidi sociali.


5 Responses

Stay in touch with the conversation, subscribe to the RSS feed for comments on this post.

  1. Rossella says

    Uno schifo. Un vero schifo.

  2. davide says

    tutto questo dimostra una sola cosa: delle donne in quanto tali sono pochi quelli a cui interessa veramente qualcosa. Prova ne è la scarsa partecipazione alla manifestazione a roma di ieri. Per gli altri, per molti altri la violenza sulle donne (da parte di estranei è considerata solamente al pari del furto. La propria donna viene pertanto vista come una cosa di propria proprietà di cui uno può fare quello che vuole, ma gli altri guai se la toccano. ma intanto è proprio questa idea di proprietà la principale sorgente della violenza

  3. fikasicula says

    armiamoci e attaccate è un detto abbastanza frequente. noi non saremmo d’accordo ne per l’armiamoci ne per l’attaccare.
    non si risponde al padrone da machisti e con le armi del padrone.
    tuttalpiù possiamo sputare. per il resto bisogna informare, informare, informare e essere in piazza per parlare con la gente. condividere e informare.

  4. Mikerevolt says

    basta! sono stanco di ricevere notizie del genere dall’italia! rivoluzione! la situazione e satura bisogna solo unirsi ed attaccare! primo punto equalizzazione di uomini e donne, poi tra le classi ed in fine ribalatamento della classe politica! abbiamo protestato abbastanza e non ci hanno ascoltato e giunta l’ora di prendere il controllo!

  5. simonapistolera says

    è ridicolo per non dire di peggio,cio che sta accadendo