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Cronache femministe: report a proposito dell’assemblea di donne del 31 ottobre e della manifestazione nazionale del 28 novembre

E’ andata così. Un bel giorno arriva una compagna e dice che fa un sito per la manifestazione nazionale. Promette che avremmo inserito i contenuti dopo averli decisi assieme. Non per niente la compagna scrive nella mailing list di sommosse e sul sito mette in evidenza una foto delle sommosse romane.

Invece poi viene fuori che quei contenuti li decidono in poche, alcune dell’università donne di milano e altre che corrisponderebbero all’assemblea della casa internazionale in cui tanto hanno parlato di sesso-potere-denaro, e che le sommosse romane, quelle in fotografia, non sono state contattate neppure per telefono.

Si scopre che quel sito, torniamoinpiazza.it, corrisponde a contenuti che alla lista sommosse proprio non piacciono e ci sono una serie infinita di interventi che lo dimostrano.

Non piace il titolo del sito: torniamo in piazza, a noi che in piazza siamo sempre state. Non ci piace perché corrisponde alla brutta speculazione politica che alcune donne hanno fatto per tutta l’estate parlando di silenzio delle donne.

Non ci piacciono le parole scelte che vorrebbero le sommosse da indecorose e libere a familiste attente ai lavori di cura, rispettose della legge e civili, e appositamente evitano di pronunciare le femministe, le lesbiche, l’antirazzismo, l’antisessismo, l’antifascismo, le violenze domestiche, le precarie, le straniere, le donne rinchiuse nei Cie, le trans, etc etc (per ampliare la possibilità di adesioni, così ci viene detto).

Tutti soggetti che hanno costruito e sostanziato la rete sommosse con ben due manifestazioni, quella del novembre 2007 e l’altra del novembre 2008, e due momenti di analisi e costruzione di proposta politica come è ben raccontato nel nostro blog di riferimento, ossia flat.noblogs.org.

Sta di fatto che nel sito proposto dalla compagna e sostenuto dalle poche che ne hanno deciso i contenuti, non si parla in alcun modo della esperienza precedente, non c’è alcun link che la ricorda neppure alla lontana. C’è invece chiaro l’obiettivo di comprendere sommosse, sebbene in una sola fotografia, e di confonderla con parole vaghe, che non parlano del presente, delle violenze maschili e istituzionali che tutti i giorni le donne, le lesbiche, le trans subiscono.

C’è la volontà di imporre un modello decisionale che passa per la scelta di un ristretto numero di persone e che esclude alla partecipazione tutte le altre.

Per giorni, con grande volontà di costruire, le donne, persino quelle che già avevano dato una adesione sulla fiducia, hanno tentato di proporre cambiamenti, attenendosi alla promessa iniziale: faccio un sito e poi lo riempiamo insieme.

Dopo molti giorni di vittimismi in cui il discorso dal politico veniva trasferito sul personale, è stato chiaro a tutte che quei contenuti erano già decisi, che non sarebbero stati modificati e che sommosse diventava un trampolino di lancio e di legittimazione per chi indiceva una manifestazione senza dichiarare chi fossero le mandanti.

Per tentare di dirimere questa questione ieri a bologna le compagne più tenaci nel tentativo di costruzione di una manifestazione partecipata che comprendesse tutte, hanno indetto una assemblea che è stata disertata da moltissime sommosse dato che l’oggetto dell’assemblea si limitava alla scelta di adesione o non adesione alla manifestazione con i contenuti proposti.

Con grande pazienza hanno tuttavia permesso a tante di noi di ascoltare l’assemblea a distanza e di intervenire via skype per rendere noti all’assemblea i nostri motivi di opposizione e di critica al metodo, alla pratica, ai contenuti, ovvero tutto ciò che sostanzia una proposta politica e che la differenzia da altre…

L’assemblea di bologna, per quanto abbiamo potuto capire a distanza, era fatta da pochissime donne, alcune della rete sommosse, le compagne di bologna, hanno più volte detto che non essendo presente la rete sommosse non era loro possibile pronunciarsi in quanto tali. Il documento che avrebbero sottoscritto sarebbe dunque stato firmato da una assemblea di donne che era accorsa alla riunione per discutere della manifestazione dell’udi del 21 novembre e di quella indetta da un soggetto politico ignoto del 28 novembre.

C’erano tante dell’udi che hanno espresso più volte la propria opinione circa il loro metodo politico che le vedeva fare rete con soggetti incontrati nella staffetta di parti politiche diverse. Destra e sinistra non sono per loro categorie delle quali tengono conto.

C’erano donne coinvolte dal primo momento in privato nella organizzazione della manifestazione del 28. C’erano altre donne che avevano già aderito e che hanno detto più volte che avrebbero ritirato l’adesione sebbene garantissero la partecipazione.

C’era Marina Pivetta, del paese delle donne, che oggi pubblica un report alquanto bizzarro e non rispondente alla verità o quanto meno rispondente alla sua opinione circa la faccenda di cui stiamo parlando.

A più riprese durante l’assemblea, donne che mai sono state parte di sommosse e donne che l’hanno attraversata di striscio hanno sovrapposto due piani di discussione. Decidere di partecipare alla manifestazione avrebbe segnato il nuovo corso politico di sommosse.

Abbiamo evidenziato, giacchè ci è sembrato abbastanza chiaro, come le due cose non fossero sovrapponibili sebbene l’ambiguità delle discussioni di questi giorni, che riporteremo fedelmente un intervento dopo l’altro, sembrava portare proprio a questo: fagocitare sommosse per transitare il movimento nazionale delle femministe e lesbiche altrove, verso discussioni sul privato di questo e quell’altro che a nessuna tra noi, impegnate com’eravamo tra donne migranti, precarietà, e aggressioni fasciste hanno mai interessato.

Il report della Pivetta apre dicendo che nessuna ha messo in discussione la presenza alla manifestazione di Roma. Falso. Eravamo in tante collegate da lontano a dire che nessuna di noi, a parte le ribellule che annunciavano la street parade notturna del 21 novembre e che dovranno ancora deciderlo, avrebbe partecipato.

Quelle che di sommosse hanno chiarito il loro dissenso a proposito dei metodi usati e delle parole sulle quali era convocata la manifestazione non hanno MAI detto che avrebbero comunque preso parte alla manifestazione.

E l’autocritica sulla assenza di vitalità del movimento di quest’anno, se fatta con onestà, dovrebbe corrispondere anche alla descrizione di tutte le altre “emergenze” di cui il movimento femministe e lesbiche nazionale si è dovuto e voluto occupare.

Perché il movimento non pronuncia se stesso solo quando fa cose che parlino di “berlusconi” e dunque forse resta difficile a tante capire che esiste e fa politica attiva su tutti i territori in totale disaccordo alle opinioni espresse da quelle donne che attraverso i media vedono garantita una loro costante e spesso noiosa e inutile visibilità.

Il fatto poi che il soggetto ignoto convocante la manifestazione del 28 sia stato persino ringraziato nel documento finale per aver deciso sulla testa di tutte che la piazza di quel giorno doveva parlare il linguaggio di repubblica, quella che raccoglie firme per il rispetto delle donne e accanto pubblica foto di donne con la museruola svestite e in versione softcore, è sicuro che non comprende e non riguarda noi.

Ci saremmo aspettate almeno un paio di cose da una assemblea così surreale che parlava d’altro per non parlare di metodi, pratiche, contenuti politici, che ha concluso scrivendo un documento di non adesione alle parole scritte sul sito torniamoinpiazza.it che sarà compreso tra le adesioni, che ha annunciato la volontà espressa via sms dalla titolare dello stesso sito di mettere quel documento in una posizione di rilievo particolare (magari con banner lampeggiante?), concessione della quale bisogna essere grate come si può esserlo nelle migliori monarchie illuminate.

Ci saremmo aspettate che la legittimazione della manifestazione non passasse per la delegittimazione di sommosse.

Che la legittimazione di metodi e pratiche di convocazione di una manifestazione nazionale non condivise da tante non passasse per la rimozione di tutte le critiche, importanti, sostanziali, di contenuto, politiche, che sono state fatte.

Perciò no, cara Marina Pivetta, non è vero che nessuna ha messo in discussione la partecipazione alla assemblea.

Non l’avete messa in discussione voi donne presenti a bologna, Udi inclusa che non ci risulta abbia titolo per discutere di sommosse come noi non abbiamo titolo per discutere del loro percorso.

Non l’avete messa in discussione perché eravate lì giusto perché avete voglia di andare in corteo sotto quelle parole d’ordine alle quali non aderite con un documento che sarà compreso tra le adesioni.

Come dire: l’assemblea è andata deserta e inserire nel report una critica a sommosse, al cyberfemminismo, alla possibilità di partecipazione a distanza tramite il web, tenendosi in contatto e approfondendo dibattiti tramite mailing list, dimostra che tanto ci sarebbe da discutere, che il divario tra le generazioni è potente, che nel momento in cui potremmo vederci in tante in audio-video conferenza per garantire a tutte, anche a quelle che non possono permettersi il lusso di pagare il treno per arrivare qui e la’ a garantire “presenza corporea”, di partecipare ancora c’è chi è ferma al medioevo e giudica le donne non per quello che dicono e che fanno ma per il mezzo di comunicazione che usano.

Non si da atto del fatto che la rete, internet, sia anche quella che ha garantito il tam tam affinchè si costruissero tanti eventi e che l’io corporeo di cui si discute e che si avvalora e si autolegittima in senso autoreferenziale a svantaggio dell’io telematico, come se l’uno fosse diverso dall’altro, non ci sarebbe stato in tante occasioni senza l’uso metodico e costante dell’io telematico.

Ridurre Sommosse ad un soggetto esclusivamente “telematico”, una rete di donne che sono presenti nei vari territori e che producono cultura, critica femminista, azione radicale, e sulla base di quello scrivere un report al pari di un medico legale che dichiara il decesso dopo aver praticato un’autopsia mentre il soggetto è ancora vivo per farne uscire viva la manifestazione del 28 novembre è l’operazione più intellettualmente disonesta che io abbia visto praticare.

La manifestazione del 28 non è come la fenice e non rinasce dalle ceneri perché noi non siamo cenere.

La manifestazione del 28 è quello che è: una cosa calata dall’alto che normalizza e proclama la pacificazione tra tutte le parti politiche, che dimentica di parlare di tante cose importanti e che somiglierà tanto a quella marcia per “gli uguali” fatta a roma in cui alemanno, la concia e imma battaglia marciavano assieme sdoganando altro fascismo. 

Da questo noi prendiamo le distanze nella maniera più chiara possibile.

Il movimento delle femministe e lesbiche è fatto d’altro. Non saranno poche a farlo diventare un soggetto moderato che nessun cambiamento culturale potrà mai produrre per dare una mano alle donne, alle femministe, alle lesbiche, alle trans, alle antirazziste, alle antisessiste, alle antifasciste.

Questo non è tempo per "marce civili". Queste è tempo di r-esistenza. 

Grazie a chi ha letto questo lungo report e promettiamo di pubblicare ogni pezzo di intervento critico disponibile in rete.

Orgogliosamente indecorosa, libera e incivile

Una "non autorevole"(*) Fika Sicula 

*La distinzione tra donne autorevoli e donne non autorevoli è stata fatta ieri all’assemblea di bologna

Leggi anche:

Femministe: queste sconosciute

Contro il femminismo autoritario
Non si discute più di politica
Manifestazione del 28 novembre: la genesi 

Posted in Fem/Activism, Iniziative, Omicidi sociali, Scritti critici.


7 Responses

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  1. fikasicula says

    cara milena,
    non avevo dubbi sul non coinvolgimento dell’udi nella faccenda.
    l’udi era lì a parlare della propria manifestazione giacchè l’assemblea convocata la poneva all’ordine del giorno.
    l’uso (quantitativo) che dell’udi è stato fatto e gli interventi che si sono susseguiti sono stati l’uno, credo, la causa dell’altro.
    se alcune hanno pronunciato la parola “sommosse” e hanno parlato del modo di fare politica dell’udi anteponendola alla scelta di non adesione di alcune sommosse in senso dichiaratamente antirazzista e antifascista dipende dal fatto che era confuso il piano di discussione dall’inizio. questo non dipende certamente da voi.
    grazie per averlo chiarito.

  2. fikasicula says

    Cara franca,
    non devo smentire niente. Ti smentiscono gli interventi a firma di altre sulla mailing list, ti smentiscono i 7/8 collegamenti via skype che hanno detto in vari modi una opinione che non è stata evidentemente contemplata dal report di marina e che devo supporre non lo sarà neppure dal report ufficiale.

    Quello che voi avete fatto, l’assemblea etc etc, è una vostra scelta. Bisogna certo ammettere che determinare gli eventi calati dall’alto legittimandoli e ignorando ogni critica (o criminalizzandola) è una pratica alquanto singolare ma d’altro canto ciascuno fa quel che può.

    Chi non è venuta di sicuro non era interessata a discutere di aderire o non aderire ad una cosa impossibile da “determinare”.

    Ma io parlo per me e mi tengo quello che le altre hanno detto nei loro interventi e tanto basta a farmi dire che ridurre la critica ad un soggetto unico è abbastanza ridicolo.

    Tutto il tuo commento lascia presupporre che alla critica politica rispondi con accuse personali. E posso capire che io non ti piaccia giacchè non ci tengo a piacere a tutte. ma è dall’inizio di questa “surreale” pantomima che tentate, altre e ora tu, di personalizzare la critica perché abbattuta la persona pensate di rimuovere la critica che resta pesante come un macigno. Problema è che non avete argomenti per discuterne altrimenti non passereste agli insulti.

    Riguardo a sommosse, ripeto, la diagnosi sul suo stato di salute l’avete fatta tu e non ricordo chi a vantaggio del report di marina pivetta.

    A me consta che sommosse sia viva e vegeta. Che sommosse sia una rete di donne che esiste a prescindere dal fatto che si incontri nelle assemblee nazionali specie se le assemblee nazionali sono come quella che avete gestito sempre voi a bologna in cui si è discusso poco di politica e molti sono stati i conflitti irrisolti per imposizione di uno schema che vediamo qui riprodotto.

    Sommosse è una rete di donne che vive in vari territori e che fa tante cose. di certo non sei tu una, trina e cinquina a poter dire, dopo averlo detto in assemblea, che è buona per praticarle l’eutanasia.

    E mi dispiace ma no: non avete praticato nessuna respirazione bocca a bocca. Personalmente penso che vi siate prestate a legittimare una iniziativa calata dall’alto solo perché avete voglia di scendere in piazza e perché immagino siate abbastanza condizionate dalle dinamiche bolognesi che ancora una volta pesano sugli equilibri nazionali.

    Quello che faccio io è analizzare le cose con senso critico. Non sono un soldato e non faccio scelte di cordata. Non l’ho mai fatto e mi fa piacere che ricordi le mie battaglie tese a superare il separatismo delle donne che stanno con chiunque purchè donna.

    Questa vicenda dimostra ancora una volta che avevo ragione. Tu sei separatista e purchè donna scendi in piazza persino con chi indice una manifestazione cancellando i motivi per i quali ti sei sempre difesa. Io non ho tracce di incoerenza nel mio modo di fare politica. Non sono separatista e sono antirazzista e antifascista. Proprio per questo se le donne scelgono metodi e pratiche che non condivido in maniera totale non trovo alcuna difficoltà a “separarmi” da loro e a continuare il mio percorso assieme a quelle che più si avvicinano al mio modo di pensare.

    E ti ringrazio certo di questo commento che è chiaro e che rappresenta davvero le dinamiche che scorrono dietro quello che le femministe non vorrebbero far trasparire all’esterno.

    Dammi atto del fatto che sono io quella che ha sempre portato avanti il concetto “i panni sporchi non si lavano in famiglia”.

    Il report ufficiale di bologna certamente non mi piacerà come nulla mi piace di tutto questo. Spero solo abbiate l’onestà di non fare coincidere la nascita della vostra (tua?) nuova scelta politica con la morte di sommosse.

    Grazie ancora di essere passata

  3. milena carone says

    ciò che hanno detto le donne dell’udi “invitate” all’assemblea del 31 a bologna lo trovate sui siti udi.
    ciò che è riportato qui da alcune è quello che queste alcune hanno deciso di dire e ne hanno responsabilità personale.
    il problema non è se udi ha “titolo di dire di sommosse” o altro, e viceversa.
    udi parla della sua iniziativa della staffetta e stop.
    da un anno per la precisione.
    nessuna contrapposizione con nessuna. mai.
    e però neanche nessun coinvolgimento – ripeto nessun coinvolgimento – di udi e di donne udi in questo marasma di dibattito buono solo ad incrementare i bla bla bla.
    ancora una volta, poco o nulla di nuovo sotto il sole italiano.
    Milena Carone, Garante nazionale Udi – Unione Donne in Italia

  4. franca says

    Uff…Mi perdonerai ma mi sento decisamente appesantita da questi tuoi interventi a nome collettivo con tema “il collettivo il condiviso, la rete”che invece temo rappresentino solo te.
    (smentiscimi se puoi)
    Abbiamo indetto a bologna un’assemblea nazionale per puro senso di responsabilità . Perchè abbiamo pensato di offrire un’alternativa alla critica pura ed al blabla fine a se stesso Perchè abbiamo sempre creduto nella validità e nell’efficacia delle analisi e delle pratiche politiche condivise piuttosto che nelle iniziative individuali e perchè ci era parso che potesse cercare di colmare un ritardo eo un’assenza che evidentemente avevamo come Rete Sommosse alla quale abbiamo sempre e attivamente partecipato e contribuito a costituire.
    Perchè ci piace determinare le cose che facciamo piuttosto che farcele calare dall’alto.
    Ora tu dici (ma prima non l’hai detto) che non sei venuta e che le altre non sono venute(ma noi sappiamo che non è vero) perchè era un’assemblea indetta male solo per decidere se aderire o meno, un’assemblea sbagliata in partenza.
    In realtà l’assemblea che ci è stata e che ha contato circa 50 donne alcune delle quali venute da lontano domendo poco e viaggiando a lungo,non può essere disconosciuta e affossata con tanta disinvoltura
    Noi le riconosciamo dignità anche se abbiamo l’onestà di renderci conto che non è stata rappresentativa di sommosse anzi è stata una ulteriore occasione per constatare che Sommosse versa in uno stato di salute possimo al coma (impressione condivisa da altre compagne interne a S.sia a Roma, e in altre città con le quali abbiamo parlato).Noi abbiamo tentato una respirazione bocca a bocca tu sembri più orientata sull’accanimento terapeutico.
    Perchè noi, che l’abbiamo fondata e ci siamo state dentro sempre, abbiamo difficoltà a vederla. O forse sei tu Sommosse? Unica trina cinquina….tombola! (scusa trattasi di umorismo volgare e banale dato da estenuazione). Sei più surreale di noi Tutta tesa a mettere in luce contraddizioni e pericoli e mostruosità che sfuggono a tutte noi O forse è un tuo modo di fare individuare un punto e batterci sopra all’infinito. Nei due anni precedenti mi sembra che la tua priorità fosse portare in piazza al nostro fianco unit* nella stessa battaglia i maschi e mettere in luce l’inutilità del separatismo.
    Non è ancora uscito il report “ufficiale” dell’assemblea che verrà inviato oggi e che di certo non ti piacerà
    Pazienza è stato il massimo che siamo riuscite a fare insieme……… sappiamo che avremo potuto far di meglio, in ogni caso non è l’ultima occasione che ci siamo date
    Non abbiamo parlato solo di Brescia (per cui non abbiamo aderito neanche insieme) e di Roma ma anche di Montalto che vogliamo raggiungere con una certa urgenza.
    Non ci siamo nominate come assemblea di sommosse ne era nostro intento segnare nessun nuovo corso politico di sommosse,(magari avessimo potuto proseguire il vecchio!) anche perchè non eravamo certe che sommosse fosse ancora in vita. Ma abbiamo nominato sommosse perchè è la nostra storia che continua tutti i giorni sul nostro territorio per quanto a volte sia faticoso e non abbiamo bisogno di permessi per farlo.
    Per cui che dire ….apprezza la generosità per averti offerto un commento (il primo mi pare) scusa gli errori di ortografia dovuti alla mie origini etniche
    sii clemente ed in ogni caso sappi che scrivere qui è stato uno sforzo al quale difficilmente mi sottoporrò di nuovo.
    Franca Bologna

  5. fikasicula says

    Cara marina,
    a bologna secondo quanto ci hanno detto eravate poche decine (40?) ed è un numero assai lontano dalle duecento, trecento presenze che le altre assemblee nazionali hanno registrato.
    C’erano prevalentemente bolognesi (per forza di cose) e altre che venivano da altre città.

    Le molte di sommosse che hanno parlato di non adesione e partecipazione erano esattamente tre. A meno che altre non abbiano parlato a microfono spento. Le prime due sono di bologna e hanno detto con chiarezza che non potevano nominarsi in quanto sommosse e che sommosse nulla c’entrava con la vostra assemblea. Ci risulta anche che ci sia stato qualche tentativo di intervento critico a microfono spento zittito sul nascere, ma questo ci è stato raccontato e quindi non lo diremo.

    E in quanto alla delegittimazione mi sembra siate state voi a fare vari interventi in cui legittimavate una assemblea che forse ritenevate delegittimata dalla assenza di tante delegittimando tutte le assenti assai più numerose delle presenti.

    Dopodiché cara marina mi piacerebbe che da questo momento in poi il confronto tra il “noi” e il “voi” avvenisse senza che “voi” usaste altri agnelli sacrificali da vittimizzare e difendere.

    Le compagne di sommosse noi le conosciamo e si sanno difendere da sole. Sanno perfettamente che noi non delegittimiamo loro. A dire la verità volevamo solo ribadire una posizione chiara proprio per evitare che fosse impastata a forza con quella di chi vuole fortemente questa manifestazione.

    Quello che tu hai scritto è scorretto e non risponde alla verità. Lo sai tu, lo sappiamo noi e ora lo sanno le altre.

    Sulla tua posizione a proposito di internet ho già scritto e dunque non dirò altro. Ti dico solo che la firma attraverso lo pseudonimo, quello che tu chiami un indistinto donne, segna una grande differenza di metodo e pratiche tra noi.

    La stessa cosa fanno le betty del sexy shock che ancora oggi si firmano con “un indistinto” Betty per opporsi a protagonismi, ai verticismi, a dinamiche di gruppo in cui i personalismi contano più delle lotte collettive.

    FikaSicula è questo. Perché a me non serve un titolo e un curriculum per distinguermi. Io sono solo un pezzo di un distintissimo “femministe, lesbiche, trans” che fa politica senza volersi ergere, distinguere tra tutte.

    Sempre disponibile al confronto
    Grazie per essere passata
    Ciao
    FikaSicula

  6. sara says

    quoto tutto il report, sono assolutamente d’accordo. Infatti anch’io sulla questione “silenzio delle donne” e tutte le altre “moderate” questioni portate dalle donne di repubblica avevo ed ho molte perplessità.Anch’io non posso essere, uno dei motivi è anche quello che hai espresso tu, in “persona” ma questo non significa che io in quanto donna “indecorosa” 🙂 non sia presente sempre! servendomi anche dei nuovi stumenti di comunicazione alla r-esistenza. grazie per tutto quello che fate.

  7. marina Pivetta says

    Ciao a tutte. A Bologna eravamo alcune decine di donne, ma non le ho contate. Mi sembra che durante il dibattito molte abbiano fatto la distinazione tra adesione e partecipazione, dicendo di non voler aderire a parole che non le rappresentavano come quelle che aprivano il sito troniamoinpiazza. Ma non ponevano problemi sulla partecipazione. A sottolineare questa differenza sono state donne che si sono dette di Sommosse. Dire che non c’erano significa delegittimarle. E’ vero che internet può essere uno strumento di partecipazione democratica agli eventi ma io rimango dell’idea che immagini e voce,scrittura e segni sono solo una parte, anche se molto forte, delle nostre capacità espressive. I corpi possono dire molto di più. Il silenzio in internet è inesistenza, il silenzio di una che è presente in una riunione può, se interrogato, perché ci si deve interrogare su questa scelta o questa difficoltà , dirci molto. Dunque in questo caso parla anche il silenzio. E, nel termine ritornare io vedo proprio la legittimazione di chi come Sommosse si era mossa negli anni passati convocando altre donne che in tante, tantissime, e non solo di Sommosse, erano tornate in piazza in centinaia di migliaia rompendo un’inerzia politica che era durata-per molte- anni. Così, le strade per la giornata internazionale contro la violenza alle donne si erano riempite raccontando la nostra voglia di esserci e contare. Con rinnovata stima, Marina Pivetta.
    PS perché ti firmi con uno psudonimo? Forse mi sbaglio, ma la nostra forza sta proprio nel non omologarci in un indistinto donne o ancora di più in una indistinta parte anatomica. Pensa se io mi fossi firmata la Mona veneziana! No, il bello è riuscire a dire le nostre diversità dicendo chi siamo perché tutte siamo -se ci crediamo- autorevoli, solo così possiamo accedere ad un creativo quanto vitale confronto. Di nuovo ciao a te e a tutte le altre, Marina