Non c’è molto da dire. Tante cose le ho già espresse nel lungo post dedicato alla mercificazione delle idee e delle lotte compiuta da repubblica e l’unità. Domenica scorsa durante la puntata di Glob (raitre, 23.20) veniva detta esattamente la stessa cosa e dovrebbe risultare chiaro a chiunque si occupi di comunicazione che il giornalismo sta assumendo la forma partito senza averne legittimità. La degenerazione di tutto ciò è quello che qualcuno ha chiamato giornalismo vendicativo, di vendetta in vendetta, fino ad affondare l’avversario a suon di scheletri tirati fuori da ogni armadio.
Si trattava innanzitutto di una modalità televisiva: lo scontro tra due branchi di bestie feroci. Il colosseo con le vittime mandate a farsi scannare dai leoni per il divertimento del pubblico. In quanto alla folla che si spertica in applausi è ridotta a semplice tifoseria. Quel genere di giornalismo non forma alla partecipazione piuttosto educa a restare a bordo campo, sugli spalti, persino nei posti più lontani pur di cogliere qualche briciola di sangue venuta su dallo scontro diretto.
Questo è quanto stanno diventando anche i quotidiani. Giornalismo-partito, giornalismo-vendicativo, giornalismo-colosseo in cui bisogna fare parte del branco altrimenti non esisti.
Quello che nessuno sembra capire, parlando ad esempio della lotta in difesa delle donne, è che tante non hanno alcuna voglia di essere ridotte a tifoseria. Che mandare la foto aderendo ad una strada che altri hanno deciso per te non è partecipazione.
Partecipazione è quello che si sforzano di praticare ancora alcuni spazi gestiti da donne. Womenews.net, per esempio, in cui vengono raccolti interventi di donne che partecipano alle discussioni a vario titolo e con opinioni differenti.
Chi gestisce un mezzo di comunicazione per garantire partecipazione lo mette a servizio di tutt@. Non lo fa diventare un traino che detta le parole di dissenso da pronunciare, le date in cui pronunciarle, il modo in cui esprimersi. Su repubblica, per esempio, o mandi la foto con su scritte le parole che piacciono a loro o niente. O aderisci alla loro lotta in branco oppure nessuno ti ascolta e tantomeno nessuno ti pubblica. La stessa cosa avviene sull’Unità, persino su Il manifesto, in entrambi i casi è evidente l’egemonia di un filone donne pd e nell’altro del filone femminista della teoria della differenza. Nessun intervento in contraddizione, niente che rappresenti la reale partecipazione delle donne.
Dove fare un intervento fuori dal coro allora? Ciascuno nel proprio spazio, più o meno visibile, con l’handicap di dover subire una agenda politica per nulla condivisa e di dover trasformare anche il proprio spazio in una specie di fortezza nella quale trincerarsi e dalla quale far emergere parole differenti.
Tutto ciò è veramente tanto triste quando viene realizzato dagli uomini, sempre pronti a simulare lo schema della lotta per dimostrare chi ce l’ha più duro, ma è ancora più triste se è realizzato dalle donne.
Sono tante, intelligenti, ringhiano per non mollare un centimetro di potere, accarezzano argomenti che piacciono agli uomini per avere accesso alle loro trasmissioni televisive e nessuna di loro ha osato mettere in discussione il modello di dibattito al quale è stata chiamata a partecipare.
Un ring, due contendenti, un arbitro, il pubblico, il giullare in chiusura, la giovane e bella ragazza che ogni tanto fa capolino con il suo bel sorriso tra un round e l’altro per riproporre ancora lo stesso schema: il giovane pro e il giovane contro. Non è una trasmissione ma un processo.
Santoro non mi è mai piaciuto e tuttavia sono stata costretta ad essere solidale con lui perchè il cavaliere ha deciso di renderlo ancora più popolare facendolo cacciare dalla tivu’ di stato. Santoro è cosciente di questa cosa e gioca a fare la vittima in ogni occasione possibile e il vittimismo è diventato marketing. Vittima lui, vittima travaglio, vittime tutti. Ma se non si presentassero in quanto vittime io vedrei ugualmente annozero?
Prima che lui fosse cacciato già non lo guardavo più da anni. Mi era indigesto. Mi educava ad indignarmi per le ragioni che mi imponeva lui e a me piace ragionare con la mia testa e trovare da sola i motivi di indignazione. Mi piace il giornalismo d’inchiesta, mi piaceva il giornalismo di pippo fava e dei siciliani che proponevano la verità con umiltà. L’arroganza mi turba abbastanza e il protagonismo autoritario mi fa perdere la voglia di stare appresso a chiunque.
Se non si presentassero in quanto vittime non mi sarei sorbita alcune puntate dello scorso anno e qualcuna di quello corrente.
Annozero è fatta per fare morire di bile chiunque. Ti addestra al linciaggio e gli ingredienti ci sono tutti.
C’è Travaglio, di destra, giustizialista, non libertario, autoritario, forcaiolo, ha fatto la sua fortuna sui processi di berlusconi. Sparito berlusconi sparisce anche lui. Il suo ghigno mi fa venire l’orticaria.
C’è santoro, sessista, usa le donne in trasmissione come veline parlanti e più vestite ma sempre di veline si tratta. Impone il suo punto di vista con arroganza e muove le sue pedine facendo finta di pestare i piedi ai potenti e regalando tre quarti di trasmissione, ben oltre il diritto di replica e la par condicio, al centro destra.
Ci sono gli ospiti abituali, quelli che parlano costantemente e che interrompono facendo salire il livello della tensione in un magma crescente che si conclude con un unica eruzione: quella che viene dal mio cervello formato vulcano.
Presenze costanti che fanno salire gli indici di ascolto: belpietro, castelli, ghedini, il direttore o il vicedirettore de il giornale. Si fingono scandalizzati ma poi ridono lontano dalle telecamere e partecipano al gioco che fa tanto bene anche a loro.
Presenze costanti che rappresentano il centro sinistra: non una donna che non sia di casa alla rai e che non usi almeno una volta durante la puntata la parola "sicurezza" associata agli stranieri. Il solito di pietro che la butta in caciara e va tanto d’accordo con i giustizialisti presenti. Qualche rappresentante del pd. L’ultimo, bersani, non ha proprio idea di cosa sia la comunicazione, non sa nulla dei tempi televisivi e si perde in forme idiomatiche che saranno sicuramente comprensibili in emilia romagna ma a bolzano non le capisce nessuno.
Con l’alibi della par condicio poi persino dagli spalti si sdoganano fior di fascistelli, patrioti formato yuppies, rappresentanti universitari che da azione giovani ai simpatizzanti di forza nuova sono stati tutti lì.
E il pubblico cosa fa? Il tifo. Tanti secoli di storia e siamo ancora ridotti a sorbirci una comunicazione del cavolo fatta di colossei, ring e tifoseria.
Cos’è questo se non lo schema dei duelli bipartisan che da sempre propone chi controlla le regole di partecipazione alla vita pubblica?
Lo stesso avviene nel giornalismo della carta stampata. Scontro tra due o più soggetti con inevitabile uso di strategia della tensione, minacce, ritorsioni, denunce. L’obbligo è di schierarsi anche se per quello che ti riguarda potrebbero andare a quel paese entrambi. Hanno capito che l’esortazione al linciaggio paga in termini di vendite e si allenano a farci diventare tifoseria passiva o manovalanza squadrista attiva. Soldati, esercito, burattini. Niente di più.
Come dire: io voglio partecipare, cambiare le regole della pertecipazione. Non voglio duellare e non voglio dimostrare di pisciare più lontano. Non sono un cane da caccia e non mi muovo certo se vedo la preda che mi corre davanti. Non mi serve un nemico del quale sono costretta a conoscere persino la quantità di urina versata in un giorno.
Questo è uno dei grandi difetti delle trasmissioni come annozero: ti fanno credere che bisogna opporsi a delle persone in carne ed ossa mentre il problema sta nei metodi che chiunque può e potrà usare, giornalisti di annozero inclusi.
Togli di mezzo le persone e i metodi restano tutti. Che differenza fa se nel nostro duello tra parti – entrambe autoritarie – vince l’uno o l’altro? Nessuna.
Se invece non mi lascio coinvolgere e miro ad un obiettivo reale, la lotta contro ogni metodo autoritario a partire dalle forme giornalismo messe in campo, sarò io a vincere perchè la mia partecipazione in ogni caso sarà stata autentica.
>>>^^^<<<
Update: mi dicono che il post ha suscitato un gran dibattito sulla pagina di Femminismo. C’è chi odia questo post e lo considera al limite dell’eresia e chi si lascia andare al tifo da stadio per difendere annozero. Riporto solo un frammento della risposta di una delle ragazze che gestisce la pagina:
"Quando il dibattito su una critica ad una trasmissione televisiva e ad un modo di fare giornalismo è così acceso significa soltanto che quella trasmissione ha preso il posto di una messa cantata e che il suo presentatore o i suoi protagonisti sono intoccabili come messia.
[…]
Essere così affezionate ad uno show televisivo come fosse un dogma produce dipendenza e reazioni fideistiche. Trovo invece l’autrice incredibilmente laica. E la laicità di questi tempi – voi sapete – manca."
E grazie!
—>>>Se ne parla anche QUI
—>>>immagine da hardcore judas
Una volta, ricordo, l’Annunziata abbandonò lo studio. E pur non condividendo le sue opinioni, l’avrei voluta abbracciare!!!
Grazie di questo splendido articolo.
grazie scjampade 🙂
puoi linkare tutto quello che vuoi!
certo che non dai fastidio.
benvenuto.
ciao
Complimenti per l’analisi, mi trovo concorde per circa il 90%. Il problema, secondo me, è che non so cosa sia peggio in una società malata come la nostra. Meglio accontentarsi di una resistenza (appena un poco) meno becera o abbiamo ancora speranza di cambiare le cose, e questa volta cambiarle per bene?
Ho pensato di linkare l’articolo nel mio blog, do fastidio?
completamente daccordo con te
secondo me hanno zero è sempre più INGUARDABILE
sempre quelle solite due o tre facce da schiaffi che mi vien la nausea solo a guardarli, compreso il conduttore e quel travaglio che a me e alle mie amiche e amici penso ci vedrebbe bene tutti in galera, perchè a lui le galere piacciono moltissimo…
di vita reale, di persone che vivono una vita reale neanche l’ombra di un’ombra…
grazie, mi hai fatto iniziare bene la giornata. sono stanco di leggere ovunque di quanto sono santi santoro e travaglio, due gran belle facce di minchia!