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La rivolta delle rumene – parte seconda

Appena un anno fa raccontavo di una rivolta delle rumene. Sono tornata sul luogo del delitto per fare visita alle poche che sono ancora rimaste a viverci. 

Lei è una splendida donna di 36 anni. Fa parte della infornata precedente all’ingresso della romania nella comunità europea. Mi dice che la sua personale rivolta si è conclusa abbastanza bene. Ha la cittadinanza e ha ereditato casa e pensione dal vecchio uomo che aveva sposato. I figli del defunto marito le hanno fatto la guerra. L’hanno minacciata, le hanno ostruito il passaggio del portone di ingresso dell’abitazione, hanno impugnato il testamento. Lei ha vinto e subisce ogni tipo di angheria, comunque disposta a rischiare qualsiasi cosa per tenersi quello che si è guadagnata.

"Sono stata io ad assisterlo negli ultimi anni della sua vita. Sono stata un buon acquisto. Fedele fino alla fine. Dei suoi figli neanche l’ombra. Si sono presentati a reclamare l’eredità solo quando è morto."

Ha uno sguardo quieto e più la guardo più mi sembra a metà tra una incosciente e una temeraria rivoluzionaria. Il suo è un senso dell’umorismo che ti trafigge la carne. Analizza le abitudini dei "concittadini" siculi con una ironia e una lucidità che non hanno eguali.

"Sono degli ipocriti. Prima ci lasciano fare perchè a nessuno di loro piace ripulire la pipì e la cacca di un vecchio e poi vogliono liquidarci con una buon’uscita da fame. Il figlio maggiore mi ha preso per un braccio in mezzo alla strada e mi ha detto *quanto vuoi per andartene?* e io gli ho risposto che una puttana non avrebbe accettato di pulire il culo di suo padre. Oltretutto sulla carta io sono la vedova di xxx e non la sua concubina."

Il paese però non si è fermato a queste misere scaramucce. La vita del luogo si è vivacizzata ancora di più dopo che le frontiere sono state aperte. La donna che ho incontrato ha messo in piedi una agenzia matrimoniale che fa incontrare uomini italiani e bellissime donne straniere. Non posso fare a meno di pensare all’ultimo film di ficarra e picone, la matassa. 

Chiedo conferma e in effetti mi raccontano che c’è un gran via vai di donne che sono alla ricerca della cittadinanza e di una sistemazione. Matrimonio, eredità, lite con i figli. E’ diventata una abitudine.

Una di loro ha lasciato il campo di battaglia con in tasca la pensione di reversibilità subito dopo che i "figliastri" le hanno bruciato la macchina. Un’altra ha ceduto la casa ai parenti del defunto dietro lauto compenso. Un’altra ancora ha chiuso la casa con denuncia preventiva per fermare chiunque volesse appropriarsene, si è fatta un viaggio ed è tornata con un nuovo partner di mezza età. C’è quella che ha sottoscritto l’accordo con i parenti e ha mollato tutto perchè era "troppo stress". Adesso vive in un paese limitrofo con un altro rispettabile signore ultrasettantenne che le ha già ceduto l’intera proprietà immobiliare.

In terra di sicilia accade dunque un fatto insolito. Se c’era chi riteneva scontato che un vecchio genitore dovesse lasciare tutto ai figli ora si sente a rischio, presidia il territorio, previene le catastrofi, impedisce i matrimoni, interdisce i padri o li rincoglionisce di farmaci. E’ una guerra per avere garanzia del passaggio di proprietà che storicamente avveniva di padre in figlio e che ora punta sulla consegna da un uomo "ancora vivo" a una estranea che gli illumina l’ultima fase della vita. La proprietà passa da chi l’ha accumulata, se l’è sudata, a chi non ha niente. Tutto ciò in una dimensione che non ha nulla di solidale. Si tratta di uno scambio: sesso, corpo femminile, lavoro di cura in cambio di soldi e proprietà. Tutto chiaro, insomma. Un vero e proprio matrimonio senza ipocrisie e mistificazioni di nessun genere.  

Chiedo alla mia interlocutrice se le sembra giusto. Forse i figli qualche diritto ce l’anno.

"I figli non fanno sesso con i genitori. Noi invece si." – Semplice risposta per una semplice domanda. Disarmante e quasi scontata. Come contraddirla?

"Noi non rubiamo niente a nessuno. Siamo merce e la merce non ha una coscienza nè rimorsi. Ci sono donne che vengono acquistate in contanti e sono le agenzie come la mia che hanno rivoluzionato il settore. Siamo passati dalla tratta ad un incontro a scopo di matrimonio. L’uomo sceglie la donna e lei si fa portare all’altare. Molto semplicemente. Le donne non pretendono la comunione dei beni ma non c’è accordo matrimoniale se non c’è la promessa della cessione di un bene: la casa, la pensione, una lauta liquidazione. Ovviamente se la donna non fa il suo dovere non ha diritto a niente. E’ scritto tra le clausule del contratto e tutte le parti sono tenute a rispettarlo. Lo dice anche la legge italiana che se divorzi da tuo marito non becchi un euro."

Continuo ad essere spiazzata dalle sue risposte. Non riesco a definire nessuna obiezione. Mi sta parlando di qualcosa che si compie da secoli eppure tutto mi sembra incredibilmente nuovo. C’è una domanda e c’è una offerta e presto forse ci sarà un sindacato e, diosessista, fanno benissimo. Magari lo avessimo fatto noi con la stessa capacità di contrattare prestazioni casalinghe e sessuali.

"Noi ci inseriamo in situazioni in cui gli uomini sono totalmente soli. Generalmente vedovi. I figli si sono dimenticati di loro. Non hanno nessuno che se ne prenda cura e non hanno nessuna voglia di smettere di esistere. Perchè accontentarsi di una badante quando possono avere tutto?"

Il ragionamento fila perfettamente. Chiedo se si prefigura uno scenario in cui le donne vedove potrebbero volere contrattare il matrimonio per avere la compagnia di un bel giovane straniero.

"Magari. Si amplierebbe il mercato. Ma qui le donne non valgono niente. Le mogli siciliane hanno un valore simbolico. Sono solo apparentemente più importanti di noi rumene. Merce anche loro e senza libertà di scegliere nulla neanche da vedove. Dopo che lo sono state dei mariti restano schiave dei figli e rischierebbero davvero tanto se solo immaginassero di fare una scelta del genere."

Chiedo se in un prossimo futuro non si possa stimolare il mercato.

"Potremmo anche farlo ma a quel punto ci brucerebbero la casa, la mia per prima. Ora c’è chi ci odia, le donne soprattutto e i figli degli uomini anziani, ma c’è anche chi ci tutela, vecchi notabili, gente di potere che ha interesse a mantenere viva la nostra presenza. Si tratta di commercio e nel commercio devi capire come muoverti. Se disturbi la "concorrenza" non vivi più. Tutto va bene finchè non metti in discussione il fatto che è sempre l’uomo a decidere…"

Illuminante e pirotecnica. Non poteva spiegarsi meglio. Mi chiede se io sono interessata a quel genere di matrimonio. Gli dico che mi riservo di poterlo fare in vecchiaia. Un uomo giovane che mi faccia stare bene. Ne voglio uno che si occupi di me in tutti i sensi negli ultimi anni della mia vita. 

Dimenticavo: non deve essere solo bello. Lo voglio anche colto e politicamente schierato a sinistra. 

—>>>la foto viene da qui 

Posted in Corpi, Narrazioni: Assaggi, Omicidi sociali.


4 Responses

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  1. fikasicula says

    @emanuele

    trentina è già tardi. e poi non serve solo saper cucinare. ci vuole uno specialista in lavoro di cura. nessuna lusinga alla vostra virilità. robe pesanti, difficili da sostenere.

    alla prima novantenne che si fa avanti le devi dare le referenze, altrochè.

  2. Emanuele says

    @ Fikasicula

    Mi sembra giusto. Allora mi candido adesso che sono ancora relativamente giovane, diciamo sulla trentina.
    Chi mi vuole sfruttare si faccia avanti

  3. fikasicula says

    @emanuele
    fai male a non volere venire in sicilia. impareresti un sacco di cose interessanti.
    per candidarti ti devi candidare in giovane età. se gli uomini le vogliono giovani e belle dimmi perchè le donne dovrebbero volere un signore attempato 🙂

    per il resto se tutto ciò ti sembra equo, dato che si tratta delle normali relazioni così come vengono normalmente impostate in italia, allora stiamo fresche.

    non c’è nulla di equo. volendo stabilire un prezziario delle prestazioni di una moglie gli uomini non potrebbero mai trovare abbastanza soldi per pagarle.
    il fatto è che le donne sono a buon mercato e gli uomini sono sempre i soliti sfruttatori.

    ciao

  4. Emanuele says

    Io so cucinare bene, magari un giorno mi candido!
    In Sicilia non sono mai stato, ma devo dire che più cose leggo su questo blog e più mi passa la voglia di metterci mai piede.
    A parte ciò mi sembra che il tutto sia un equo e giusto scambio. Dopotutto anche il matrimonio più classico è un contratto, che fanno di male queste donne? alla fine le persone che contano sono quelle che ci stanno vicino, non la nazionalità e nemmeno la parentela