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Eva e Adamo – Di cosa parliamo quando parliamo d’amore

Tempo fa vi avevo parlato di un film che mi era piaciuto molto. "Le ferie di Licu" raccontava gli effetti di una migrazione su una relazione che nasceva in un altro mondo ed era intrisa di un’altra cultura. Ne rilevava le contraddizioni senza giudicare e con la capacità di far emergere la complessità di situazioni che proprio in questi giorni in italia vengono banalizzate, semplificate così come richiesto dalla spinta colonialista, razzista e xenofoba. Una spinta che ci appiattisce tutti in risposte rozze e superficiali proprio quando dovremmo spendere intelligenza e tempo nella comprensione profonda delle relazioni umane.

Il regista, soggettista, sceneggiatore e produttore di quel film, Vittorio Moroni, si muove in un circuito indipendente, complicato da promuovere se non con il passaparola. Una sfida difficile in un panorama culturale che attualmente esibisce grandi esempi di dipendenza dai circuiti di produzione e distribuzione che finiscono per monopolizzare anche le scelte politiche ed economiche di questo paese. 

Propone un altro suo film, in proiezione a roma e milano dal 25 settembre. "Eva e Adamo, di cosa parliamo quando parliamo d’amore", racconta tre storie di donne. Deborah, 19 anni, Veronica, 36, Erika, 76. Una ragazza che vive una relazione con Filippo e che di mestiere fa la spogliarellista in diretta tv collegata ad una hotline. Una donna che ha conosciuto il marito Alberto a Lourdes, lui vittima di una malattia degenerativa grave come la sclerosi multipla. Una matura signora che in vacanza ha conosciuto Moussà, senegalese di 35 anni, e lo sposa.

Sono curiosa di vedere questo film perchè fondamentalmente immagino che lo sguardo sia lo stesso del film precedente e in quel caso sarà senza dubbio un grande esercizio di sensibilità e uno sforzo di comprensione per tre coppie e tre donne che in un modo o nell’altro finiscono per essere oggetto di giudizi altrui. Credo che sarà ottimo vedere indagate queste relazioni, in una misura che immagino muoversi tra egoismi e altruismi, tra umanità e incertezza, in una dimensione che si scosta dalle vie sicure dell’amore cinematografico fatto di codici stereotipati ed estenuanti per arrivare alla zona inesplorata in cui il "tutto o niente" non ha significato. Perchè l’amore è dimensione soggettiva e chiunque prova a sperimentarla attraversando nuove strade merita attenzione e dunque si, merita anche un film.

Nella pagina dedicata al film è scritto: 

Tre donne, tre storie: ERIKA, DEBORAH, VERONICA. Per ciascuna di loro, in modi diversi, vivere la loro relazione amorosa significa affrontare una sfida: con se stesse, i propri bisogni, la propria idea di libertà, i giudizi sociali. EVA E ADAMO si interroga su cosa sia davvero la libertà di amare, quanto sia autentica, effettiva, pura e quanto invece compromessa con bisogni, illusioni, paure, forse ingombranti al punto tale da negarla. 

Indubbiamente da vedere.

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