di Feminoska
Strana, la comunicazione tra uomo e donna in campo sessuale: ricorda un po’ un viaggio nel mondo di Alice, dove tutto NON E’ come sembra.
Come qualsiasi donna sulla faccia della terra, ho dovuto affrontare queste incomprensioni con diversi esponenti dell’altro sesso svariate volte, per fortuna senza gravi conseguenze … Ma non sempre va a finire così.
Pare che insomma, l’idea maschile a riguardo sia questa: in ogni donna si nasconde una ninfomane assatanata, avida di uccelli, sperma, voraci fellatio. La sua educazione morale però, le regole della gentil donzella, le impediscono di dare libero sfogo a questa sua insopprimibile necessità: e qui ci viene in soccorso il nostro eroe che, con la sua verga fiammeggiante, si immola in tale strenuo compito con tutto sé stesso!
Ci sono uomini che decidono di venirti dentro, pur sapendo che non prendi la pillola: e quando inorridita e incazzata nera gli dici di portarti a comprare la pillola del giorno dopo ti rispondono: “secondo me la fai troppo grossa, figurati se sei incinta!” (…figurati… i bambini li porta la cicogna).
Ci sono uomini che si eccitano a vedere una soubrette tettona che esegue manovre orrende e impacciate sui poveri resti di un animale morto, scena davvero disgustosa, né divertente né tantomeno eccitante.Altri che vedono fallico ovunque (un po’ come i tori quando si dice che “vedono rosso”), si beano nello spruzzare ogni tipo di liquido in faccia e/o in bocca a una donna (dallo sperma alle bibite), anche se a lei il loro santo liquido viscido, appiccicoso e dal gusto per nulla assimilabile a goduriosa panna o cioccolato, non garba per nulla.
Poi ci sono uomini che vogliono il pompino garantito, salvo che a loro leccartela fa schifo (!), non si sa perché invece il loro uccello dovrebbe figurare sulla lista di un gourmet.
Ci sono uomini, e sono i peggiori, che vedono in ogni “no!” Il sì mascherato da no dalla femmina insaziabile ma beneducata dalla onnipresente cultura patriarcale che ci vuole tutte “sante e puttane”.
Quando all’Università ho seguito gli odiati corsi di linguistica e fonetica, ho imparato diverse cose a riguardo del linguaggio: ad esempio, che le parole sono solo una parte del linguaggio, che si compone di inflessioni, espressioni corporee e del viso, intonazioni, di significante e significato.
Credo sia abbastanza semplice, guardando una persona e le sue movenze distinguere un no! Deciso, da un no? Interrogativo, ad un no… dubbioso o ironico… no? Se non si hanno capacità di comunicazione adeguate però, vige la regola seguente: no vuol dire no. Semplice, chiaro, limpido.
Allora mi chiedo PERCHE’? Perché, se dico “non mi piacciono i rapporti anali”, appena giro il mio didietro subito il lui di turno, fingendo un errore topografico o con ostentata disinvoltura, cerca di piazzarmelo proprio lì ove non mi va?Oppure perché, se lui sa che non mi piace il suo bibitone autoprodotto, me ne deve esaltare le virtù salutistiche (stile enervit protein, lo sai che è pieno di proteine? Cavoli, ma allora mettiamo su una produzione industriale, abbiamo trovato l’uovo di colombo!)? O infilarmi il suo uccello in bocca come se dovesse farmi una gastroscopia, o cercare di riempirmi in ogni modo tutti i buchi di mia dotazione, perché “di più è sempre meglio”… che alla fine mi pare di essere un tacchino nel giorno del ringraziamento!!!
Un po’ scherzo, non tutti gli uomini per fortuna sono così. Ad alcuni leccarla piace tanto, altri si prodigano in virtuosismi non da poco, chiedendo sempre quali sono i gusti della lei di turno, ascoltando le sue parole, ma anche il modo in cui le stesse sono dette, con il tono e l’inflessione della voce, con i gesti.Altri invece, uomini pericolosi, si difendono proprio dicendo così: “lei ha detto no, ma in verità era un si”.
Come il caso presentato dal libro Stupro, di Joanna Bourke, che racconta di una donna americana che fu violentata da alcuni colleghi del marito che li aveva convinti che lei era una di quelle donne ”pervertite” che amava il sesso di gruppo e si eccitava con fantasie di stupro, per cui i suoi no volevano dire si. Si introdussero perciò in casa sua, mentre dormiva con il figlio, la trascinarono in camera e la stuprarono a turno sotto gli occhi del marito, nonostante le sue grida e i suoi tentativi di difendersi.
Al processo, gli avvocati degli imputati basarono la linea difensiva proprio adducendo come attenuante l’erronea convinzione dei tre di non fare nulla di male: ma, cito dal libro “quando il caso arrivò in tribunale, il giudice spiegò alla giuria che per emettere una sentenza di colpevolezza dovevano essere certi non solo che gli imputati fossero convinti che lei fosse consenziente, ma che questa convinzione era ragionevole. Se un uomo “ragionevole” avesse rivolto la sua mente e i suoi pensieri alla questione avrebbe concluso che le grida e la resistenza della donna segnalavano la mancanza di consenso, oppure avrebbe creduto all’affermazione del marito secondo cui tale esistenza per lei era l’unico modo di “scaldarsi”?”
In quel caso la giuria li condannò per stupro, e il marito per favoreggiamento e istigazione allo stupro.Tutto bene? Mica tanto.Penso agli innumerevoli casi che si verificano quasi quotidianamente nel nostro paese, dove ragazze e donne di ogni età, razza, preferenza sessuale vengono stuprate e poi umiliate dalla nostra cultura machista che le incolpa di vestirsi come più piace, di comportarsi in maniera sfacciata, di essere “drogate” o “ubriache” – che per la donna aumenta la responsabilità dello stupro, mentre per l’uomo funge da attenuante: lei era “sbronza” perciò colpevole di esporsi maggiormente ai rischi, lui era “sbronzo” perciò meno consapevole delle sue azioni – e infine, come ultima spiaggia, che si, lei diceva no “ma si vedeva che era si” , allora mi chiedo: perché è sempre colpa della donna che manda messaggi sbagliati, e mai dell’uomo che non li comprende o non li vuole comprendere?
Dobbiamo imparare tutt* la chiarezza: il no deve essere no, e il sì inequivocabilmente si… ma nel frattempo, dal momento che il no detto per difendere l’onore, posto che sia mai esistito (e di ciò dubito fortemente) non mi pare appartenere più ai nostri tempi, sono ancora più desiderosa di vedere un uomo pagare per quella supposta “incomprensione”.
Se un uomo non capisce, è sua responsabilità. E se il suo stato di incapacità di intendere lo ha messo in quella situazione peggio per lui… sbaglio o lo stato di ubriachezza è un aggravante in caso di incidente? Tu, stupratore, non avevi capito, eri “sbronzo”, in uno stato mentale alterato? Allora,inizia a guardare lucidamente il mondo da dietro le sbarre, e nel frattempo frequenta un corso che ti insegni a capire che nell’intimità un “no” è sempre un “no”!