Sacconi è il ministro al welfare. Il suo sottosegretario, la roccella, ha la delega alla sanità. Insieme, come abbiamo scritto tempo fa, hanno presentato un libro bianco nel quale raccontano la società per come la sognano. Una società lieta, con le donne psichiatrizzate se non intendono dare un figlio alla patria e con i lavoratori subordinati agli interessi delle aziende. La sicurezza sul lavoro, nel loro mondo perfetto, è un paragrafo che poggia sulla fiducia sul prossimo e sulle buone intenzioni degli imprenditori. Un capitolo interessante è quello dedicato agli immigrati, alle badanti, alla famiglia. Nessun riferimento alle donne che assieme a tanti uomini muoiono in mare per via di quel gioco che chiamano respingimento e che renzo bossi ha tradotto in “rimbalza il clandestino”.
Sacconi ha rilasciato una intervista al corriere ed è interessante leggerla per sapere cosa ne sarà di noi.
Interessanti soprattutto alcuni punti nei quali egli dice:
che la libertà e le responsabilità individuali non sono fondamentali. Meglio le “risposte collettive ai bisogni”, che in soldoni significa che i singoli come Berlusconi, i suoi compari, i razzisti, i fascisti, sono protetti in nome di un interesse collettivo che putacaso corrisponde con l’interesse individuale di alcuni singoli ai danni di intere collettività.
L’altro punto parla del fatto che in autunno, tremate compagni e compagne, “avrà grande rilievo il capitale umano, in tutte le sue forme”. Tradotto in italiano comprensibile significa che gli esseri umani saranno sfruttati il più possibile, anche in catene con forze dell’ordine, militari e ronde a fare da guardia perchè tutto vada come deve andare.
Prosegue infatti parlando dei giovani che secondo lui sarebbero meno disponibili al lavoro e alla fatica (nel mondo di sacconi tutto è possibile!) e sostiene che devono essere “corretti” i percorsi educativi. Tradotto: i figli dei manager studieranno per diventare la classe dirigente del domani e tutti gli altri faranno istituti professionali per imparare a fare parte – e senza lamentarsi – di una catena di montaggio.
Pare infatti che lui e la gelmini “realizzeranno una cabina di regia per integrare apprendimento scolastico e lavoro”. Ovvero, estenderanno l’apprendistato alle scuole elementari pur di aumentare la produzione nelle imprese.
A conferma di ciò egli afferma che ci saranno “canali di comunicazione tra scuole e imprese. Si tratta di estenderli e rafforzarli. La legge biagi (…) permette di conseguire titoli di studio con contratti di apprendistato in aziende convenzionate con le università”. Chiaro, no?
Parla poi di lavoro e stipendi. Dice che ci deve essere “una giusta distribuzione della ricchezza fondata sul riconoscimento dei meriti e dei bisogni”. Poi aggiunge che: “I salari vanno differenziati perché non siamo uguali.”
Lo dice proprio con chiarezza facendolo passare come una cosa rivoluzionaria e come un principio di grande equità. Non siamo uguali e dunque come ti permetti tu, povero stronzo che non sei nato nella famiglia tal dei tali, di pretendere uguale trattamento a scuola, nel lavoro, nella vita?
Non è finita.
Come già più volte anticipato dietro la questione strombazzata sulle gabbie salariali c’era un accordo già preso tra governo, confindustria e sindacati (tranne cgil) che presto entrerà in fase attuativa.
Sacconi infatti dice che in autunno, con il rinnovo dei contratti di metalmeccanici, alimentaristi, chimici e comunicazioni, ci sarà l’attuazione dell’accordo. Parla di contratto nazionale “meno invasivo”, di contratti decentrati che saranno sensibili alla produttività (stipendio base basso e poi: più ti fai il mazzo e più guadagni a costo della tua sicurezza e della tua vita), di una attenta valutazione di chi attuerà la strategia dei salari variabili e chi no.
Afferma: “ci devono dimostrare che l’egualitarismo non rientra dalla finestra dopo essere uscito dalla porta. Ne va della produttività…”
Capito? L’egualitarismo viene semanticamente trattato come fosse un valore di merda. Essere tutti uguali per sacconi è roba da buttare. Hanno buttato questo valore dalla porta e sorveglieranno affinchè non rientri dalla finestra. Giammai! Altrimenti ne va della produttività e la produttività – per lui – è più importante degli esseri umani: se tutti siamo uguali non ci può certo essere un esercito di schiavi inferiori che devono fare tutto il lavoro produttivo mentre i padroni stanno a fumarsi il sigaro alle isole Fiji. Chiaro.
Altro che futuro, siamo tornati all’impero romano con i liberi di nascita, i liberti, gli schiavi, le donne a fare minimo tre figli per contare qualcosa. Una organizzazione sociale effettivamente innovativa esattamente come ha saputo rinnovarsi il genere umano. Non c’e’ che dire.
E’ a questo punto dell’intervista che potete concedervi delle grasse e amare risate perché sacconi addirittura afferma che il centrodestra è un po’ di sinistra. Parla di amministrazione attenta ai bisogni (di chi?), che tutela i disoccupati (davvero? E come?), con ammortizzatori sociali (quali?) che a lui sembrano sufficienti. Parla di quel gran scandalo che è stata la social card, dietro la cui vicenda a Report [guarda la puntata e gli aggiornamenti] si sono scoperte tutte le magagne più ciniche del mondo. Parla di cultura del dono riferito ad un governo che sottrae risorse ai cittadini per favorire ogni sorta di speculazione a partire dalla monnezza di napoli, passando per il terremoto in abruzzo fino ai soldi per tappare i buchi economici delle amministrazioni governate dal centro destra.
Tira fuori il principio di sussidiarietà secondo cui per esempio si rivendica il diritto a sottrarre alle donne il diritto all’autodeterminazione. Parla dunque della collaborazione con la esimia mara carfagna. Assieme starebbero confabulando su una cosa che si chiama “mamme di giorno”. Ebbene si. Sacconi non preferisce asili nido ma altre donne piegate al lavoro di cura al modico prezzo di un vaucher, un buono prepagato. Come dire che anche se non hai figli devi fare la schiava madre per fame (come l’antica balia per le famiglie ricche).
Da tutto ciò non poteva essere escluso il tema della natalità (altrimenti da dove prendono tutti i consumatori e gli schiaviproduttivi per le imprese?) ed ecco che arriva come una sassata filtrato dalla solita retorica sul valore della vita (delle donne? Dei lavoratori? Dei vivi? Degli immigrati lasciati a morire nel mediterraneo? Ma no: delle celluleembrionali, naturalmente).
Parla di 194, di ru486. Abbatte il diritto di autodeterminazione e lo tramuta in un compassionevole diritto – ovvero: un dovere – a non vivere l’interruzione di gravidanza in solitudine. Abbatte anche il diritto a scegliere il momento in cui morire e parla ancora di diritto –evitando ancora di chiamarlo “dovere” – alla alimentazione e idratazione forzata.
Per chi non avesse fin qui capito perché il controllo dei corpi, della sessualità, la lotta contro l’aborto e l’autodeterminazione femminile sono così connessi al volere di un governo che salvaguarda lo sviluppo del capitalismo selvaggio, c’e’ un ulteriore passaggio della intervista nella quale sacconi chiarisce, senza ombra di dubbio, che “il valore della vita è presupposto necessario del vitalismo economico e sociale”. Tradotto: senza schiavi le imprese non accumulano capitale. Senza donne disposte a fare le schiave madri e a reggere il lavoro di cura sulle loro spalle la società per come l’abbiamo pensata se ne va in pezzi.
Sacconi chiama questo principio di schiavitù imposta:“impresa familiare” dove il padrone è il marito e la moglie regge tutto il peso della faccenda. Ciò che nelle fabbriche diventa rapporto improprio tra imprenditore e dipendenti nelle famiglie supera il paradosso. Le donne potrebbero essere produttive fuori dalla famiglia ma concretamente viene impedito loro di fare qualunque cosa che sia in contrasto con il disegno economico delle imprese – che esigono personale maschio, non mestruato e non gravido – e del governo che ha il problema di affidare bambini, malati, vecchi a qualcuno senza spendere un euro. Dimenticavo: bambini, malati e vecchi non valgono in quanto esseri umani ma in quanto soggetti che incrementano il Pil (prodotto interno lordo). Ecco perchè non puoi evitare di far nascere altri oggetti del capitalismo ed ecco perchè non puoi morire prima di aver fatto guadagnare tanti soldi tra ospedali, cliniche, farmaci, presidi sanitari, etc etc.
Sacconi si sofferma allora sulla sanità e sul ruolo della famiglia – leggi: ruolo delle donne – per l’assistenza dei malati anche presso gli ospedali.
Infine manda messaggi in codice al sud dicendo che tutta la sanità meridionale va commissariata. E se per commissariamento questo governo intende l’annuncio di un’altra emergenza per avere mano libera per nomine, incarichi, svendita della sanità pubblica a vantaggio di quella privata, per ricercare ove fosse possibile un profitto ancora maggiore sulla pelle delle persone, allora si. Se è questo che sacconi intende con “commissariamento” noi ci crediamo. Non è forse quello che stanno facendo – dalla scuola, alle infrastrutture, dalle pensioni alle carceri, dagli inceneritori alle centrali nucleari – in qualunque altro settore?
Se deve essere commissariata la sanità al sud allora cosa bisognerebbe fare a quella lombarda con tutti gli scandali in cui è stata coinvolta?
Quella di Sacconi è una società fascista e il suo è un chiaro programma fascista, né più né meno. Altro che Licio Gelli, i fascio-leghisti al governo si sono spinti ben oltre dei piani della P2.
Dopo le ronde, i concorsi regionalizzati e le gabbie salariali mi aspetto che qualcuno proponga l’abolizione del suffragio universale e il voto per censo, e allora siamo proprio a posto.
Vedremo se gli sbirri si ricorderanno da dove vengono quando avranno l’ordine di picchiare a sangue e forse sparare.
L’unico modo che ha questo governo di passare indenne l’autunno è creare un attentato ad opera di qualche uomo nero (Al Qaeda o i prezzolati “anarcoinsurrezionalisti” che mettono petardi e bombette su commissione del ministro di turno).