Lei si chiama Claudia (non è il suo vero nome),
ha avuto una infanzia normale, una famiglia normale, un fratello normale e poi ha conosciuto persino un uomo normale.
Il suo fidanzato fa il carabiniere e anche lui ha una famiglia "normale".
Potremmo dire che questa storia comincia con le campane che suonano a festa, sorrisi, spumante, panettone e tanti abbracci e baci tra familiari. E’ natale e Claudia festeggia assieme ai suoi cari e ai parenti del suo ragazzo.
Dopo cena Claudia si intrattiene con i cugini che sono venuti numerosi e scambia qualche frase con uno di loro, quello con cui ha trascorso l’adolescenza e ha vissuto tanti momenti prima di innamorarsi. Parlano del più e del meno e il carabiniere la guarda da lontano, la sua espressione sempre più cupa, le fa cenno di avvicinarsi. Claudia lo invita a sua volta. Vuole presentargli il cugino e condividere un rapporto vecchio di anni. Il carabiniere si indispettisce, cammina calmo verso di lei e le da uno schiaffo in pubblico. Il cugino chiede perchè e lui risponde che lei sa il perchè.
Claudia è mortificata e non prova neppure a replicare. Si rifugia in una stanza e non ne esce più fino a che tutti non sono andati via. La sera il carabiniere le invia un sms. C’è scritto: mi hai mancato di rispetto, non farlo mai più.
Claudia non capisce e decide di lasciarlo. Non risponde alle chiamate e riprende la sua vita sociale come ai vecchi tempi.
Il carabiniere la richiama che è già primavera. Le dice che sta partendo e che vorrebbe rivederla perchè starà via per tanto tempo. Sembra un incontro amichevole, invece lui la porta a casa sua e fanno l’amore. Lei in fondo non l’ha mai dimenticato e lui ha un piano preciso. Le dice che metterà il preservativo invece casualmente se ne dimentica e le eiacula dentro prima che lei possa proferire parola. Claudia è arrabbiata, giovane, e non ha alcuna intenzione di fare un figlio. Vuole procurarsi una pillola del giorno dopo ma il suo è un paese piccolo, la conoscono tutti, chiede a lui di darle una mano e di accompagnarla in città. Lui temporeggia. La accompagna solo l’indomani e – com’e’ ovvio – lei ha difficoltà a farsi prescrivere la pillola e a rintracciarla. Riesce a procurarsela tramite una amica e la prende a margine delle 72 ore.
Tutto inutile. Troppo tardi. Lei resta incinta. Lui le proibisce di abortire. E’ già partito ma riesce comunque a condizionare la sua vita. Telefona ai genitori di lei e racconta della gravidanza e delle cattive intenzioni della figlia.
I genitori di Claudia sono cattolici e ritengono di poter fare del bene a sua figlia aiutandola a portare avanti la gravidanza. Tempo un mese organizzano un matrimonio, portano la figlia da una psichiatra e la obbligano ad assumere farmaci che la "faranno stare serena".
Il carabiniere continua a sostenere la sua parte e dice ai suoceri che Claudia non è una persona molto equilibrata, che lui è pronto a farsi una famiglia e che lei invece è "un po’ confusa". I tre tutori di Claudia stringono un accordo che si interrompe solo in presenza di un ragazzo che chiameremo Lorenzo. E’ il fratello di Claudia, ha qualche anno più di lei e fa l’università. Non ha capito bene quello che è accaduto ma ad un certo punto si rende conto che sua sorella non sta bene.
Lei è intrappolata in una faccenda dalla quale non sa come fuggire. Non può più abortire e non vuole sposarsi. Non vuole stare con i suoi genitori ma non sa dove andare.
Suo fratello ottiene la fiducia dei genitori e ottiene anche di poterla portare con se’ a trovare una amica. La porta invece dalla sua compagna che studia medicina e che si rende immediatamente conto di avere a che fare con una persona sedata. Lorenzo le spiega che sua sorella è in trappola e lui non sa che fare. La ragazza è giovane e pensa di poter cambiare il mondo grazie ai gesti spontanei, alla passione, all’impulsività. Chiede che Claudia resti lì con lei per qualche giorno. Lei saprà farle cambiare idea.
Claudia senza i sedativi oramai va in astinenza e diventa una donna in paranoia. Ha una crisi di panico, l’angoscia la fa sentire in punto di morte e chiede al fratello di tornare.
Lorenzo la riporta a casa e non riesce a spiegare ai genitori perchè lei pianga e si disperi. Non può dire che ha tentato di aiutarla, proprio non può farlo.
I genitori chiamano la dottoressa che ricovera Claudia con un Tso. La pancia cresce e lei trascorre un tempo infinito nel reparto psichiatrico.
Il carabiniere dichiara di volerla sposare "lo stesso" e i suoceri gli sono grati per tanta responsabilità.
Si sposano in inverno, Claudia vede il cugino prediletto senza riconoscerlo, la cerimonia si svolge in modo perfetto e sua madre è felice.
Quando nasce il bambino Claudia ha ridotto e poi smesso i sedativi da qualche mese. Suo figlio è splendido e il carabiniere sembra un padre premuroso. Quando poi il bambino compie un anno lei è una donna vivace, travolgente, rinata. Suo marito resta in casa per un paio di mesi l’anno. Il resto del tempo lo passa fuori "in missione". Claudia decide di lasciarlo. Chiede aiuto a suo fratello e Lorenzo fa di tutto per trovarle una sistemazione.
Si fa aiutare dalla sua rete di amiche. La tengono nascosta mentre il fratello le porta il necessario. In quel periodo Lorenzo riesce a carpire alcuni racconti che Claudia condivide come se avesse scampato un grave pericolo. Il carabiniere l’ha picchiata, spesso. Le ha inflitto ogni genere di angherie e l’ha sempre trattata come se lei fosse una fuori di testa, una persona da assistere e compatire, una che non sa quello che dice, quello che fa. Lorenzo inorridisce ad ogni parola e coinvolge altri amici. C’è di mezzo un avvocato. Claudia firma le carte e il carabiniere riceve la richiesta di divorzio. Nel frattempo i genitori di Claudia fanno di tutto per rintracciarla. Non si accontentano della lettera che lei gli ha fatto avere ne’ delle parole rassicuranti di Lorenzo. Loro vogliono vedere il bambino perchè "il bambino con lei non è al sicuro, lei voleva ammazzarlo prima di farlo nascere".
Il carabiniere ovviamente chiama i suoceri che da sempre sono i suoi migliori alleati. Anche lui avanza pretese sul bambino. Dichiara di concedere volentieri il divorzio a Claudia purchè lei gli lasci la custodia del figlio.
Lorenzo continua a fare da spola tra casa e il luogo in cui è protetta sua sorella e le riferisce ogni frase. Claudia si consulta con l’avvocato e dà inizio alle pratiche per l’affido del bambino.
Quando il carabiniere riceve le carte chiama ancora i suoceri e insiste sul fatto che non può essere lei ad aver formulato volontariamente le richieste. Di sicuro Claudia è sotto l’influenza di qualcuno, tenuta sotto sequestro e minaccia di mettere nei guai Lorenzo se non gli rivela dove può trovarla. Lorenzo non dice nulla ma promette che parlerà con sua sorella. Nel frattempo però lui non ha più accesso a soldi e risorse da portare a Claudia.
Chi si prende cura di lei riesce a tirare avanti per un po’. Infine devono arrendersi: lei non può lavorare perchè il figlio è troppo piccolo, nessuno li aiuta, niente lavoro, niente casa, niente di niente. Claudia torna dai suoi. I genitori la riportano dalla psichiatra, prima provano – senza riuscirvi – a costringerla a tornare con il marito, poi chiedono la custodia del bambino e iniziano una battaglia legale con il carabiniere. Claudia a quel punto è quella che ha fallito, che non è affidabile, che non è in grado di badare a se stessa. Lei non è in grado di gestire la sua vita con autonomia, quindi bisogna tenerla in stato di dipendenza. Per il suo bene.
Claudia si sente privata del diritto di dimostrare che è una persona che sa decidere per se’, che non ha bisogno di tutori, assistenti, sostituti, persone che fanno di tutto per farla apparire come una incapace. Claudia è stata piegata, prevaricata in ogni momento ed è stata uccisa lentamente, ogni volta che qualcuno le sottraeva forza e capacità di determinare la propria esistenza.
Claudia ha trascorso la sua ultima sera con Lorenzo. Ha accarezzato a lungo suo figlio. Ha preso il suo farmaco, in quantità abbondante, ed è morta a 23 anni per collasso cardiaco.
I genitori dissero a tutti che la morte era legata alla sua patologia. Dopo la morte di Claudia il carabiniere tornò alla carica e ottenne la custodia del bambino.
A raccontarci di questo femminicidio silenzioso è stato Lorenzo, da allora fuggito in un paese straniero, ha completamente tagliato i ponti con i suoi genitori. Si sente responsabile della morte della sorella perchè ritiene che avrebbe potuto fare di più.
Era poco più grande di lei e senza nessuna autonomia economica. Ha fatto quello che poteva ed essendo cresciuto in quel contesto noi pensiamo che anzi abbia sviluppato una capacità di vedere le contraddizioni della sua famiglia non indifferente. Lui pensa di essere uno tra quelli che non l’ha sottratta alla morte. Noi pensiamo che lui sia stato l’unico che in qualche modo abbia tentato di salvarle la vita.
Non è facile aiutare qualcun@ che sta annegando, caro Lorenzo, specialmente se ci sono tre persone che continuano a tirarl@ giù. Saresti annegato con lei. Hai fatto ciò che hai potuto.
Ora sappiamo che chiunque dovesse trovarsi nella stessa condizione deve rivolgersi ad un centro antiviolenza perchè la violenza psicologica è tanto grave quanto quella fisica. Chi si trova nella stessa situazione (o in una situazione simile) deve evitare di lasciarsi avviluppare fino a sprofondare in quel modo. Prendete l’indirizzo del centro antiviolenza più vicino e tenetelo attaccato al frigorifero. Custoditelo come una grande risorsa, condividetelo con le amiche che si trovano in difficoltà. E’ un passaparola necessario.
Lorenzo, grazie mille per averci permesso di raccontare questa dolorosissima storia. Chissà che leggendola qualcun@ non trovi le risposte per se’. Ti abbracciamo ovunque tu sia e speriamo che tu riesca ad andare avanti sapendo che ogni piccolo gesto di autodeterminazione realizza persone libere. Tua sorella ha provato. Tu sei riuscito ad andartene. Segno che l’autodeterminazione delle donne non serve solo alle donne ma costruisce un mondo di libertà tutto attorno.
Ci piace pensare che sia stata lei ad aver aiutato te e che il suo ultimo gesto sia stato un atto di ribellione e di libertà. Ha vinto lei. Libera lei, liberi tutti, libero anche tu.
grazie Lorenzo. Hai fatto quello che hai potuto.
Spero che la tua storia riesca a far togliere a quell’assassino il figlio della sua violenza: un’altra vita rovinata.
Hai un nome bellissimo e un grande cuore. Ho un fratello molto più giovane di me che ti somiglia, coraggioso, con un grande senso di giustizia. Sono certa che al posto tuo si sarebbe comportato come te e che tutti quei colpi inferti mi avrebbero finita molto prima di tua sorella. E so anche che non avrei mai smesso di amarti.
Lei ha DECISO di non lasciarsi vivere. E per quanto a chi resta possa sembrare assurdo, doloroso, straziante lei ha deciso di liberarsi.
Per questo ha vinto.
Perciò non sprecare un altro solo secondo della tua nuova vita nel rancore e nei sensi di colpa, che ogni scelta è una scommessa e il più delle volte si perde, per quanto nobili siano le nostre intenzioni o i progetti che avremmo potuto realizzare.
Non tornare più indietro. Vivi a fondo la vita che non ha avuto lei, senza limiti e senza accontentarti mai. Respira. Godi. Ama. Senza risparmiarti.
E sii più felice che puoi.
Ciao
Per lorenzo
caro, non sentirti in colpa, tua sorella ha molto apprezzato la tua vicinanza ed il tuo interessamento, sei stato l’unico che ella ha sentito vicino.
Non avresti potuto fare di più, credimi…quindi, quando hai quel senso di angoscia che ti assale pensa a quanto si sia sentita confortata da te e, dolcemente, rivolgile un sorriso.
Poi spero che il tempo ti dia il necessario distacco di cui hai bisogno.
Grazie.
Ho i brividi e gli occhi lucidi dalla rabbia.
E poi ‘sti sbirri vorrebbero esportare democrazia e libertà, mah…
Siamo messi come l’Afghanistan.
Povero bambino che verrà cresciuto da nonni delinquenti ed invasati e da un padre violento e subdolo.
Disgustoso anche il solito TSO usato per violentare menti e corpi.
Caro Lorenzo, ho appena letto la tua storia e mi sono venuti i brividi, se non le lacrime. Non voglio spendere molte parole per definire i tuoi genitori e il marito di tua sorella, perché si commentano da soli, dico solo che si dovrebbero vergognare e che loro sono i veri malati da sedare. La cosa che però mi preme dirti è che non devi sentirti in colpa, tu hai fatto tutto quello che potevi, tutto ciò che si poteva nelle tue possibilità. E’ vero, tua sorella è morta ugualmente, ma non per colpa tua. Eri tu contro tre persone, era impossibile farcela… ma tu ci hai provato, ce l’hai messa tutta e hai regalato a tua sorella sostegno, aiuto ed affetto nei momenti in cui ne aveva più bisogno. Le sei stato vicino, l’hai capita, ascoltata ed aiutata… cosa potevi fare di più? Lo so che quando una persona cara muore ci si sente dannatamente in colpa, lo so perché l’ho provato anche se per me è tutta un’altra storia, ma bisogna trovare la forza di reagire, di non colpevolizzarsi, perché si è fatto tutto ciò che si poteva, ma se la nave imbarca acqua e tu sei l’unico che se ne preoccupa, la nave affonderà comunque. Noi siamo umani, abbiamo dei limiti, ma quello che vorrei farti capire è quello che hai donato a tua sorella, nel momento in cui l’hai portata lontano dal marito. Le hai regalato amore, sostegno, aiuto e un rifugio, anche se non è durato per sempre… quei momenti sono stati importanti per lei, e credo che te ne sarà grata per sempre. La vita ha dei risvolti che non capisco, ma questo non deve e non può vanificare tutto quello che si fa per migliorarla. Sei stato un grande fratello ed amico, sei stato coraggioso e forte e credimi che per tua sorella è stato importantissimo. Un abbraccio fortissimo