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Il mercato

"Signo’, signo’, cinque paia di mutande cinque euro. CINQUE PAIA DI MUTANDE CINQUE EEEEEEUROOOOOO. VENITE BELLE SIGNORE, VENITE. Signora le vuole le mutande?"

Il mercato siciliano è un’esperienza che trovi solo in posti similmente arabi. C’e’ l’urlatore che attira l’attenzione delle signore e quell’urlatore normalmente era un siculo che ammiccava se vedeva una bella fanciulla o un siculo infastidito se vedeva la signora che rovistava tutta la riserva di mutande per poi chiedere: "ma non ce l’ha quella fucsia?"  – "Signo’, c’e’ rossa, bordo’, ciclamino, ci serve proprio fucsia? non ce l’ho!" e lei, che conosceva la risposta, se ne andava con l’aria di chi aveva intenzione di comprare ma non ha potuto…

Ogni volta che torno al mercato cambiano quelli che stanno ai banchi di vendita e anche gli urlatori con il tempo hanno cambiato aspetto e accento. Solo lo sguardo ammiccante è rimasto lo stesso. Il tizio che vende mutande stavolta è un ragazzo nordafricano. Gli chiedo da dove viene e mi dice che viene dall’africa. Gli dico che l’africa è grande ma si vede che non vuole dirmi di più. Gli chiedo da quanto tempo è qui. Mi risponde in inglese perchè vuole evitare che i suoi colleghi sentano. Mi dice che è qui da pochi mesi. Il tempo di mettere da parte qualche soldo per arrivare a londra. Lì c’e’ un suo parente che gli troverà un lavoro. Chiedo come è arrivato fin qui e mi dice che ha le carte. Non approfondisco. Capisco che è un tema difficile da chiarire. Gli chiedo se sa che c’e’ gente che proprio in queste coste arriva spesso morta. Si guarda intorno, per avere conferma di tutti i suoi colleghi che più o meno hanno la stessa provenienza e mi dice che loro sono vivi.

Vorrei chiedergli un sacco di altre cose. Vorrei dirgli che l’italia è un brutto posto e che non ci meritiamo tutti gli sforzi che le persone come lui fanno per raggiungerci. Siamo uno stato confessionale dove il vaticano sceglie i professori di religione da inserire nella scuola pubblica, li fa pagare con i nostri soldi a 300 euro in più rispetto a tutti gli altri insegnanti e poi esige che essi diano un giudizio sugli alunni che diventa una discriminazione perchè se non sei cattolico quel voto non lo avrai mai. 

Siamo in uno stato in cui gli uomini come lui sono considerati schiavi, dove le donne che vengono anche da terre come la sua vengono "sanate" a loro spese per fargli fare il lavoro che sostituisce i servizi che il governo non ci darà mai.

Siamo l’italia in cui le donne devono lavorare fino alla morte per fare risparmiare lo stato che poi reinveste i soldi che non dedicherà mai alle cose che ci solleverebbero da tanti obblighi in armi, guerre, profitto delle grandi imprese, mantenimento di privilegi dei ricchi, ronde di terra e di mare per far colare a picco le imbarcazioni con gli immigrati.

Siamo veramente un brutto posto in cui approdare ma sono tutti discorsi un po’ sciocchi perchè io ho comunque un tetto e da mangiare, sto in vacanza e volendo posso anche comprarmi un paio di mutande rosse, bordò e ciclamino, lui invece continua a guardarmi le tette e io mi ricordo improvvisamente che dietro il simbolo dei miei ideali di donna bianca e occidentale c’e’ un uomo. Uno come tanti, probabilmente un po’ sessista.

Sto con la mia tenuta frikkettona da spiaggia, il mio bikini in trasparenza, non ho le scarpe di caucciù e le perline ai capelli per pudore – non potrei mai essere associata ad una nostalgica dei tempi che furono. Ho il mio braccialino da figlia dei fiori alla caviglia, il mio tatuaggio usa e getta sulla curva del seno, la mia borsa con crema solare d’appoggio e stuoia per lucertole pigre, il mio bel libro impegnato e nonostante la mia precarietà e la consapevolezza di stare qui non da turista ma da abitante di questi luoghi comunque mi sento una perfetta idiota. 

Posted in Omicidi sociali, Pensatoio, Precarietà.