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Le donne nelle pubblicità sembrano tutte sceme

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Noi già ne avevamo parlato. Alessandra Daniele ne parla su Carmilla Online. Condivido il post e aggiungo solamente alla lunga lista di esempi di umiliazione delle donne in pubblicità una recente che vede una donna che parla con la polvere. C’era già la donna che parlava con lo scopino spazzatutto e con lo sturacessi ma una che parlava con la polvere ancora non l’avevo vista. Come dire: siamo cretine a tal punto da farci venire un colpo apoplettico se un centimetro di polvere osa poggiarsi sulla superficie dei nostri mobili. Fondamentalmente invece – per esempio – io odio spolverare e odio fare i lavori di casa. Però so pensare e quello che penso di certe categorie professionali è bene che io non lo dica per intero. Il granello di polvere potrebbe darsi alla droga pesante per lo shock dell’abbandono e il pubblicitario che è così idiota a tal punto da psicanalizzarlo rischierebbe di annegare la propria crisi esistenziale nell’alcool. Certe volte mi chiedo: ma se non si facessero pagare per questi abominii i pubblicitari potrebbero mai trovare un lavoro vero?

Eccovi il post:

L’estate senza senso

di Alessandra Daniele

Stepford.jpgIn
seguito a uno spot nazistoide di quell’acqua minerale che dice di far
pisciare, in rete s’è parlato molto del modo in cui la pubblicità
rappresenti le donne. Nello spot in questione, un coro di inquietanti
siliconate isteriche insulta una poverina colpevole di avere ancora
sembianze umane. Le tipe del coro mi hanno ricordato Le mogli di Stepford
(”The Stepford Wives” di Ira Levin- 1972) storia d’un apparentemente
idilliaco villaggio della provincia USA in cui gli uomini uccidono
sistematicamente le loro mogli per sostituirle con androidi
decerebrati. Non so se quell’acqua faccia davvero pisciare, di sicuro
lo spot fa cagare.

E non è certo l’unico.
C’è lo yogurt che spara lo slogan ”per un piacere così la bocca non
basta” sull’immagine di una donna accucciata a 90°. C’è la strappona
che si eccita solo col formaggio molle, e la casalinga che annusa
mutande e calzini con l’ammorbidente. La tipa della birra italiana si
becca un facial di vernice dicendo stupita ”blu?…” Una quarantenne
racconta alle amiche di non potere più entrare in un ascensore perché
puzza troppo quando si piscia addosso (troppa minerale?) Una trentenne
scheletrica si rifiuta di mettersi in costume definendosi ”gonfia”,
finché non assume lo yogurt lassativo (ecco di cos’era gonfia). Questo
spot è reso particolarmente assurdo dal modo sgangherato in cui la
Marcuzzi declama lo slogan finale: ”Goditi l’estate senza senso…di
gonfiore”.
E questi sono solo alcuni esempi, c’è anche di peggio che non merita menzione (né minzione).
In generale, il modo in cui la pubblicità rappresenta le donne oscilla
tra lo sfruttamento della prostituzione e l’incitamento al suicidio,
per anoressia, o ingestione di detersivo ”alle proteine del grano”
(sì, esiste davvero).
Non che le cose vadano meglio altrove. MTV pullula di stracciamutande
con ciglia finte e parrucca biondo platino, che sembrano uscite dalle
pagine di un Playboy anni ’60, mentre il Tg5 distrae i suoi
telespettatori dalla valanga di cazzate propagandistiche che spaccia
per notizie, facendosi precedere da una lunga rettoscopia di Belen.
Intanto, il vaticanista del Tg3 ha appena perso il lavoro a causa di
un’innocente gaffe su Ratzinger. Perché la TV italiana è un bordello
sì, ma bigotto. Un bordello vaticano che sembra uscito dagli anni
’60…del sedicesimo secolo.
Godiamoci l’estate senza senso. 

Posted in Corpi, Omicidi sociali, Pensatoio.


2 Responses

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  1. Vera says

    Non ho presente lo spot della donna che parla con la polvere, ma sono certa di tre cose:

    1) non mi dispiace tenere casa mia pulita;

    2) se non soddisfo il punto 1, NON divento isterica;

    3) riesco ad assolvere al primo punto rimanendo un essere pensante con una vita sociale e culturale del tutto sana.

    Comunque, il vero problema della pubblicità, secondo me, è che ha perso il contatto con la realtà. Voglio dire, sembra avere scopi di ordinamento mentale, cioè di codizionamento psicologico, più che mirare a far vendere un prodotto.
    Chi mai comprerebbe qualcosa, magari di inutile e costoso, solo perchè “ben” pubblicizzato? Forse solo le persone che si riconoscono in quello spot o, peggio, quelle donne che non si rendono conto di essere continuamente ridicolizzate, banalizzate e sfruttate.

  2. Mat says

    Sì le pubblicità sono tutte così, il guaio è che adesso ci siamo assuefatti a questi insulti. Tra l’altro per i “creativi” non sono solo le donne ad essere cretine, ma anche gli adolescenti, i giovani, gli anziani.
    La mia paura è che a forza di lavaggi del cervello stiamo davvero assomigliando sempre di più a queste patetiche rappresentazioni.