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Debora Serracchiani e le sue *vecchie* idee sulla sicurezza

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No Blogo scrive:

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Si deve combattere l’immigrazione clandestina, sviluppando una politica europea di controllo dei confini dell’Unione.
Idee per la sicurezza | Debora Serracchiani

Sarà un chiodo fisso, ma il primo parametro su cui giudico un
politico che si definisce "di sinistra" è quello del rapporto con il
tema della migrazione e della xenofobia.

Con Debora Serracchiani viene facile, mette in ordine le sue 4 idee e la prima è "idee per la sicurezza".

Già questa tassonomia delle idee, appiattita su quella della lega, con l’equazione tutta immaginaria sicurezza = immigrazione
è offensiva ed intollerabile per un sentire di sinistra.

Poi leggendo il temino sull’idea della sicurezza … si vede che:
– di idee non ce ne manco una … ne sulla sicurezza ne sulle politiche migratorie
– che si riprendono, stancamente, i giudizi di Famiglia Cristiana o di Fini sul DdL sicurezza

si ribadisce invece il presupposto ideologico leghista: 

la discriminazione tra

immigrati regolari vs clandestini
 
e questo basta a capire che non c’è nessuna comprensione della presenza migrante.

Se questo è il nuovo del Partito Democratico …

>>>^^^<<<

Condivido perfettamente la opinione di Noblogo e la metto a confronto con quella di una donna che nel Pd ci sta da tempo, Anna Paola Concia, la quale tra le altre cose, a proposito del metodo di scelta della classe dirigente nel Pd, dice: 

"Si procede per somiglianza. Per appartenenza. Scegliendo solo tra
una metà dei possibili candidati. E anche quando ci si danno delle
quote per statuto, questo non viene vissuto come una esperienza di
democrazia. Chi ha il potere decisionale, cioè un uomo, lo vede come un
adempimento burocratico. Come un modulo che è costretto a riempire, e
lo fa in fretta, in brutta calligrafia.
E così, i partiti riempiono il contenitore delle quote con un contenuto
qualsiasi. Per cooptazione. Con le più docili, le più funzionali al
mantenimento del potere. A volte con donne già note al grande pubblico
per altre competenze. Oppure con le veline. Sono escluse di solito le
donne competenti senza padrini, quelle con più libertà di giudizio,
perché sono meno manovrabili. Perché sono gli uomini a scegliere
."

Del perchè le donne e i partiti al maschile non sono compatibili avevo parlato in due differenti post:

—>>>La politica al maschile e le donne in politica (nel quale analizzo criticamente proprio l’intervento della Serracchiani che tanto ha fatto presa sul web)

—>>>Donne, partiti, sistemi elettorali

—>>>La foto viene dal sito del coordinamento migranti

Posted in Anticlero/Antifa, Omicidi sociali, Pensatoio.


2 Responses

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  1. fikasicula says

    ciao fabio,
    solo per dirti che noi non partecipiamo al dibattito interno al pd.

    se quello che stanno facendo corrisponde a quanto ci spieghi con grande solerzia tu: “”giocare” sfruttando le regole ormai assunte della società in cui stiamo vivendo.”
    “attrezzarsi con una figura nuova e giovane capace di catturare lo “share elettorale””, è solo una conferma del fatto che il pd sia veramente vecchio e tenta solo di stare al traino con il partito di berlusconi essendo destinato a perdere perchè lui in quanto share e tutto il resto gioca molto meglio.

    la figura nuova e giovane non è la serracchiani, e non che mi interessi chi sarà il leader del partito, perchè lei è un funzionario di partito funzionale al partito.

    dici che chi non ci sta può andarsene. ebbene noi non ci siamo già e dunque non ci serve andarcene. oltretutto credo che sia anche per questo metodo un po’ da out out o così o pomì che vi perdete gli elettori perchè se ne vanno. altrove o da nessuna parte.

    la base, che voi lo vogliate o noi, in fondo sono i voti della gente. e qualla base lì non la tieni al cappio con le tessere.

    ciao

  2. Fabio Pari says

    In questi giorni in cui le Istituzioni chiedono il silenzio intorno all’inchiesta di Bari, così da consentire al Cavaliere di non doversi presentare al G8 truccato di bianco e con un simpatico naso rosso, la scena politica s’anima d’altre storie… tra cui la corsa al congresso del Partito Democratico.
    L’11 Ottobre sapremo chi sarà il nuovo leader del partito, al quale toccherà l’arduo compito di reggere le fila di un battaglione ormai stanco e ferito, consegnando nuova identità e nuova spinta ad un progetto che rischia di trasformarsi nel fuoco di paglia più clamoroso della storia della politica italiana.

    Ai blocchi di partenza abbiamo il segretario “tecnico” Dario Franceschini e, come annunciato mesi fa, l’ex-ministro Pierluigi Bersani. Non voglio dilungarmi troppo a parlare di questi due, a mio avviso, bravissimi politici, perché penso seriamente che nessuno dei due rappresenti ciò che è necessario per dare nuovo lustro a questo progetto.
    Bersani ha detto che “bisogna ricostruire il partito” e che lui, a differenza dello sfidante, “non parla di vecchio e nuovo”. Scusate, ovvio che non parli di vecchio e di nuovo, rischierebbe lui stesso di trovarsi in imbarazzo al momento della collocazione.
    Proseguo ribadendo, come spesso ho fatto, la mia stima e i miei complimenti a Franceschini, il quale è riuscito nel difficilissimo compito di “tenere botta” alle europee e a non far implodere il partito nel post-Veltroni.
    Tuttavia ritengo il suo compito esaurito. Doveva essere il traghettatore tra due generazioni, quella del “vecchio” (o nuovo?) Bersani e dei suoi attempati coetanei (non anagrafici, ma mediatico-politici) come Prodi, D’Alema, Veltroni, Rutelli, Bindi, Fassino, ecc… e la VERA nuova e INEDITA generazione politica.

    Ragazzi miei, ci vogliono persone che non si sono mai viste prima!
    Persone che non hanno ricoperto prima d’ora ruoli di spicco nel partito nazionale, persone che non sono già state “consumate” dall’opinione pubblica, persone che si sono fatte le ossa all’interno del partito lavorando sul territorio, persone che arrivano a questo importante appuntamento per TUTTO il centrosinistra italiano svincolate il più possibile da vecchie divisioni e appartenenze.
    Rischiamo che con questo “bipolarismo” interno tornino a galla vecchi rancori neanche troppo sopiti, che porterebbero molto probabilmente a nuove tensioni e scontri pubblici, riuscendo a dare per l’ennesima volta la patetica immagine di essere un partito diviso su tutto e su tutti.

    Per questo spero con tutto me stesso nell’OUTSIDER e, tra tutti i nomi che circolano (Ignazio Marino, Marco Simoni, Giuseppe Civati), spero che si presenti DEBORA SERRACCHIANI.

    Sono fermamente convinto che in un Paese come l’Italia, dove l’apparenza, negli ultimi anni, vale più della sostanza, sia necessario “giocare” sfruttando le regole ormai assunte della società in cui stiamo vivendo.
    Con questo non voglio dire che queste regole siano da condividere, ma ritengo sia inutile ignorarle facendo gli intellettuali di sinistra.
    Il gioco è questo, che lo vogliamo o no, occorre attrezzarsi con una figura nuova e giovane capace di catturare lo “share elettorale” (mi piace chiamarlo così).
    Che poi dietro ci debba essere una base solida e una sostanza programmatica è senza dubbio necessario.

    Ci vuole un LEADER nuovo e un PARTITO DEMOCRATICO nuovo, con i suoi componenti pronti a remare tutti nella stessa direzione. Certo, le discussioni ci saranno e ci devono assolutamente essere, ma vanno risolte all’interno del partito e nei luoghi a questo adibiti.

    Una linea CHIARA e COMUNE, chi non è d’accordo può andarsene.

    Ascoltate il discorso di Debora all’Assemblea Nazionale dei Circoli, non c’è bisogno di aggiungere nulla.

    http://fabiopari.blogspot.com/