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Agli italiani: licenza di uccidere le donne straniere

Ieri, tra un femminicidio e l’altro, ne è avvenuto uno che i quotidiani hanno trattato ovviamente in modo differente. Come se si fosse aperta un nuovo tipo di stagione venatoria. Il tiro al bersaglio alla straniera. Al soggetto debole, indifeso, senza nessun appiglio solidale in una società che la vuole già morta.

Se alcuni riportano la confessione dell’assassino, con il "movente" e la storia, altri, come il Corriere e Il Giornale, quest’ultimo più chiaramente impegnato a fomentare assieme ad altri quotidiani di destra il razzismo più becero, non solo ignorano il movente e le modalità del delitto ma addirittura fanno diventare l’assassino una specie di vittima delle circostanze o una vittima in senso definitivo.

Lei era una ragazza romena che vendeva prestazioni sessuali per le strade di Ariccia. Lui un cliente italiano che "ha reagito male" – per dirla alla bill di kill bill volume 2 – per un sovrappiù di prezzo.

La cantilena è: "voleva essere pagata troppo". Così l’ha ammazzata. Anzi egli dice che lei voleva più della cifra pattuita e il Giornale rincara la dose dicendo che la "puttana" voleva rapinarlo e che perciò lui si sarebbe difeso con un coltello. Per il Corriere il coltello ce l’aveva la ragazza mentre esigeva il compenso. Quello che sappiamo noi è che quel coltello l’ha ammazzata.

Provate ora a fare mente locale sul mestiere della sex worker: è la professione di chi vende servizi sessuali esattamente come la banca vende servizi bancari. Di sicuro la sex worker offre servizi certi a prezzi decenti. La banca invece diciamo di no. Nel senso che non offre ne servizi certi ne’ prezzi decenti.

La banca prende soldi dai piccoli risparmiatori e investe il contante in iniziative delle quali i risparmiatori non sapranno mai niente fino a che la banca non dichiara fallimento e li manda a quel paese. Per inciso: la banca in quel caso sarà rifinanziata dallo stato, i piccoli risparmiatori invece no.

La sex worker è una donna che sceglie un modo diverso per trarre profitto dal proprio corpo. Soprattutto lo fa a cifre decenti perchè si abbatte il prezzo giacchè si interrompe la mediazione di magnacci di vario tipo: santoni delle vallette, venditori di cosce lunghe di prima serata, pubblicitari che danno gratis la figa altrui per vendere la conserva di pomodoro. Come dire: si interrompe la filiera. Direttamente dalla produttrice al consumatore.

Certo non è tutto rose e fiori. Non lo è perchè capita che ci sia qualcuno a farsi mantenere dalla sex worker. Esattamente come in altri campi. Ed è per questo che le sex workers hanno costituito un sindacato e chiedono di essere regolarizzate per poter agire in rapporto di diritti e doveri nei confronti della società.

L’Italia però in fatto di discriminazione delle persone prostitute ha una storia triste e in questo periodo – assieme a tante altre questioni – anche quella della prostituzione è diventata terreno di persecuzione e di discriminazione. Lo è diventata a tal punto che la carfagna, sempre lei, porta avanti un disegno di legge per punire le prostitute e dare una pacca sulla spalla ai clienti.

Rendere le prostitute fuorilegge le mette ancora di più in condizione di essere vittime di ogni genere di angheria. Insistere nella totale delegittimazione delle sex workers significa esporle alle violenze più gravi.

Se crei il contesto, la giustificazione culturale per fare del male alle persone, esattamente come accade a tutte le donne dentro e fuori casa, più dentro che fuori, ecco che quel male si riversa immediatamente sui soggetti oggetto di persecuzione.

Vi sono uomini che ritengono di essere nel giusto quando picchiano, stuprano, ammazzano una donna. Il fatto che ritengano di essere nel giusto spesso dipende dal clima culturale che imperversa nel contesto in cui vivono. Vi sono uomini che vengono giustificati se ammazzano una prostituta. Eppure quegli stessi uomini non godrebbero della minima comprensione nel caso in cui reagissero male all’aumento del tasso di interesse bancario.

Alle banche non si più torcere un capello, neppure in senso simbolico, neppure facendo una rigatura sulla vetrata. Eppure le banche sono immorali, ladre, usuraie, prendono tutto, giocano al capitalismo assieme ai loro compari, talvolta sono create dagli stessi compari che per sanare i bilanci delle loro imprese prendono linfa dai correntisti senza mai restituirla, rovinano la vita ad un sacco di persone, pignorano ogni pezzo di vita rintracciabile se solo hai mancato di coprire una rata di rientro dal mutuo e poi usano i guadagni dei pignoramenti per rifinanziare le imprese che talvolta, diciamo così, sono mafiose.

A me non può venire in mente di prendere a coltellate il bancario che mi aumenta il tasso dello scoperto. Non posso incazzarmi con il padrone di casa se mi aumenta l’affitto. Non posso neppure incazzarmi con la telecom o con l’enel, oramai diventate eteree, astratte, nascoste dietro i call center che non potrò mai raggiungere fisicamente per "reagire male" – e mi riferisco ad uno sputo in faccia – per contratti mai richiesti, per aumenti inspiegabili, per conguagli criminali. Non possio arrabbiarmi per il prezzo della benzina e per l’andamento dei prezzi che in generale tendono a salire nonostante siamo tutti un po’ nella merda. Non mi posso incazzare con chi guadagna da tutto questo, con chi specula sulla vita dei lavoratori risparmiando sulla sicurezza, con chi butta a mare gli stranieri per farli rientrare a flussi con tanto di schedatura da schiavi del 2009. 

Ci sono un sacco di ragioni per le quali a me non è concesso reagire male. Ne mai lo farei se non nella misura in cui si tratta di rivendicare diritti senza torcere un capello a nessuno. Infatti non mi è concesso neppure quello. Già il verbo "manifestare" per certa gente è giustificazione per manganellate e repressione di ogni tipo.

Ma se non è concesso a me allora spiegatemi: perchè un uomo italiano può permettersi il lusso di andare a prostitute, beccarne una, fruire delle prestazioni sessuali offerte e poi ammazzarla perchè il prezzo della questione non gli sta bene?

E pensando a quanto scrive Il Giornale, se la donna uccisa viene paragonata ad una rapinatrice perchè esigeva un giusto compenso, come chiamiamo lui? Un onesto e distinto signore irretito da una puttana che ha agito per legittima difesa?

La nausea è veramente tanta e quello che è grave è che di questa donna sapremo solo quello che il suo assassino ha voluto raccontare. Come se non ci fossero clienti che consumato il pasto poi si rifiutano di pagare.

Chi guadagna il primo premio per la capacità di stimolare conati di vomito è comunque sempre Il Giornale dove a questo punto penso che non scrivano degli esseri umani ma delle persone abiette che un po’ per soldi e un po’ perchè razzisti fino all’osso fanno della disumanità un metodo di disinformazione.

Una donna è stata brutalmente uccisa per infimi motivi e dato che è romena non riesce ad essere ricordata con dignità neppure da morta. Un uomo, italiano, ha ucciso una donna. Il Giornale, sempre più accecato dalla totale assenza di ragione, lo difende e potesse, a questo punto penso, lo premierebbe.

Perchè non abbiano titolato: morta una puttana romena, felicità, una in meno – non si sa. Non credo sia per pudore. Avrebbero anche venduto parecchio tra i soggetti della stessa specie. Secondo me il titolista di punta dormiva.

Che peccato, questa umanità così morta. Talmente morta che puzza di marcio. Il peggio è che il marcio straborda e se non stiamo attenti infogna pure noi.

Buonanotte sorella. Dormi bene e se ti venisse in mente di reincarnarti ti prego di rinascere partigiana, così com’eri, una donna r’esistente del tuo mondo. Poi vieni a cercarci e combatteremo insieme. 

Posted in Anticlero/Antifa, Corpi, Omicidi sociali, Pensatoio, Precarietà.


3 Responses

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  1. kristalia says

    Sì, c’è anche questo aspetto, in fondo, umanamente comprensibile: la difesa del proprio territorio.
    Ma c’è un esercito di “singole” emancipate, fra cui alcune lesbiche, che si rivolge alle prostitute con profondo disprezzo e non è un mistero. A queste, importa assai poco della sorte della sex-worker, qualunque sia la sua nazionalità.

    Ma il problema è più ampio, va oltre la prostituzione: la sindrome del perbenismo tocca corde assai più disarmanti.
    http://it.notizie.yahoo.com/…-oltre-c8abaed.html
    È un fatto culturale, e neppure generazionale, perché persino le ragazze (che si dichiarano libere ed emancipate) sanno resistere alla tentazione di condannare, in linea di principio.
    Naturalmente, il discorso non è generalizzato.
    Speriamo sia solo questione di tempo.
    Grazie per l’attenzione.

  2. Natla says

    Temo che prima di liberare le sex-worker occorra liberare gli individui dalla dipendenza reciproca. Fino a quando le donne dipenderanno dagli uomini che sposano, questi continueranno ad andarci di nascosto e le loro mogli a sperare che crepino tutte quante.
    Perchè se lui è il mio padrone, perlomeno E’ MIO, per cui non mi sogno neanche di spartirlo con altre.
    Commovente il tuo saluto finale. Mi sono venute le lacrime agli occhi.

  3. kristalia says

    Lodevole la sensibilità dimostrata, almeno a livello teorico, rispetto a questo scabroso tema.
    Ma l’analisi non è puntuale, perché la prostituta non ha nazionalità. E’ puttana sempre e sempre disprezzata in primis dalle donne, poi – naturalmente – anche dagli uomini (clienti e non).

    Una prostituta che schiatta, non commuove mai, se non nei film e nella demagogia. Quando mai una prostituta ha avuto dignità di identificazione, sia essa romena, polacca, ucraina, slovena o italiana.
    Suvvia, siamo realisti, la prostituta è la feccia anche quando viene data una notizia diversa (non di assassinio): “trovata morta una prostituta…”; “violentata una prostitua…”
    Ogni volta sobbalzo, ma inutilmente e mi chiedo perché non si dice: “trovata morta una donna”.

    Quanto all’assassino, ce n’è per tutti i gusti ed etnie, ovvio che non è un’esclusiva italiana. PUrtroppo, sul tema, non è tracciabile una mappa: la prostituta è prostituta e basta, senza nome, nazionalità, dignità e il suo carnefice ha in comune con lei, il fatto di non avere nazionalità.

    La stessa notizia, però, non trova analoga reazione da parte dei pochi “solidali”, quando a perire è una trans, per le stesse identiche situazioni. Ma tanto, è solo una trans e chi se ne frega, anzi, per gli organi di informazione, muore senza alcuna identità di genere, perché i titoli riportano che è morto UN trans, alla faccia di tutti i sacrifici e dolori cui si è sottoposta quella persona per diventare donna.

    Comunque, la notizia oggetto di questo post, io l’ho appresa dal TG3 che commentava così: “la prostituta avida di denaro…”
    Avida di denaro, capite?

    Quanto alle norme restrittive, temo, ahimè, che interpretino il volere della società. E del resto, è cosa tristemente nota, che nè destra nè sinistra, se ne sono occupati. A nessuno interessa affrontare questo tema se non a piccole dosi, tanto per far vedere che si fa qualcosa.
    Nessuno, dopo la Merlin, ha preso una seria posizione, schierandosi e promuovendo una legge seria. Nessuno! E ciò è il risultato della volontà popolare. Se date un’occhiata in giro, anche per i vari blog, così come al mercato o dal parrucchiere etc, scoprirete qual è il pensiero delle donne (prima di tutto).
    La prima nemica delle prostitute è la donna, e la solidarietà che voi dimostrate qui, è una goccia nell’oceano.
    Sì, le donne ancor prima degli uomini, sputano addosso alla prostituta, poi, magari, cercano il buon “partito” che garantisca loro un buon tenore di vita. Ma questa è un’altra storia.