Programma di informazione rai. Notizia: il comune di Pisa riporta "a casa" i rom romeni (non si capisce dove finiscano gli altri). Servizio: l’intervista fa notare come il sindaco abbia voluto un programma di "riporto" dei rom proponendo un contratto che i rom firmerebbero "spontaneamente" per "non tornare" a Pisa nei prossimi 12 mesi. Un servizio bus pagato dal comune li deporta riporta in una città romena (la stessa per tutti) e si fa presente che all’arrivo c’e’ un bel bonus di qualche centinaio di euro per aiutarli nei "primi tempi". Cornice: si vedono scene in cui i vigili "attendono" che i rom raccolgano le loro cose mentre le ruspe buttano giù le baracche. Domanda "intelligente" del cronista rivolta al sindaco: "E se dovessero ritornare prima della scadenza?". Risposta del sindaco: "Non troveranno più i campi. Pisa non sarà più *ricettiva* nei loro confronti. C’e’ una disponibilità *ricettiva* limitata ed è quello che la città vuole."
Da notare che "ricettività" è un termine solitamente riferito ai turisti (si dice infatti *ricettività delle strutture alberghiere*). Ci vuole una certa fantasia e qualche ottimo esperto di comunicazione per fare diventare una città razzista e xenofoba una città *non ricettiva* o *ricettiva* solo per un numero limitato di stranieri (immaginiamo anche di che tipo e di che etnia). I nazifascisti – di ogni origine – fecero tante cose. Non ultimo quello di inventare il termine *razza* per definire le differenze tra un essere umano ed un altro. La città a *ricettività limitata* è l’ultima frontiera del razzismo che consentirà presto ai negozianti (con ordinanza apposita immaginiamo) di scrivere sulla vetrina "negozio a ricettività limitata: vietato l’ingresso ai cani, ai rom e agli extracomunitari senza carta di credito".
Tornano comunque alla mente altre deportazioni che venivano fatte con la garanzia di "bonus" e un lavoro per persone che poi venivano lasciate in campi di concentramento oltre confine. Il pacchetto sicurezza da’ più poteri ai sindaci. Possono emanare più ordinanze e trattare la città che amministrano come fosse il far west. Si può pagare qualche centinaio di euro una persona (un essere umano) per non consentirgli di mettere piede in una città? Perchè allora non mettere un ticket d’ingresso per fare entrare i "forestieri" (ops: già fatto. il pacchetto sicurezza prevede di pagare il permesso di soggiorno)? Perchè non chiudere le dogane per le merci? Perchè non impedire la circolazione "totale" di esseri umani nel mondo? Non è un po’ comodo consentire circolazione per le merci e non per gli esseri umani?
A Pisa si mette in atto il "torna a casa tua" anche per i cittadini comunitari. Deportazioni uguale ai Respingimenti, con qualche sfumatura di differenza. Il programma si chiama "rimpatrio" viene definito "ritorno in patria" perchè tutti nella vita non sognano altro che "tornare in patria" anche quelli che "una patria" non ce l’hanno. Il concetto di patria torna spesso, viene ripetuto apposta, per fare diventare una deportazione una specie di favore. Come fosse un modo per soddisfare il desiderio recondito di chi "non può sognare altro che tornare in patria".
Concetto imperialista, che riprende tanta cultura dell’italia coloniale, che attribuisce ad altri essere umani cittadini di un mondo globale e globalizzato l’esigenza di chiudersi dentro confini sigillati per amore verso uno stato e una bandiera.
Ecco: se c’e’ un limite entro il quale si può esplicitare il razzismo, questo è già stato ampiamente superato. Certo, l’ingegno fa grandi cose: si riesce perfino ad inoculare il patriottismo nelle teste di persone che devono convincersi a togliersi dalle balle.
Il razzismo si serve di una comunicazione strisciante. Ti fa ritenere giusta una scelta profondamente ingiusta. Questione di semantica (delle parole) e di semiotica (dei segni). La guerrilla semiotica è quella che sta alla base del manifesto che vedete sopra e del vessillo rifatto che vedete sotto. Trovate notizie della prima immagine qui. La foto sotto viene dalla mostra che il progetto subvertising.org ha fatto al DoityourTrash di Firenze. Altre foto della mostra e dell’iniziativa potete trovarle qui.