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Io e te non siamo uguali

Io e te non siamo uguali. Tu sei fascista e io antifascista. Forse per te questo non conta niente. Per me invece conta molto.

Ti vedo: hai i capelli come me, due occhi come me, una bocca, le orecchie, due seni e il sangue che ti scorre tra le gambe ogni mese. Tutto uguale, ma io e te siamo diverse.

Hai avuto figlie come le ho avute io, hai una famiglia e ami qualcuno. Proprio come me. Ma io e te siamo diverse.

Hai quel sorriso che ti fa una piega strana, una ruga piccola proprio a sinistra del tuo naso. Come se mi guardassi allo specchio. Ma io e te siamo diverse.

Non lo dico per capriccio. E’ un fatto preciso. Te lo posso provare. Ho impiegato una vita a trovare le prove. Per smentire tutti quelli che mi dicevano che io e te eravamo la stessa cosa.

Mi guardavano come si guarda una matta. Eravamo arrivate a questo. Non mi credeva più nessuno.

C’eri tu che dicevi che eravamo uguali e sei riuscita a convincere tante che mi ripetevano le tue parole. Come un mantra. Io come te. Io come te. Io come te.

Non so spiegarti come mai. Forse la mia natura ribelle. Forse perché ho letto la storia e ho ascoltato i racconti delle mie nonne. Tutte persone non sospette. Non militavano in nessuna organizzazione e non alzavano mai la voce. Semplici donne di paese. Avevano il difetto di non essere cieche e di non essere vigliacche.

Condannate alla fame, passavano il tempo a seppellire morti. Se fossero ancora vive mi darebbero ragione, mi direbbero che io e te non siamo uguali, stanne certa.

Io so che è così. Non basta avere lo stesso colore del sangue e appartenere allo stesso genere per essere identiche.

Io e te siamo diversissime. E’ impercettibile per chi non ha chiare le differenze ma persino tra le sorelle gemelle si finisce per saper distinguere una dall’altra.

A me non è mai capitato di voler vivere all’ombra di un uomo. Io non ho mai avuto la passione per il “capo”. Non mi interessa coccolare la fragilità del carnefice. Non mi interessa emergere come donna portatrice delle idee di mio nonno, di mio padre, di mio marito perchè so distinguere tra l’affetto e il senso critico. Non mi interessa fare violenza al mondo per riconciliarmi con i miei affetti. Non mi interessa usare i miei affetti per puro calcolo e per evitare di riconciliarmi con il mondo. A te invece si.

A me non è mai capitato di giustificare il mio ragazzo o mio marito se esce con la spranga e va a malmenare un immigrato. A te invece si. Tu sei persino riuscita a trovare una ragione politica per questa carneficina.

Io non potrei essere complice silenziosa di un figlio, di un uomo che ritiene giusto stuprare una donna per darle una lezione. Non potrei mai ridere alle battute cattive di un marito che giudica e condanna le donne che amano altre donne. Io non potrei vivere con un marito che pensa di dovermi “aiutare” a fare più figli per il bene della patria. Tu invece si.


A me non è mai capitato di considerare altre persone degli esseri inferiori. A te invece si.

A me non è mai capitato di voler imporre la mia opinione su ogni persona della nazione in cui abito. A te invece si. Tu sei convinta che la tua malsana idea sia quella giusta e pur di affermarla uccideresti me. Mi uccideresti a mani nude mentre guardi i miei capelli, la mia bocca, i miei occhi, guardi scorrere il mio sangue e in quel momento e solo allora sei disposta ad ammettere in pubblico, a confessare, che io e te non siamo uguali perché per te io sono niente. Meno di zero.

Capirai certo che non posso rischiare la vita per scoprire il tuo segreto anche perché so già che proverei una delusione. Mia nonna me lo ha raccontato. L’indifferenza è quella che ammazza di più.
Anche se ti scoprissi e ti inducessi ad ammazzarmi in pubblico sono quasi certa che tutti rimarrebbero impassibili, perché confondono la menzogna con la realtà o per convenienza, anzi ci sarebbe persino chi riconoscerebbe in me una colpa e in te il diritto di togliermi la vita.

Perciò non mi resta che farti sapere, dirlo a te, che so mi crederai perchè sei mia nemica. E’ una parola dura, bandita in questo pezzo di secolo. Mi hanno detto che bisogna dire che siamo tutte amiche. Ma io so cos’e’ l’amicizia e tu non sai dimostrarne ne’ a me ne’ a tante altre donne come me.

Tu e io siamo diverse ed è un problema tuo perché te ne devi assumere la responsabilità.

Oggi, lo sai, non è più come una volta. Non lo è grazie a quelle come me. Perciò non devi fare quello che fa tuo marito, non devi cancellare tutto per tenere unita la famiglia, non devi assolvere gli uomini che hai incontrato perché non sapresti come stare al mondo senza di loro.

Oggi sei indipendente, puoi esserlo, hai molte scelte. Tra queste anche quella di appartenere ad un nucleo separatista verde, di rifarti la faccia di plastica e andare a sbraitare in tivu’ sulla purezza della razza e sulla magnificenza del dio cattolico, o quella di fare la fascista del terzo millennio che trova una dimensione sociale nei concerti durante i quali si inneggia alla morte della opinione altrui sul piano fisico.

Non hai più scuse, per me non ne hai mai avute. Sei un pezzo di storia sbagliata che decide e non si indigna mentre i bambini di altre razze vengono cacciati fuori dalla scuola, dal diritto ad una esistenza degna, dalla loro stessa vita. Sei quella che vomita concetti che diventano leggi e si impongono nella mia sfera privata. Sei quella che mi tratta come fossi un numero che deve obbedire quando riceve gli ordini.

Io e te non siamo uguali e mi sono stancata di sentire chi dice che non è così. Smetti di dire bugie e di nasconderti dietro la confusione. Smetti di disorientare, di fare la vittima, di strisciare come un verme tra equivoci e fraintendimenti. Smetti di essere vigliacca. Assumiti la responsabilità di ciò che sei e dillo almeno a me, a me soltanto.

Io e te non siamo uguali. Le donne non sono tutte uguali. Maledette quelle che hanno provato a farmelo credere.

Io e te non siamo uguali. Con te io non condivido niente. Non celebro feste e *unità* di nessun genere. Perciò smetti di mentire e stammi lontana perché se dovessi incontrarti, se tu dovessi interferire ancora con le mie scelte, se tu dovessi ancora impedirmi di esistere, se tu dovessi ancora dirmi che io sono uguale a te, mi sentirei veramente offesa e reagirei. E sarebbe legittima difesa.

Posted in Anticlero/Antifa, Narrazioni: Assaggi, Omicidi sociali.


4 Responses

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  1. Alessandro says

    Care donne siciliane che gestite questo sito, visto che provate ribrezzo nei confronti del fascismo, cosa pensate del convegno che si è tenuto a Zagabria lo scorso 8 maggio ?

    Posso chiedervi di dare un’occhiata alla seguente notizia:

    http://www.osservatoriobalcani.org/…/11339/1/44/

    Spero che l’argomento sia di vostro gradiemtno.

    Un saluto da Alesandro.

  2. gattarruffata-marika says

    Sono completamente d’accordo con te! Non sono ne sarò mai uguale ad una donna di destra che nega se stessa e gli altri, che non accetta la diversità che rende interessante e stupendo questo complicato pazzo mondo, che infondo si odia e odia tutte quelle che le ricordano con il loro esempio quanto sia povera e vigliacca!
    No io e lei non siamo uguali!!

  3. fikasicula says

    no, appunto 🙂
    casomai abbiamo idee simili ma uguali mai.
    e se non sono uguale a te non si capisce perchè devo sentirmi uguale a una fascista.
    da chi è partita questa strana idea di revisionismo qualcun@ prima o poi dovrà dirmelo…
    buon 25 aprile anche a te!

  4. Chiara di Notte - Klára says

    Allora io e te siamo uguali?

    Buona giornata. 🙂