http://www.youtube.com/watch?v=v3iH-Z4_PvM
Certamente ricorderete il fantastico numero di top girl con il servizio sui neofascisti presi a modello trendy per adolescenti. Ci riprova il settimanale Gioia secondo quanto dice una basita comunicazione che viaggia in rete di mail in mail.
– comunicazione mode On
Il fascismo non solo è divenuto normale ma ormai "fa tendenza". Sul numero dell’11 aprile di "Gioia" ci sarebbe un ampio servizio fotografico di 6 pagine dal titolo "l’altra metà del nero: le ragazze di casa Pound", sottotitolo "rivendicano Mussolini, appendono alle pareti foto del ventennio e tra loro si chiamano ‘camerate’. Però occupano i palazzi e difendono la legge sull’aborto. Sono le fiere fasciste del Terzo millennio. Che cercano di cambiare il mondo con i metodi di chi sta ‘dall’altra parte‘" – la giornalista Alessandra Di Pietro che si presenta come "femminista, libertaria, democratica e antifascista" si dichiara "incuriosita" dal fenomeno casa pound e lo presenta con simpatia.
– comunicazione mode Off
Alessandra di Pietro mi dicono essere una giornalista di provenienza militante (centri sociali di sinistra) che ha scritto per "Avvenimenti" e per "Noi donne". Dovrebbe aver fatto anche l’addetta stampa delle ministre alle pari opportunità nei governi di centro sinistra. Poi si è data alla scrittura per settimanali come "Amica" e ora "Gioia". Qualche suo intervento lo abbiamo letto su "Il Foglio".
Non ho letto il servizio e dunque posso solo esprimermi sul sottotitolo che viene riferito e sulla "curiosità" della Di Pietro mostrata per il "fenomeno" CasaPound.
Lungi da me additare la "femminista, libertaria, democratica e antifascista" Alessandra Di Pietro come traditrice. Non mi piacciono i processi alle persone. Non milito in branco e non metto al bando nessuno. Non so cosa di interessante abbia rilevato la Di Pietro nel suo viaggio, sicuramente tanto alternativo dell’alternativo, all’interno della "giovinezza, giovinezza" dello zoo di casapound. Mi sono già chiesta più d’una volta come fare a mettere in discussione la facilità con la quale si ripropongono vecchi schemi mascherati di nuovo (niente ideologie, nuove ideologie). Mi sono anche detta che l’antifascismo fatto di veti e censure reciproche serve a molto poco perchè a furia di dire che a casapound non ci si deve andare finisce che un giro "trasgressivo" vanno a farcelo tutt* (il più antifascista sarà quello che resisterà di più al richiamo delle sirene, disse ulisse). Perciò non mi mostrerò crucciata e imbastardita. Non ti conosco, alessandra, ma se ti conoscessi non ti toglierei il saluto. I miei giudizi si basano su elementi un po’ più complessi. Nel senso che probabilmente io e te abbiamo già poco da dirci in ogni caso: perchè frequentiamo contesti differenti e perchè ricordo – correggimi se sbaglio – di una tua posizione contraria al referendum sulla procreazione medicalmente assistita.
Non ti conosco e non ho nessun pregiudizio, dicevo. Nel senso che essere femministe, libertarie, democratiche e antifasciste vuol dire tante cose. Non sempre positive. La fallaci e ida magli erano sedicenti femministe, per esempio, e io ancora mi chiedo se non ci sia un gene che possa farmi correre il rischio di diventare come loro. Giuliano Ferrara dice di se’ di essere libertario e democratico. Conosco sedicenti antifascist* che riproducono schemi machisti e autoritari che non mi piacciono e che non reputo efficaci. Così come conosco antifascist* che vengono chiamati aggressor* se reagiscono per legittima difesa agli assalti squadristi di nazi dai valori assai simili ai camerati di riferimento delle fanciulle di cui sopra. Cioè: a roma forse ci vivi anche tu e la presenza di casapound in piazza navona durante le manifestazioni dell’onda studentesca l’avrai certamente notata.
Si può essere poi sedicenti femministe e far parte di una cosa chiamata "branco rosa" per la difesa delle donne in quanto donne. Rappresentanti del vecchio ds e la mussolini – insieme – hanno molto creduto in quel progetto. Si può essere femministe istituzionalizzate, libertarie che scrivono per "il foglio", democratiche che credono nel maggioritario con sbarramento al 5%, tanto per dare una mano al pluralismo che dicono di difendere, antifasciste che si sentono incuriosite dalle giovani italiche di casapound.
Si può essere tante cose e non ti nego che per amore di complessità una sbirciatina ai fenomeni autarchici, come le gangsta girls delle bande afro-latino-americane, un filino più anarchiche delle "camerate" di casapound, piacerebbe anche a me darla.
E’ un interesse antropologico, sociologico, di ricerca e studio, che posso esercitare a debita distanza, giudicando i fascisti e le fasciste in genere per nulla interessanti, senza perciò meritarmi lo scarpone di Silvia Plath in faccia, ricerca che non avrebbe comunque lo scopo di finire tra le pagine di un settimanale che trovo dalla mia parrucchiera. Non presenterei il fenomeno con "simpatia" e farei attenzione a titoli e sottotitoli perchè se il buon giorno si vede dal mattino ci vuole davvero poco a sdoganare modelli di riferimento, maschili o femminili che siano. Semmai userei dati e dettagli per ricavarci un che di utile da usare per produrre cambiamenti culturali e sociali. Nella mia direzione, non nella loro.
Mi piacerebbe davvero leggerlo il tuo pezzo per capire cosa pensano queste fanciulle che amano il duce invece che il cantante del momento. Cosa pensano delle lesbiche, delle trans, delle sex workers, cosa pensano dell’aborto, non della legge 194 – che per l’appunto non è sull’aborto – ma dei consultori senza movimento per la vita o cav al suo interno, della contraccezione, della pillola del giorno dopo, della sessualità. Cosa pensano degli immigrati, dei rom, quelli che vengono rastrellati nei campi e massacrati in spedizioni punitive un giorno si e uno no. Cosa pensano dello stupro, della castrazione, della pena di morte, etc etc. Mi piacerebbe sapere se il servizio fotografico illustra le fanciulle in modalità trendy e cool, così come si farebbe con le femmine di panza e d’onore del sud.
Se ti interessa la tipologia di ragazze alla ricerca di "valori", possibilmente provenienti da borgate senza identità, che si rifugiano nel pseudo ordine e controllo per provare a dominare il caos che le circonda ce ne sarebbero davvero tante da sottoporre a studio e analisi. Mi piacerebbe leggerlo il tuo pezzo o forse no perchè io so già cosa pensano e non glielo lascerei dire in versione "alternativa", non glielo filtrerei con la firma di "femminista" "libertaria" etc etc, non lo presenterei con "simpatia". Non lo veicolerei – con servizio fotografico "figlie della lupa fashion" – senza uno scopo, un obiettivo, un commento appropriato che distingue e chiarisce che si tratta comunque di un modello sociale "negativo" che non sceglierei mai per le mie figlie.
E volendo approfondire c’e’ un dubbio che resta. Solo chi pensa alle fasciste e al fascismo come un pezzo di storia monocromatica può risultare incuriosit* dalla varietà di opinioni, dalle differenti sfaccettature, dalla apparente complessità del neofascismo di oggi. Il fascismo non è hitler o solo il duce. Il fascismo è gianfranco fini, alemanno e la russa. Il fascismo è borghezio, forza nuova e casapound. Il fascismo è come lo stupratore che tutti amano definire semplicisticamente un "mostro" e poi invece si muove tra ambiguità ed equivoci perchè il suo obiettivo, consapevole o meno, è il dominio, la spinta è l’arroganza e la presunzione di immaginare che i propri bisogni corrispondono a quelli delle altre. Di mezzo c’e’ l’emotività, i sentimenti, la psicologia, le relazioni. Sono persone. Egoiste. Ma persone. Patologizzarle serve solo ad allontanare da noi il pensiero che un difetto di relazione possa trovarsi in ciascuna coppia, famiglia. Che l’amore sia una fesseria retorica perchè ci hanno detto che "il prossimo" ci ama e dunque scoprire che se ne fotte e pensa solo a se stesso è una cosa dura da digerire. C’e’ lo stupratore plateale, quello che si presta all’interpretazione di psichiatri da strapazzo e poi c’e’ lo stupratore in casa, quello che potremmo persino voler bene perchè impariamo a conoscerlo, ci illudiamo di curarlo, abbiamo la presunzione di comprenderlo, ne diventiamo persino dipendenti per poi concludere che in fondo non è poi così cattivo. Tutto ciò è morboso.
Così come trovo morboso il voler indurre la gente a familiarizzare con un fenomeno presentandolo "simpaticamente" con gli occhi languidi di fanciulle come noi, di carne e sangue, di sogni e bisogni. E’ la maniera più semplice per far calare le difese di chi si aspetta delle cose brutte. Indurre il bambino a fare una carezza alla bestia dicendo che non morde. Indurre una ragazza a prendere in marito un egoista dicendo che l’amerà. Indurre tutti a pensare ai nazisti come uomini che "in fondo" facevano soltanto il proprio lavoro. Peccato considerassero le loro vittime delle cose, oggetti senza valore. Indurre le lettrici a pensare che quelle ragazzine somigliano alle loro figlie, in più non si drogano, sono in salute, hanno obiettivi e "valori" in un’epoca che di obiettivi e valori ne ha pochi. E’ un inganno. Perchè le naziste erano ragazze, donne in carne e ossa. Perchè le fasciste di oggi non sono meno complici, colluse, strumentali, di quelle di ieri.
La nostra analisi dei fenomeni sociali dovrebbe andare oltre le disumanizzazioni di comodo e le umanizzazioni di recupero revisionista. Trasferire anche nell’antifascismo questa separazione netta in realtà sdogana il fascismo con le nostre stesse armi. Sono sempre state persone. Giuste o sbagliate, belle o brutte, bianche o nere è una semplificazione. Il punto è che sono persone che non si sono mai assunte la responsabilità dei crimini commessi, quelli perpetrati nei confronti di altri esseri umani. La stessa cosa avviene adesso. Abbiamo di fronte persone che terrorizzano altre persone per dominarle e gente terrorizzata e indifferente che si volta dall’altra parte o partecipa mentre lo straniero viene massacrato. Tutti fanno tutto, a più livelli. E’ un sistema di relazioni che si autotutela e si riproduce in momenti, epoche diverse attraverso la rappresentazione di corsi e ricorsi storici. Il ventennio fascista ha a che fare con una crisi economica, con uno stato "forte" e con l’individuazione dello straniero, dell’ebreo, del dissenziente come nemico giurato di tutti.
Noi, parlo di noi adulte, che si presume qualche pagina di storia l’abbiamo letta, sappiamo cos’e’ il nazional socialismo. Sappiamo come il fascismo sia entrato nelle teste e nelle case della gente. Sappiamo come è facile far passare l’idea che perseguitare i rom sia persino "giusto" e "legittimo". Noi sappiamo tutto questo. Proprio perchè lo sappiamo forse dovremmo fare attenzione.
Bisognerebbe recensire il film "L’Onda", far vedere il documentario sulle donne fasciste dell’istituto luce, presentare la storia per raccontare, se vuoi, se vogliamo, i differenti modi di essere fasciste. Ma di fascismo si tratta e a me continua a far ribrezzo perchè lo conosco e lo riconosco, qualunque abito scelga di indossare.
Ancora un dubbio, retorico: perchè mai non incuriosisce l’attività di tante femministe, donne, che operano in luoghi autogestiti e si dedicano ad altre donne, alle migranti, alle precarie, a tutte le vittime di ogni forma di governo autarchico?
Una bella ricerca sullo sforzo immane che le ragazze anarchiche, comuniste, di sinistra, fanno per tentare di mettere una pezza ad un mondo che spreca pezzi di stoffa solo in alcune direzioni. Ragazze che un progetto di futuro ce l’hanno e che è solare, diverso, senza compromessi, di lotta e antifascismo consapevole.
Come è possibile che si sia arrivate al punto che un buon pezzo del centro sinistra, e non parlo solo di donne ma di tutti, agevoli l’idea di demonizzazione e criminalizzazione di modelli alternativi, non autoritari, radicali, "di sinistra" ed esalti invece modelli che non solo perpetrano l’apologia del fascismo ma ripropongono esattamente gli stessi schemi e li impongono come si trattasse di cose nuovissime.
Fascismo del terzo millennio, futurismo, antisemiti pro palestina, antimperialisti ancora incavolati per essere stati sconfitti nella seconda guerra mondiale, valle giulia, ne rossi ne neri ma scudisciate ai quindicenni in piazza navona. Tutto ciò sarebbe nuovo? Davvero mi sfugge. Cosa diamine c’e’ da capire? Non sono metodi che stanno "dall’altra parte". Sono i metodi dei neofascisti, neonazi, che si sono riproposti in modalità da centro sociale appropriandosi del termine e riconducendolo al significato che era del "nazional socialismo". Dire che usano i "nostri metodi" significa davvero non aver capito molto neppure di quello che facciamo noi. Uno studio dell’antifascismo a questo punto non farebbe male. Così, per capire la differenza. Perchè c’e’ ed è tanta.
E sarò scema io…
Ps: Io credo che Giuliano Ferrara vi faccia un gran male, a voi donne (per fortuna non tutte) di Roma intendo. Questa idea del femminismo maschiocentrico anzi ferraracentrico è quanto di più "bizzaro" possa esserci. Questa idea che una femminista debba mostrare di voler varcare la soglia de "Il Foglio" o di casapound per essere giudicata davvero libera è veramente paradossale. E pensare che una volta si dava importanza a concetti come l’autodeterminazione. Un giorno o l’altro vorrò incontrarvi per studiarvi antropologicamente con "simpatia" perchè anche voi siete un fenomeno niente male…
Leggi anche (ma leggilo, ti prego)
—>>>Nazi Fashion di Fastidio
@stefano
lo stipendio è un problema per ciascun@ di noi. viviamo in epoca di precariato e facciamo delle scelte.
ciascuno sceglie come guadagnarsi il pane.
poi se ne assume la responsabilità.
Credo che il problema della Di Pietro si chiami “stipendio”, con tutte le conseguenze di annessi e connessi e che i suoi mandanti sghignazzino rumorosamente quando si oppongono analisi etiche, politiche e sociali. Magari è una visione troppo semplicistica, ma ho una ragazza che scrive per un giornale ed il sospetto è molto più di un sospetto.
Saluti.