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Neofascisti su Roma Tre… e non solo

Abbiamo delle novità. I neonazi eletti a modello delle giovani generazioni dalla rivista per adolescenti Top Girl, la cui direttrice insiste nelle sue commoventi posizioni filofasciste, ne hanno tirata fuori una già sentita: vorrebbero il sequestro dei beni immobili di tutti i rom stanziali. Non è uno scherzo. Hanno affisso 200 manifesti in una bella città e poi ne hanno rivendicato l’origine. Ci ricordiamo di provvedimenti simili in tempi che non rimpiangiamo quando gli stessi beni venivano sottratti agli ebrei per essere destinati ai cittadini di razza ariana. Era un momento di povertà generale e i nazisti sfruttavano i bisogni della gente per esasperare egoismi all’ennesima potenza. Immaginiamo che neppure in questo caso ci sarà nessuno che ricorderà che questo tipo di richieste rappresentano, se non fosse già chiaro, un esempio esplicito di ricostituzione di partito fascista. L’apologia c’e’ tutta. Ma in un contesto totalmente sbilanciato, che sdogana e riabilita fascismi mentre perseguita dissensi dell’opposizione, questo non interessa a nessuno. Speriamo che almeno la storia saprà giudicare (se a scriverla non sarà un fascista).

Nel frattempo continuiamo a convivere con i ministri che stanno volentieri a braccetto con i neonazi, restiamo indifferenti di fronte ad una ingiustificata carica della polizia agli studenti e alle studentesse dell’onda romana (paragonati dal ministro brunetta a guerriglieri da trattare con severità!!??!!??!! – dichiarazione da regimi sudamericani dicono gli studenti), assistiamo all’aggressione squadrista dei neofascisti contro gli studenti e le studentesse dei collettivi universitari di Roma Tre, non ci lasciamo sconvolgere neppure quando ci dicono che in un’armadietto alla facoltà di scienze politiche, roma tre, sono state trovate spranghe e catene, simboli e materiale inneggiante a nazisti della peggiore specie, al foro 753, alla X^ Mas, prove che l’aggressione agli studenti era premeditata.

Appena poche settimane fa un corteo di neofascisti sfilava scortato e difeso dalla polizia nella città di bergamo. Contemporaneamente in un’altra zona si svolgeva un presidio antifascista. Coloro che avevano partecipato al presidio e altri passanti ignari sono stati poi rincorsi, braccati, picchiati e fermati dalle forze dell’ordine in una modalità che tanto ha ricordato genova del g8 2001. Uomini in divisa oramai più che certi della propria impunità, visto l’esito delle inchieste e dei processi su genova, non rappresentano una zona neutra. Nessuna sicurezza per i cittadini. Sembra anzi che essi partecipino ad una azione militare che ha una mente politica, come già l’aveva nel 2001 a genova, e ha l’obiettivo di reprimere il dissenso antifascista con ogni mezzo.

Stesso clima di ampia comprensione nei confronti dei fascisti e di intolleranza per il dissenso antifascista ancha a Padova, Milano, Cagliari, Bologna, Torino.

Il contesto politico più generale, lo sapete, predispone leggi razziali, esaspera intolleranze, alimenta paure, fomenta razzismo, istiga linciaggi, sperimenta forme più gravi di controllo sociale, manipola l’informazione, provvede alla militarizzazione delle città, sottrae diritti conquistati con fatica per i lavoratori, per le donne, non riconosce pari opportunità a intere categorie sociali, progetta forme autoritarie di controllo sui nostri corpi, viola sistematicamente i diritti umani di tante persone.

Perciò è necessario ragionare costantemente su quello che accade e sugli strumenti – informazione, consapevolezza, campagne di comunicazione, attivismo – dei quali è necessario dotarsi per realizzare antifascismo r-esistente. A noi piace l’antifascismo "viola", quello da guerrilla comunicativa. Ne parleremo spesso. Sicuramente andremo a parlarne – con un interesse prevalente per i tavoli tematici sulle donne – anche a Bologna dove, dal 29 maggio al 2 giugno, è in programma il Festival sociale delle culture antifasciste. Eccovi l’appello introduttivo:

“L’Italia sta marcendo in un benessere che è egoismo, stupidità,
incultura, pettegolezzo, moralismo, coazione, conformismo: prestarsi in
qualche modo a contribuire a questa marcescenza è, ora, il fascismo”.
(Pier Paolo Pasolini, 1962)

Sono tempi difficili, e
lo scenario odierno è assai peggiore di quello descritto da Pasolini.
Ora che, con la crisi economica, il benessere va scemando, resta solo
la stupidità, l’incultura, il perbenismo, l’arroganza, il grigiore di
violenze e soprusi quotidiani. La marea dello “sviluppo” si ritira e
lascia solo scorie e detriti.
In questo quadro, il neofascismo si manifesta con nuove forme, alcune
evidenti, altre molto più subdole e mascherate, tutte aggressive e
violente. Cerca di ricostruirsi una legittimità sociale, utilizzando
immaginari e slogan dell’ideologia politico-istituzionale della
“sicurezza” che semplifica, nasconde, mistifica, propaganda miti
razzisti e istiga all’odio sociale.
L’incredibile aumento degli episodi di violenza in Italia nei confronti
di attivisti politici, gay, lesbiche, trans, migranti, rom e sinti,
senzatetto, mendicanti e di quanti appaiano “non allineati” sono solo
la punta dell’iceberg di una diffusa cultura dell’intolleranza. Questi
episodi trovano terreno fertile nel cortocircuito tra politica e
società che fa dell’egoismo, dell’arroganza e della sopraffazione i
nuovi valori culturali della “modernità”.
La reazione della società civile diventa più difficile e complessa e,
certamente, molte delle forme note dell’attivismo e della contestazione
antifascista risultano superate dall’evolversi del panorama sociale.
Diventa forte il bisogno di confrontare percorsi e condividere risorse
e saperi con tutti coloro che sentono la necessita di opporsi ad una
delle peggiori derive razziste, xenofobe e sessiste della politica e
della società italiana. Portiamo nel cuore e nella mente l’impegno e il
sacrificio di ieri dei nostri partigiani, i valori di giustizia
sociale, di libertà ed eguaglianza che hanno animato la loro resistenza.
Da qui il desiderio di rispondere, con le armi della cultura e della
critica, alla violenza predicata e praticata con le parole, le leggi, i
cancelli dei CIE, con i bastoni delle ronde e con le sempre più
frequenti aggressioni ad opera di gruppi neofascisti.
Sentiamo forte la necessità di non rimanere in silenzio in un clima
generale di smobilitazione dei valori della Resistenza, dei diritti
fondamentali dell’uomo e delle stesse basi della convivenza civile.
Vogliamo ri-affermare nella società che la casa, la salute, la cultura,
l’ambiente, la dignità nel lavoro, sono diritti di TUTTI e di TUTTE
senza distinzioni di sesso, di religione o di nazionalità.
Pensiamo che delegare il progresso politico, sociale e culturale della
nostra realtà sia un grossolano errore. L’autodeterminazione
rappresenta per noi uno strumento privilegiato da cui partire per
ricostruire una sensibilità comune forte, capace di indignarsi di
fronte alla prepotenza, l’esclusione, l’ingiustizia.
Per questo, invitiamo fin da ora singoli, gruppi, associazioni e
movimenti a collaborare alla costruzione di questo festival sociale. Un
grande momento di condivisione per socializzare percorsi, condividere e
confrontare idee, proposte e risorse; l’occasione per sperimentare
nuovi linguaggi e ridisegnare immaginari collettivi; per stimolare la
nascita di nuove relazioni e dotarci di una “scatola degli attrezzi”
per analizzare e agire nei confronti del fascismo che minaccia il
nostro tempo.
I 5 gg del festival saranno attraversati da tavoli di discussione
tematici, seminari, workshop tecnici, presentazioni di libri, video,
progetti, concerti e spettacoli teatrali, rassegne di fumetti e mostre
fotografiche, e quant’altro riusciremo a costruire grazie agli stimoli
e alla disponibilità di coloro i quali vorranno contribuire alla sua
realizzazione. Vogliamo sperimentare un metodo nuovo già nella
costruzione dell’evento, decentrato e partecipato, aperto ai contributi
di quanti si riconoscono nella cultura e nei valori dell’Antifascismo.
La centralità dell’iniziativa sarà data ai diversi contenuti,
espressione di una cultura che amiamo definire antifascista, che
affonda le sue radici nei concetti di giustizia, eguaglianza e
solidarietà.

Per contatti e adesioni: info@fest-antifa.net

Posted in Anticlero/Antifa, Iniziative, Omicidi sociali, Pensatoio.