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Torino 7 marzo: Manifestazione contro la violenza sulle donne e le leggi razziste

http://sommossetorino.noblogs.org/templates/blog_4650/sommossetorino/badge.jpgIN ITALIA LA VIOLENZA E’ DI “CASA” 

Recentemente è stato emanato dal governo
il “decreto legge anti-stupri” ed è in discussione in parlamento il “pacchetto
sicurezza”: una serie di misure urgenti in materia di sicurezza pubblica e di “regolamentazione”
dell’immigrazione, che si combinano con l’introduzione di norme che riguardano
la violenza maschile. A detta dei legislatori, l’Italia è diventata un luogo
insicuro, teatro di crimini efferati e percorso da pericolosi malviventi
disposti a tutto; una campagna mediatica precisa e ostinata ha puntualmente
individuato nel fenomeno dell’immigrazione la causa di tutti i mali e costruito
un’emergenza sicurezza a partire da episodi di violenza di strada allo scopo di
preparare il terreno all’approvazione di queste leggi razziste.

Il decreto anti-stupro prevede
l’introduzione del reato di stalking e del patrocinio gratuito per le vittime
di abusi sessuali, un inasprimento delle pene per i reati di violenza sessuale e
l’obbligatorietà della custodia cautelare in carcere nei “casi più gravi” di
violenza (stupri, prostituzione o pornografia minorile, etc…). Inoltre, il
decreto istituzionalizza le ronde fatte da ex-agenti e (in)civili volontari ed assegna
al Ministero dell’Interno maggiori risorse per 100 milioni di euro, prevedendo
l’assunzione di circa 2500 unità di personale delle forze di polizia nonché un
potenziamento della videosorveglianza urbana e l’estensione della permanenza
forzata di stranieri nei Cie (Centri di identificazione ed espulsione, ex Cpt)
addirittura fino a 6 mesi.

La soluzione che viene quindi
offerta alle donne che subiscono violenza è la protezione di militari e ronde, che
affiancheranno i servizi di scorta già esistenti (ad esempio, i City Angels), aprendo
così la strada all’azione di quei soggetti animati esclusivamente da sentimenti
razzisti che non potrà che degenerare in raid fascisti (come è successo a
seguito dello stupro di Guidonia: al termine del corteo di Forza Nuova si è
verificata un’aggressione ai danni di alcuni romeni e albanesi che mangiavano
tranquillamente un kebab). E’ evidente che il fine principale del decreto è
tutt’altro rispetto a quello proclamato, cioè cercare di prevenire ed arginare
il fenomeno delle violenze, visto che, ad esempio, non prevede né misure né lo
stanziamento di fondi a favore dei centri anti-violenza (che anzi hanno subito
tagli grazie all’azione del governo!).

Il pacchetto sicurezza poi costituisce
un quadro organico volto a colpire duramente (dal punto di vista giuridico,
economico e sociale) in primo luogo le/i migranti, ma contiene anche misure
repressive contro chiunque produca conflitto: una volontà di porre la libertà
delle persone sotto stretto controllo, tramite la criminalizzazione del
dissenso e degli stili di vita. Si compone di una serie di provvedimenti alcuni
dei quali già divenuti legge (L 125/08) ed altri ancora in fase in discussione
in parlamento (ddl 733/08):

  • È
    già stato introdotto il reato di immigrazione clandestina, per il quale è
    prevista una multa salatissima, dai 5.000 ai 10.000 euro (inizialmente il
    governo aveva addirittura proposto il carcere!). Si stabilisce così una
    vergognosa discriminazione di migranti, che vengono criminalizzate/i non in
    base alle loro azioni, ma semplicemente perché prive/i del permesso di
    soggiorno, un’infrazione così grave da essere considerata penalmente rilevante.
    E, secondo la stessa logica, è stato stabilito anche un aggravio di pena (+1/3)
    per le/i clandestine/i che commettono un reato.
  • La
    detenzione delle/gli straniere/i irregolari all’interno dei Centri di
    espulsione potrebbe essere prolungata fino a 18 mesi.
  • È
    previsto il pagamento di una tassa sempre più alta per la richiesta o il
    rinnovo del permesso di soggiorno, che potrebbe diventare “a punti” (persi i
    quali si procede all’espulsione).       
  • Potrebbe
    essere abrogato il principio di non segnalazione delle/gli straniere/i
    irregolari da parte delle strutture ospedaliere: i medici potrebbero quindi
    avere la facoltà di denunciare alle autorità giudiziarie le/i migranti prive/i
    del permesso di soggiorno.
  • Si
    propone di impedire la celebrazione di matrimoni con stranieri irregolari, rendendo
    obbligatoria l’esibizione del permesso di soggiorno per gli atti di stato
    civile: questo potrebbe comportare anche l’impossibilità del riconoscimento della
    maternità/paternità per chi è irregolare.

Si tratta di provvedimenti
razzisti, che rendono sempre più precaria la condizione delle/dei migranti. In
particolare, la possibile denuncia da parte dei medici produrrà diffidenza nel
rivolgersi alle strutture medico-sanitarie (dove già spesso mancano
mediatori/trici culturali) con conseguenze ancora più drammatiche per le donne
migranti: infatti, alle attuali difficoltà per tutte le donne ad accedere alla
contraccezione d’emergenza e all’interruzione di gravidanza, difficoltà dovute
alla presenza di un’altissima percentuale di medici obiettori, si aggiungerà la
paura di essere denunciate. Ciò determinerà un ritorno a pratiche clandestine,
anche per quanto riguarda il parto, che rischiano di mettere seriamente in
pericolo la salute, se non addirittura la vita, delle migranti.

Inaccettabili anche le norme del
pacchetto sicurezza che colpiscono le persone senza fissa dimora (per le quali
è prevista la schedatura), i/le writers, gli/le occupanti e gli/le attivisti
politici in generale; infine ai “sindaci-sceriffi” vengono attribuiti nuovi
poteri relativi di controllo delle città.

L’argomento principale con cui
vengono giustificati questi obbrobri legislativi è l’emergenza relativa alle
violenze contro le donne, che vengono affrontate secondo la falsa retorica
dell’allarme sicurezza. In realtà, come è evidenziato per altro dalle
statistiche ufficiali, ogni giorno e da sempre si verificano episodi  di
violenza contro le donne, sia italiane che migranti: la maggior parte delle
discriminazioni e degli abusi non avviene su strada, ma in famiglia e sui
luoghi di lavoro; a compierle sono nella maggior parte italianissimi parenti,
mariti, ex o fidanzati e conoscenti. Gli aggressori non sono accomunati dal
colore della pelle, dalla nazionalità o dall’estrazione sociale, ma
semplicemente dal fatto di essere uomini e queste violenze vanno collocate
nella giusta sfera: sono violenze di genere!

Le istituzioni e i media, in
maniera trasversale e senza distinzioni di orientamento politico, selezionano e
mettono in risalto tra i vari episodi di violenza quelli compiuti in strada da
migranti, trascurando invece ogni altra forma e modalità: emerge così un quadro
distorto della realtà dove casi con un’incidenza percentuale minore appaiono la
regola, in una visione unidirezionale
del problema
. È chiaro che l’uso istituzionale del discorso sulla
violenza contro le donne serve oggi  a promuovere politiche di repressione
razzista dell’immigrazione.

Questo approccio all’argomento
della violenza maschile contro le donne, lungi dal tirare in ballo le questioni
realmente in gioco, non solo non interviene a modificare la situazione reale di
svantaggio sociale di donne e lesbiche (italiane e migranti), ma contribuisce a
lasciarla immutata. Se davvero si vuole affrontare la problematica della violenza
maschile, bisogna poter dire che essa è un fatto culturale trasversale e
rappresenta uno strumento di controllo finalizzato ad impedire una liberazione dai ruoli imposti dal
sistema patriarcale di madri, mogli e oggetti del desiderio. In questo
contesto, espressioni come “dobbiamo proteggere le nostre (di chi?!) donne” o
“consegnate i violentatori al padre della ragazza”, le dichiarazioni e
l’atteggiamento del premier, il discutere sulle donne e non con le donne,
relegandole a (s)oggetto “terzo” all’interno del dibattito, non facilitano
nell’immaginario collettivo la percezione della donna come soggetto
protagonista della sua vita. Questa tendenza tradisce piuttosto un orientamento
sessista nei confronti di tutte le donne, considerate soggetti deboli da proteggere
e scortare, incapaci di badare a se stesse.

La promozione di queste visioni
sminuenti e lesive della dignità della donna sono l’ennesimo atto di violenza,
maggiormente aggravato dal fatto che viene compiuto dallo stato stesso. E anche
il vaticano è sempre più complice delle forzature del governo. Poche settimane
fa, dopo che il segretario del pontificio consiglio per i migranti aveva
criticato l’istituzionalizzazione delle ronde, la santa sede si è prontamente
distaccata, sostenendo che l’alto prelato parlava esclusivamente a titolo
personale. Eppure persino “Famiglia Cristiana” è stata capace a più riprese di
denunciare il clima xenofobo che il governo sta fomentando, dichiarando il
provvedimento sulle “classi ponte” (classi separate per le/i bambine/i
straniere/i) e alcune norme del decreto anti-stupro e del pacchetto sicurezza
“leggi razziali”. Questa mostruosa alleanza tra stato e chiesa si è
mostrata con tutta la sua forza nello sciacallaggio politico e ideologico sul
caso di Eluana Englaro: non solo per 17 anni si è ignorata senza il minimo
riguardo la volontà di Eluana, ma si è giunti persino ad associare la sua
presunta vitalità alla possibilità di generare ancora figli (cfr. Berlusconi),
lasciando ad una macabra immaginazione come ciò sarebbe potuto accadere, visto
il suo stato di coma irreversibile. Per contro, sempre grazie al sodalizio fra
vaticano e stato, viene tuttora negata per legge la fecondazione assistita alle
lesbiche, alle singole e alle conviventi.

Di fronte a tutto questo è necessario rivendicare una
decisa estraneità rispetto alle logiche di controllo sui corpi e sulle vite
delle donne e delle lesbiche e alle
forme di criminalizzazione e di repressione delle/i migranti,
prendendo
con forza posizione contro chi promuove e mette in atto questi meccanismi, la
cui divisa (fisica o ideologica) rappresenta una visione del mondo che non ci
appartiene!

Sommosse

—>>>Torino 7 marzo ore 15.00: Appello per la manifestazione contro la violenza sulle donne e le leggi razziste || Adesso basta. Noi non abbiamo paura!

dlfto@inventati.org

http://sommossetorino.noblogs.org

Posted in Fem/Activism, Iniziative.


2 Responses

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  1. Daniele Faravelli says

    Foto del corteo e link alle foto del corteo 2008

  2. meggy says

    Ho messo un link dell’articolo sul mio fb. Molto ben fatto! Ciao