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Speculazioni, pruriti e softcore

Questa la foto originale che si può trovare in rete titolata The Spill (riferito a qualcosa di versato, si presume il vino). La scena è d’impatto, potrebbe sembrare una serata finita male, una donna che ha bevuto tanto e si è addormentata sul prato, una donna stuprata e la beffa del suo stupratore che ha persino brindato dopo l’abuso. Insomma la scena è quella che vedete. La foto appartiene chissà a chi. Certamente non a forza nuova di roma che l’ha fatta propria, l’ha modificata un pochino e l’ha messa in giro per i muri della città per la sua campagna xenofoba fatta in nome delle donne.

A parte il testo del manifesto e tutte le scritte in carattere gotico rosso sangue, che tralasciamo di analizzare perchè il nostro tempo è prezioso e il fascismo non si spiega semmai si combatte, la cosa significativa sta nella variazione dell’immagine. In quella che appare nel manifesto di fn troverete che è magicamente sparito il bicchiere. Quello che nella foto originale è vino rosso, consigliamo nero d’avola o cerasuolo di vittoria, nella foto ritoccata diventa per incanto sangue post stupro con riferimenti abbastanza osceni al sangue virginale. Ed ecco dunque stuzzicati i pruriti maschili (vi siete eccitati a sufficienza?) e creato l’effetto shock.

Ma di follie in questo periodo ne abbiamo viste e ascoltate tante. Prendete la canzone di Patti Pravo "E io un giorno verrò la’", presentata a sanremo, il cui testo è rimbalzato tra incredule donne che si chiedevano: i versi "Come può un uomo uccidere con il suo Amore / E pensare di consolarsi… perché è stato un errore… / Io son qua, e ti sento, sento ancora che ci sei!", cosa vorranno dire mai?

Il resto della canzone non è meno sullo stile "sposa cadavere". Simpaticamente horror? Sembra infatti che la canzone si riferisca ad una donna che parla con l’uomo che l’ha uccisa e non sazia delle molestie in vita promette (o minaccia?) di andare "un giorno la" perchè vuole stare con lui.

L’ultima chicca è stata segnalata da pwd: repubblica.it afferma esterrefatto che "Svestire invece di coprire: la moda che stupisce a Madrid.".

Dice giustamente pwd che "Repubblica vuol farci credere che crei stupore la moda che sveste la
donna invece di coprirla. Dove sarebbe la notizia?
La notizia non è a Madrid, ma è nella redazione di Repubblica, che nel
2009 droga ancora così la promozione dell’industria della moda,
spacciata sempre di più per pornografia (sia detto con rispetto di
quest’ultima). Le passerelle stanno sostituendo ormai il softcore.
"

A primo acchitto pensavo che repubblica fosse appunto "esterrefatto" ovvero scandalizzato. Invece promuove sovente – assieme a tante altre testate online e con questi toni – moda di questo genere, pubblica le foto della passerella nel suo angolo glamour del giornale e stuzzica immaginazione e appetiti senza che nessuno giudichi la modalità di quella pubblicazione – che stimola più che le stesse immagini – perchè di repubblica si tratta. Fosse stato un misero blog con una foto di tizia con tette e culo al vento e tanga griffato e un semplice commento tipo "è bello, mi piace il colore" la censura sarebbe scattata all’istante, google avrebbe rimosso le immagini e la piattaforma avrebbe dichiarato il blog contenuto per adulti.

Il modo attraverso il quale viene veicolata una promozione di prodotti che passano attraverso le passerelle di moda, come abbiamo visto con la relish, può diventare puro softcore. Spaccio di pornografia di pessimo gusto, che promuove modelli femminili ottimi per colpire l’immaginario di una certa categoria di uomini e si muove in quegli stessi contesti, mondani e moralisti, che giudicano poco di classe il porno sfacciato. Repubblica, come la relish e molt* altr*, non pubblicizzano. Ammiccano, invitano, porgono la mano in prestito, se necessario, affinchè gli uomini concludano eiaculazioni per quel fantasioso "vedo non vedo" sul quale viene costruita gran parte della cultura misogina del nostro paese.

Come dicevamo molti post fa appropriarsi delle immagini, pubblicità, porno, e della stessa produzione della moda di monopolio maschile – gli uomini che vestono le donne da sempre, quelle che vorrebbero scoparsi o quelle che vorrebbero diventare, nel caso di gay dichiarati – diventa l’unica alternativa possibile. Accanto alla critica di genere, indispensabile per guardare il mondo attraverso lenti limpide che vedono quello che c’e’ da vedere e non quello che gli altri vorrebbero noi vedessimo.

Un immaginario viziato si crea, non esiste da se’. Se repubblica educa – in malafede, ne siamo certe – i propri lettori ad una cultura di "malapensanti" (quelli che pensano male, che guardano le immagini anche neutre in maniera maliziosa) non si capisce poi come nella stessa home pubblichi un mega servizio sugli stupri con accenti critici rispetto al sessismo della cultura di destra.

Quel servizio sulla moda poteva essere mostrato in modo diverso, il titolo poteva essere differente, tutto poteva essere migliore. Persino repubblica in effetti potrebbe fare una scelta definitiva. Softcore ammiccante o hardcore esplicito? Siate più chiari, suvvia!

Posted in Anticlero/Antifa, Corpi, Omicidi sociali, Pensatoio.


6 Responses

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  1. fikasicula says

    @foscalontana: verissimo. sulla vicenda di palermo avevo scritto e c’e’ anche un ottimo comunicato da parte ddi un pezzo importante della redazione locale che ha perfettamente interpretato la cosa accaduta.

  2. foscalontana says

    Niente di nuovo sotto il fascio: non scordiamo che non sono nuovi ad iniziative del genere. Mesi fa FN, inondò la prefettura di Palermo e altri luoghi istituzionali, con pacchi di bambole coperti di sangue e interiora di animali. In perfetto stile fascista e violento, ancorché disgustoso. Uno dei loro dirigenti (un certo Provenzale), si giustificò adducendo che, il gesto provocatorio, era stato posto in essere per mettere in rilievo l’orrore per il diritto all’autodeterminazione della donna sancito dalla 194.
    Così i fascisti.
    Mi chiedo pure, perché, di fronte ad un decreto sicurezza che, strumentalizza e passa sul corpo della donna, non vi sia la stessa “onda” (d’urto), che ha fatto indietreggiare il governo (Gelmini). Perché, contro un siffatto provvedimento, c’è un silenzio che, seppur non è esplicito assenso, connota (da sempre), l’antico vizio di ridurre il femminile, ad un profilo sempre più basso.
    Giù, sempre più giù, fino all’in-differenziato silenzio.

  3. fikasicula says

    @pwd: 🙂 provare a districarsi tra cultura sessista e misogina per tutta la vita un po’ aiuta alla comprensione di queste cose. grazie!!!!

    @luisa: cara, la foto di tano d’amico io la trovo bellissima perchè rappresenta davvero la mia terra e il meridione. il modo delle donne del sud di ribellarsi. sono donne forti, con le braccia muscolose, che pur di difendere le loro case non hanno paura di niente. rivoluzionarie senza saperlo. questo è quello che adoro di quella foto e che rappresenta esattamente ciò che volevamo dire con il titolo del blog. se c’e’ una foto fatta da una donna che descrive bene la stessa cosa io posso alternarle. di sicuro non discrimino gli uomini in quanto tali. io con gli uomini ci vivo, ci lotto assieme, ci cresco. sono parte del mio mondo e io parte del loro.

    sulla pubblicità concordo. è una brutta speculazione usata come cavallo di troia …
    un abbraccio

  4. luisa di gaetano says

    Primo pensiero: perchè un sito femminista ha come copertina una foto, anche se bella, scattata da un fotografo? Di fotografe ce ne sono e tante e bravissime. E’ solo ignoranza? Posso aiutare…
    Secondo pensierino: la comunicazione sullo stupro mi fa pensare alla pubblicità contro il velo: è servito solo a giustificare l’invasione dell’Afganistan. Oggi le donne seguitano a essere schiave, ma non interessa più. La maggior parte degli stupri è consumato dentro le mura domestiche, ma ancora non abbiamo la voce per ricordarlo. E questo ci fa perdenti…
    Con affetto
    Luisa dg

  5. pwd says

    …che hai capito. Anzi, hai capito meglio di me quello che volevo dire.

Continuing the Discussion

  1. georgiamada linked to this post on Febbraio 25, 2009

    Non in nostro nome Foto originale che si trova in rete e che è stata usata manomettendola per manifesti antistupro indegni. Da QUI. Francsco Costa, La foto di una donna stuprata affissa sui muri di tutta la città? A Roma si pu&ograve