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Come rispondere alla violenza e alla cultura delle ronde

E’ uno splendido documento del Comitato Madri per Roma Città Aperta. Vi invitiamo a leggerlo.

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Il
nostro comitato “Madri per Roma Città Aperta” si è formato intorno a
Stefania Zuccari, madre di Renato Biagetti, giovane di 26 anni
accoltellato nel 2006 a Focene alla fine di un concerto di musica
reggae per mano di due giovani aggressori animati da una sottocultura
di violenza e di intolleranza.
L’assassinio di Renato è stato il
culmine tragico di una lunga serie di aggressioni verificatesi nella
nostra città e inutilmente denunciate. Dopo la morte di Renato, a Roma le aggressioni continuano, sono aumentate le disparità sociali, i disagi alloggiativi e il precariato selvaggio,
con un ritardo da parte delle istituzioni nella valutazione delle
condizioni di degrado createsi nella città e un’inefficacia degli
interventi risolutivi offerti. Tutto questo crea un’impressione diffusa
di “disordine”, di incertezza e di paura alimentata in questo dai
media, che non aiutano a leggere i fatti di violenza in un contesto
reale, scegliendo di volta in volta una visuale di comodo. Come nel
caso in cui a delinquere sono cittadini stranieri o come nel caso degli
stupri, che avvengono per la quasi totalità tra le mura di casa.
Perche MADRI
Anche il nostro Comitato nasce dalla paura di una madre che perde il proprio figlio.
Ci
siamo domandate cosa si potesse fare di costruttivo non potendo più
tollerare altre morti né situazioni che diventavano sempre più violente.
Le
donne e le madri non vogliono figli uccisi, né al loro posto si
accontentano di lapidi alla memoria, piazze, vie e sale intitolate. Le
madri generano, e vogliono rigenerare le vite dei figli spezzate dalle
lame, spezzate sulle strade rincorrendo la precarietà del lavoro, come
quella di Antonio, amico di Renato ad un posto di blocco, come quella
di Federico Aldovrandi durante una manifestazione, come quella di Carlo
Giuliani.
La parola d’ordine che ci ha proposto Stefania è stata: RITORNO ALLA VITA
Ma come ritornare alla vita?
Rigenerando i sogni dei nostri figli,
spezzati dalle lame, da contratti non rinnovati, da spazi e case
negate, dall’impossibilità di amarsi e generare. Le madri argentine, a
cui abbiamo pensato costituendo il nostro comitato, hanno rigenerato la
memoria dei figli e delle figlie scomparse, continuando a chiedere
giustizia, le madri dei paesi violentati dalla guerra continuano a
generare figlie e figli garantendo la vita ai popoli del mondo.
Abbiamo
scelto una maternità vissuta come forza generatrice permanente di
impegno, di azioni, con l’obiettivo di costruire una società tollerante
e rispettosa della vita altrui che si arricchisce della diversità di
ognuna e di ognuno.


Perché ROMA CITTA APERTA
Come far ritornare alla vita i sogni dei propri figli? Costruendo e percorrendo la via della convivenza
perché Roma continuasse ad essere una città aperta e mai più luogo di
vili aggressioni mortali e azioni violente. Anche il nostro Comitato di
Madri si è costituito sul tema della sicurezza, partendo proprio dalla
morte violenta di Renato. Quale idea di sicurezza ci siamo fatte e
quale sicurezza abbiamo chiesto alle nostri istituzioni?
Noi madri,
non disponiamo di apparati come vigili urbani armati e soldati, né
tantomeno intendiamo costruire ronde fratricide, per proteggere le
nostre figlie e i nostri figli e quelli degli altri. Abbiamo scelto di
lavorare in un altro modo.
Abbiamo scelto il piano di lavoro di
difesa delle forme democratiche, abbiamo scelto di lavorare con il
dialogo e con gli approfondimenti, mettendo al primo posto il rispetto
della vita e delle diversità. Tentando di risolvere il problema della
sicurezza prioritariamente attraverso il confronto con le tante realtà
che compongono il corpo sociale della nostra città.

Le nostre
iniziative hanno trattato il tema della memoria, che rafforza una
comunità, trasmettendo i valori democratici della nostra costituzione,
soprattutto nella rivendicazione delle libertà dei cittadini e delle
cittadine.
Abbiamo riflettuto sulle nuove progettualità urbane che
nascono dagli spazi abbandonati e occupati nella città, e su come ad
una maggiore restrizione degli spazi di espressione, di pensiero e di
movimento, corrisponde una maggiore restrizione dello spazio della
democrazia.

A fronte di leggi razziste e liberticide abbiamo
aderito con i nostri contenuti ai movimenti che stanno cercando di
contrastarli come nel caso del cosiddetto “pacchetto sicurezza” che di
fatto sta portando alla militarizzazione reale e strisciante delle
nostre città, con vigili urbani armati e militari prima, adesso con le
ronde cittadine a contrasto degli stupri che nella loro quasi totalità
avvengono tra le mura domestiche.
Abbiamo maturato in questo
nostro percorso di madri una specificità di genere che ci caratterizza,
sia sul tema del razzismo che su quello della sicurezza.
E così,
lavorando sul razzismo, abbiamo individuato il tema della maternità
negata alle lavoratrici di altri paesi che lasciano i propri figli,
spesso per accudire i nostri. E su questo tema abbiamo aperto un
dialogo dove il tema è la maternità di ognuna di noi, perché quando ad
una donna di una qualsiasi parte del mondo viene negato di crescere il
proprio figlio, il suo problema sia un nostro problema.
E così vogliamo
che la sicurezza dallo stupro non sia materia di ronde poliziesche, di
vigili armati, di soldati che hanno regole di ingaggio
, come a Bagdad o a Kabul, ma
nasca dalla sconfitta di una cultura sessista e violenta di cui questi
stessi apparati e le stesse istituzioni che li hanno generati, le
stesse famiglie sono permeati
.
Partendo dal sangue di un
figlio, un gruppo di donne si è messo in cammino per ritrovare il loro
impegno civile, ora percorrendo strade nuove con nuovi compagni di
viaggio, ora ripercorrendo anche strade già percorse e che avevamo
abbandonato, pensando che le conquiste degli anni passati, potessero
diventare automaticamente patrimonio delle generazioni future. Non è
così, e un figlio perduto, le nostre figlie, i figli delle altre stanno
aiutando noi madri, noi donne a crescere.

Comitato Madri per Roma Città Aperta

madrixromacittaperta@libero.it

madrixromacittaperta.noblogs.org

Posted in Corpi, Fem/Activism.