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Molestia sessuale a scuola

http://femminismo-a-sud.noblogs.org/gallery/77/manomorta.jpgTutto iniziò con il post "Perchè continuate a chiamarli bulli?". Come succede spesso su questo blog quando si trattano temi controversi, il post ha suscitato delle reazioni e tra quelle una in particolare che in realtà è un grande atto di coraggio. C’e’ una ragazza che ha letto e ha deciso di dire per la prima volta una cosa che le è successa durante la sua adolescenza. Le abbiamo chiesto il permesso di pubblicare il suo intervento in evidenza e lei è stata ben felice di acconsentire sorprendendosi per la buona quantità di commenti positivi, assolutamente solidali, che ha ricevuto. Lei si chiama Clara e mandandole un grandissimo abbraccio lasciamo che narri la sua storia. Grazie a lei di averla condivisa con noi e di volerla regalare a qualcun’altra che da essa può trarre conforto e incoraggiamento. Alla fine del racconto di Clara troverete un commento.

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Ciao, ho sempre letto in silenzio, ma oggi parlo.

Dodici anni fa ancora non si parlava di bullismo, però gli
scherzetti dei miei compagni di classe delle medie erano come quelli di
oggi.

Uno di questi giochetti era peggio di tutti: ero abbastanza sgradita
a molti compagni, nessuno si avvicinava (il motivo? Busto alla schiena
per curare la scoliosi).
Improvvisamente però, notai l’avvicinarsi sospetto di alcuni. Ero
contenta ma perplessa. Fingevano di cingerti le spalle, ti chiedevano
qualcosa e mandavano gradualmente la mano sul petto. Uno ci si è
avvicinato, ma non ci è riuscito.
Un altro compagno, invece, si divertiva a dare cazzotti proprio in
quella zona: che bravo, no? Una volta quasi mi centrò e rimasi senza
aria (fiato, respiro) per qualche secondo.

La prof. di lettere disse che ero in classe con elementi difficili e
che fui sfortunata a capitare in quella classe; ah, la mia bravissima
insegnante! Assisteva a tutto, limitandosi a dire "Ragazzi adesso
basta, su su", come si direbbe ad un gruppo di bambini rumorosi per
tacitarli. Giuro.

Verso la fine della terza media sapete cosa mi suggerì la testolina
da quattordicenne? Di rendermi a tutti i costi simpatica ai loro occhi:
essere accettata per me era diventato vitale. E ci riuscii: era
sufficiente usare il loro linguaggio e parlare di cose "volgari", forse
anche sesso, del quale ovviamente non sapevo nulla. Risultato? Manata
nell’interno coscia quasi in zona centrale da parte di uno di loro, a
mò di dimostrazione di coraggio: tutti esclamarono sorpresi sia
dell’atto che della mia "benevolenza".
Poco dopo sulla mia sedia apparve la scritta "Clara la zozza", che qui nel Lazio sta per sporcacciona.
Le compagne mi evitavano: notavano che c’era una specie di "intimità"
tra me e i compagni e non ne volevano sapere. Ma immaginavano.

Ho 26 anni, ogni tanto ci ripenso.
Non l’ho mai detto a nessuno, nemmeno a mia madre per non farla dispiacere. Ho un’amica con la quale, forse, potrei parlare.

E’ quell’ingenuo compromesso che mi lacera.

Clara

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Ho cercato a lungo in rete una immagine che corrispondesse alla frase "molestia sessuale a scuola". Non ne ho trovate. Nessuna immagine dove si vede un adolescente che tocca la compagna con esplicita intenzione di molestarla sessualmente. Ogni cosa relativa alla molestia sessuale è riferita agli adulti. E giù una montagna di esempi: dalla manomorta alla molestia in ufficio. Il senso non cambia. Sono solo molestatori un po’ più cresciuti solo che da grandi non li chiamiamo "bulli". 

Ho fatto la stessa ricerca corrispondente in altre lingue: sexual harassment in the school, inglese; El acoso sexual en la escuela, spagnolo; Le harcèlement sexuel dans les écoles, francese; Sexuelle Belästigung in Schulen, tedesco; O assédio sexual nas escolas, portoghese; Seksuele intimidatie op scholen, olandese; Sexuella trakasserier i skolan, svedese. 

Avrei potuto continuare. Basta un programma di traduzione e la frase può essere tradotta in tante lingue diverse. Ebbene: nelle altre lingue non ho trovato immagini esplicite ma molti loghi e parecchi siti che parlano del fenomeno. Ci sono appositi programmi di orientamento per alunni e insegnanti. Ricerche precise che chiamano la questione senza equivoci. Si tratta di molestie sessuali e il fatto di dirlo già libera le ragazzine dai sensi di colpa e le autorizza a sentirsi vittime.

Pensate cosa succederebbe se neppure da adulte noi potessimo rivendicare il diritto di dirci sessualmente molestate perchè ogni volta che un collega o un datore di lavoro ci tasta c’e’ sempre qualcuno che dice che non è una cosa importante. Sarebbe gravissimo no?

E in effetti lo è. Infatti nel nostro paese noi donne non possiamo contare neppure su questo tipo di chiarezza. A me è successo e il mio datore di lavoro ha detto "ci parlo io" mentre altre colleghe mi sorvegliavano a vista per non permettere che il molestatore mi molestasse di nuovo. Nessuna denuncia e sicuramente nessuna pretesa di uscirne con dignità dopo il giusto riconoscimento dell’offesa. Sarebbe stata troppa grazia.

Se questo già succede per noi adulte figuriamoci cosa deve essere per le ragazzine, complici gli adulti che in fondo forse tutelano se stessi e i princìpi che caratterizzano la loro esistenza.

Il pesce puzza dalla testa, si dice. In questo caso: il molestatore sessuale viene tutelato sin da ragazzo. Non ci sorprendiamo poi di scoprire che sono stati allevati fior di stupratori e picchiatori di fidanzate e mogli. Forse una ragione c’e’. Perchè una ragione c’e’ sempre.

—>>>L’immagine è opera dell’artista Paola Gandolfi 

Posted in Corpi, Omicidi sociali, Pensatoio.


8 Responses

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  1. Fulvio says

    Salve, sono quello che “non augura la scuola nemmeno al suo peggior nemico” come sotto segnalato, e volevo, più che commentare il fatto in questione, portare alla vostra attenzione questa cosa che ho appena scovato su un blog di una ragazzina( a dire il vero ventenne) e che è il genere di cose che mi spaventano ed angosciano; si tratta di uno scritto di quelli da diario di cui ignoro l’autore e che, dietro la facciata di melassa pseudopoetica nasconde una vera e propria apologia della più bieca e squallida cultura teocratico-patriarcale:

    “PERCHE’ PIANGI??
    Un bambino chiese a sua madre: “Perchè piangi?”
    “Perchè sono una donna” gli rispose
    “Non capisco” disse lui. La madre allora rispose:
    “E non riuscirai mai a capirlo bimbo mio”.
    Allora il bambino lo chiese a suo padre: “Perchè la mamma piange?”
    “Tutte le donne piangono, senza una ragione”,
    fu ciò che il padre rispose. Diventato adulto, si rivolse a Dio chiedendo:
    “Signore, perchè le donne piangono tanto facilmente?”
    E Dio rispose: “Quando creai la donna, decisi che doveva essere speciale.
    Le diedi spalle abbastanza forti per sopportare il peso del mondo, ma talmente graziose e morbide da dare conforto nel loro abbraccio. Le donai la forza di dare la vita, ma anche di accettare il rifiuto che sarebbe arrivato dai figli. Le diedi il coraggio di resistere e di andare avanti quando l’intero mondo avrebbe abbandonato. Ma anche la forza di prendersi cura della propria famiglia, oltre ogni fatica o malattia. Le donai la capacità di amare i propri figli di un amore incondizionato, anche quando questi l’avessero ferita nel profondo! Le diedi la forza di sopportare i difetti di suo marito e di rimanere sempre al suo fianco. Ma, soprattutto le diedi lacrime da versare ogni volta che ne avesse sentito il bisogno. Vedi figliolo, la bellezza di una donna non traspare dai vestiti che porta ne dal suo viso o dalla maniera di pettinarsi i capelli. La bellezza di una donna risiede nei suoi occhi. Essi sono la porta d’ingresso per il suo cuore, il luogo dove risiede il suo Amore. Ed è attraverso le sue lacrime che puoi vedere il suo CUORE…”

    La cosa davvero inquietante(ma non certo stupefacente) è che i più, grandi e piccini, maschi e femmine, trovino questa roba dolce e commovente. Ciò la dice lunga. Quando la donna è tanto gratificata dall’essere schiavizzata da farne una bandiera e motivo d’orgoglio, stiamo messi davvero male, ma questo per fortuna voi già lo sapevate.

  2. Claudio says

    Possibilissimo, ma ti invito a riflettere su alcuni punti: un bullo nasce dal nulla? Si tratta di una famosa mela marcia in una struttura sociale in cui tutto altrimenti procede alla grande, il rispetto regna, la libertà trionfa? Oppure forse non è che un’escrescenza di un apparato basato sulla repressione e sulla prevaricazione?
    Non è un caso se Michel Foucault equipari le scuole alle galere e le galere alle scuole. Ed io ho sviluppato certe fesserie approfondendo autori come lui, dunque dovresti accusare di idiozia pure lui o Pasolini o Neill o chiunque altro dei grandi abbia rilevato l’atrocità della scuola.
    Se vai alla radice dei problemi senza fermarti alla loro superficie, puoi vedere come il bullismo non sia altro che la forma più manifesta ed invasiva di un magma strisciante che pervade ogni rapporto sociale ed istituzionale.
    Laddove esiste una divisione in capo e suddito, il bullismo è già presente. Ed il rapporto professore-alunno nella scuola è una derivazione, una forma diversa di quella dialettica. E queste non sono fesserie che mi sono inventato io dal nulla. Fesserie magari sì, e di certo tu rappresenterai una garanzia di verità in merito, ma non peregrine e tirate fuori dalla fantasia di qualche stupido come me.
    Oppure a te sembra normale chiedere il permesso per andare a pisciare, non ci vedi niente di poi così grave, credi che sotto quel semplice e trascurabile permesso non ci sia nient’altro, ma allora, mi chiedo, che parliamo a fare.

  3. Emanuele says

    Scusa Claudio ma mi pare che hai detto una manica di fesserie

  4. Claudio says

    Clara: “E poi: possibile che il corpo docente non veda che alcuni alunni hanno un certo tipo di atteggiamento, di carattere??? Prepotenti e bulli sono riconoscibilissimi!!”.
    Non vi badano, perché gli insegnanti esercitano per primi il “Bullismo di Stato”. Nella categoria dei professori talvolta emerge naturalmente qualche anima bella che si distacca dalla raccapricciante media, ma è il ruolo in sé ad essere “bullesco”: l’insegnante rappresenta l’autorità ed in quanto tale è l’addetto al controllo, alla repressione ed all’abuso. In poche parole, la figura dell’insegnante è quella di un bullo istituzionalizzato. Con l’insegnante si deve obbedire, si deve dare del lei, ci si deve alzare in piedi quando entra in classe, gli si deve addirittura chiedere il permesso per andare a pisciare.
    L’alunno bulletto non è che la copia grezza dei tanti bulli ufficiali su cui è costruito l’apparato di sopraffazione sociale. La scuola è una palestra di bullismo. Come disse un mio amico una volta, non auguro la scuola neppure al mio peggior nemico.

  5. fikasicula says

    ringraziamo noi te e ti abbracciamo con tutte le braccia di cui disponiamo 🙂

    io aggiungerei al tuo suggerimento che i genitori e le genitrici facciano attenzione anche a quello che fanno i loro pargoli. se sono molestatori lo si vede. se si vuole vedere si vede, di sicuro e chi fa finta di non vedere come ho detto è complice.

    a presto cara

  6. Clara says

    Ciao, grazie ancora per lo spazio che mi avete concesso.

    Quei ragazzini di ieri oggi sono adulti: ogni tanto li vedo in giro nel mio paese, ma non ci parliamo e non ci salutiamo. Il ragazzo che scrisse sulla sedia, tra l’altro, l’ho rivisto pochissimo tempo fa, assieme a quella che presumo sia la sua ragazza.

    Mi chiedo: ma le loro ragazze.. Sanno?

    E poi: possibile che il corpo docente non veda che alcuni alunni hanno un certo tipo di attegiamento, di carattere??? Prepotenti e i bulli sono riconoscibilissimi!!
    Dopo tanti anni, sono fermamente convinta che tutto sia accaduto a causa, prima che dei bulli, di insegnanti non degne di tale nome.
    Come è scritto anche nel post, mia madre non hai mai saputo niente di questo, e quindi non ha mai potuto parlare alla professoressa di lettere (coordinatrice e colei che trascorreva il maggior numero di ore all’interno della classe); mamma sa solo che piangevo quando tornavo a casa e che dicevo di non voler andare più a scuola. Eppure alcune “marachelle” erano visibili agli occhi dell’insegnante…
    Possibile che non abbia visto nulla?
    Possibile che era tutto normale per la prof.?
    Non mi capacito.

    A chiunque legge, a chiunque abbia delle figlie piccole: STUDIATE e VALUTATE bene chi si trova dietro la cattedra ad “istruire” i vostri figli e OSSERVATE bene chi si trova in classe con loro. Credetemi, il vostro senso d’osservazione potrebbe arrivare dove non arrivano pedagogia e psicologia da manuale, ed essere salvifico.

    Concludo con una curiosità: anche la cantante dei Garbage, Shirley Manson, fu vittima per i suoi capelli rossi.. Forse già dimostrava di essere un’artista e di essere una grande : )
    http://it.wikipedia.org/wiki/Shirley_Manson

    Vi abbraccio e resto sintonizzata,

    Clara

  7. Emanuele says

    dicevo in questo modo si ha una possibilità di cambiare: se a 14 anni subisci una batosta hai ancora il tempo di riflettere e modificare il tuo carattere, che ancora non è formato.

  8. Emanuele says

    Il problema è che c’è un senso di deresponsabilizzazione dei minorenni, che porta al risultato che alcuni si credono di poter fare tutto, tanto sono solo ragazzi.
    Personalmente le bastardate più grosse in vita mia le ho viste fare sui banchi di scuola, i “bulletti” si permettono di trattare gli altri come gli pare, e gli insegnanti stanno a guardare con l’aria di somari incuriositi.
    Io non credo che uno fino a 17 anni non ha “senso di responsabilità” e poi a 18 all’improvviso riceve dal cielo la facoltà di comprendere.
    Nel mio piccolo posso dire che certe cose non le avrei fatte non dico a 16 anni, ma nemmeno a 8: vogliamo continuare a fingere che bambini non sappiano cosa è giusto e cosa no?
    Il punto è proprio che l’educazione deve stroncare certe attitudini malsane alla radice, è chiaro che chi si abitua ad usare la violenza dai 6 ai 18 anni avrà una buona probabilità di farlo anche dopo: per questo è necessario stroncarlo con ogni mezzo, compreso il carcere minorile. In questo modo si