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Quando le donne non servono più

http://images.movieplayer.it/2008/08/01/marina-cacciotti-e-gianni-di-gregorio-in-una-scena-del-film-pranzo-di-ferragosto-84747.jpgPranzo di ferragosto è un film di Gianni di Gregorio. Ed è proprio lui il protagonista maschile della storia che parla di donne, anzi di madri abbandonate dai figli in pieno ferragosto. Lui fa il badante di una mamma "aristocratica" e per fare fronte ai debiti si ritrova a dover ospitare madri e zie dell’amministratore del suo condominio e del suo dottore. Si crea così una trama deliziosa che vede queste donne rivivere una dimensione giocosa (quando il gatto non c’e’ le tope ballano) nella quale tornano ad essere "persone" che si divertono, stringono amicizie, autodeterminano la propria giornata scrollandosi di dosso le regole che le vorrebbero solo vecchie, brutte, malate, senza desideri, senza una libido. Regole che le vorrebbero non più donne.

Mi è venuto in mente questo film mentre leggevo di una madre massacrata a martellate dal proprio figlio. Mi è venuto in mente anche mentre leggevo di una donna ammalata di cancro che chiede l’eutanasia perchè non c’e’ nessuno che può sostenerla nelle cure.

Perchè le donne in vecchiaia continuano a mantenere intatti tutti i rischi: quello di essere ammazzate dagli uomini della propria famiglia e quello di continuare a essere indigenti, dipendenti economicamente da qualcuno, sia esso un uomo o lo stato.

Le donne continuano a mantenere tutti i rischi ma non hanno più ne’ la forza di difendersi, che comunque non serve quasi mai a scampare al femminicidio, ne’ quella di sostenersi economicamente con un lavoro qualunque.

Le donne sono spremute fino a che sono utili a fare figli, badare alla famiglia, sostenere il welfare dello stato, fare da ammortizzatore sociale, ritirarsi in buon ordine a casa perchè c’e’ poco lavoro e quello che c’e’ viene destinato agli uomini. Le donne sono sfruttate fino all’ultimo giorno nel quale riescono ad essere produttive e se non lo sono più vengono considerate di peso, inutili, e c’e’ persino chi le fa sentire in colpa con la descrizione di prospettive di efficienza post menopausa che se non citassero liz taylor o nilla pizzi sembrerebbero disponibili per tutte.

Le donne ad una certa età si ammalano, invecchiano. Nessuno pensa a loro, a parte i parenti maschi che continuano a sterminarle a qualunque età. Nessuno si occupa di loro.

Nel nostro sud ad occuparsi delle altre donne devono esserci ancora donne. I figli maschi sono esentati. A loro pensano le mogli che dovranno pensare alle loro madri e alle suocere che non hanno figlie femmine. 

Perciò penso che una alternativa al Pranzo di ferragosto possa essere l’Albero di Antonia, o l’Albergo delle donne tristi. Più che una esperienza di cohousing, proprio una scelta di convivenza in un luogo rifugio perchè le donne maltrattate non sono solo quelle che portano lividi visibili addosso e la violenza è maschile tanto quanto istituzionale. 

In germania, a berlino per esempio, esistono, come sicuramente in altre parti del mondo, delle case interamente abitate da donne, con e senza figli, etero o lesbiche. Da noi le case in comune sono ancora quelle delle studentesse universitarie. Siamo un paese mediterraneo di cultura cattolica e ancora vige la regola che le madri permangono dalle figlie. 

Ma i tempi sono cambiati. Sono cambiate le madri e le figlie. Io non vorrei passare la mia vecchiaia con mia figlia perchè non voglio imporle la mia presenza e lei ha il diritto di viversi la sua vita senza che io le stia tra le ovaie. Non voglio passare la mia vecchiaia con lei perchè voglio i miei spazi e non voglio dipendere da lei, perchè se un giorno non sarò più in grado di badare a me stessa, di amare, pensare, leggere, scrivere, allora vorrò morire, ed è la mia unica scelta. Non sarò però in grado di garantirmi una vecchiaia decente perchè probabilmente non avrò mai una pensione, come tante della mia generazione, e di certo non potrò contare su donazioni di chissà che tipo. 

Quando cominceremo a pensare a esperienze di convivenza e cura reciproca tra donne? In condizioni di autosostentamento, di condivisione? Senza dover dipendere per forza da uomini ai quali dovremo fare da serve fino alla morte? Già. Quando?

Posted in Corpi, Omicidi sociali, Pensatoio, Precarietà, Vedere.


2 Responses

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  1. rosa says

    @johny7

    io sn x la parità xo se lo posso dire un po’ ve lo meritate, a noi ci avete sempre usato solo esclusivamente cm passatempo sessuale!

  2. Johnny7 says

    Veramente potreebbero essere gli uomini, in un futuro a non servire più:

    Roma, 31 gen. (Adnkronos Salute) – Gli uomini? Un optional nel prossimo futuro. O al massimo relegati al ruolo di persone ‘di compagnia’, comunque non indispensabili per la riproduzione. Questo uno degli scenari delineati dalla ricerca condotta dagli scienziati britannici dell’università di Newcastle upon Tyne, che si dicono pronti a tramutare le cellule del midollo osseo femminile in sperma. Di fatto estromettendo il maschio dal processo riproduttivo. Una sorte che però avvantaggerebbe le donne non di molto, perché il passo successivo potrebbe essere quello di ottenere il risultato speculare negli uomini. Cioè ovuli femminili a partire dal midollo osseo maschile. E’ la rivista New Scientist a illustrare come si potrà arrivare a quell’obiettivo. Aggiungendo che però le donne potranno ottenere solo bambine. Perché nello sperma creato a partire dal loro midollo mancherebbe comunque il cromosoma Y.

    Il risultato possibile, che gli scienziati assicurano servirà per combattere i problemi di infertilità, potrebbe però essere usato in tanti altri modi. Per esempio per consentire alle coppie omosessuali, sia femminili che maschili, di avere figli con il proprio Dna. Tecnicamente, rivelano gli autori dello studio che hanno avanzato richiesta per proseguire la ricerca, già avviata in modo pionieristico sui topi di laboratorio, “si parte dalle staminali del midollo osseo di un animale femmina, capaci di differenziarsi in molte altre cellule. E con l’ausilio di sostanze chimiche e vitamine si spingono le staminali a diventare cellule spermatiche”. Il biologo che ha messo a punto la tecnica, Karim Nayernia, è convinto di poter “creare entro due anni sperma ‘femminile’ nei primissimi stadi cellulari. Mentre per ottenere cellule spermatiche mature, capaci di fertilizzare un ovulo, ci vorranno tre anni in più”.

    Secondo gli scienziati la tecnica, una volta messa a punto, potrebbe anche consentire il prelievo di staminali da donatori adulti senza incorrere nei problemi etici legati all’utilizzo di embrioni. Ma la corsa per trovare una cura all’infertilità è globale, non solo britannica. A San Francisco l’analista Greg Aharonian, che si definisce subito “un provocatore”, vuole brevettare la tecnica che consentirebbe di ottenere sperma femminile e ovuli maschili. “Così cadrà la presunzione di superiorità del matrimonio eterosessuale fondata sulla capacità di procreare”, dice con l’intento di far discutere. Ma la scienza, nei laboratori e sugli animali, continua a cercare soluzioni. Tanto che gli scienziati brasiliani del Butant Institute hanno detto di essere riusciti a creare, a partire da cellule staminali embrionali di topi maschi, sia sperma che ovuli.

    E ora stanno cercando di raggiungere lo stesso obiettivo a partire dalle cellule della pelle. A parte le applicazioni possibilmente controverse di queste ricerche, gli scienziati affermano con forza che “la possibilità di avere cellule uovo o spermatiche a partire da tessuti adulti potrebbero servire nel caso dei malati di cancro diventati infertili da giovani per via della radioterapia. Oltre a poter offrire soluzioni al problema dell’infertilità che ormai riguarda una coppia su sei”. E alle possibili critiche rispondono che “non è il caso di agitare spauracchi visto che si tratta di esperimenti nelle loro prime fasi. E quindi prima di arrivare a risultati concreti ci vorranno anni”. Anche perchè, però, i topi creati nei laboratori dell’università di Newcastle, crescendo soffrono di seri problemi di salute. Dunque, sostiene Robin Lovell-Badge, del National Institute for Medical research di Londra, “in questo caso l’orologio della scienza va spostato in avanti almeno di 10 anni”.
    Fonte http://giochiesorrisi.forumcommunity.net/…509064

    E il sesso del futuro?
    Alla Demolition Man con i caschi virtuali?