Il controviolenzadonne tour è così finito nella speranza di riuscire a beccare un pulman per andare a roma alla manifestazione adeschiamo i diritti contro il ddl sulla prostituzione. Il pulman non c’era e in effetti non c’era stato neppure tanto entusiasmo nell’aderire a quella giornata da parte di tant* dato che oltretutto lo stesso giorno a Bologna organizzavano una manifestazione parallela su altre questioni sicuramente di grande importanza.
So che la giornata è andata così così. Poca gente. Soprattutto poche e pochi militanti. Temporali, allagamenti, priorità diverse e fratture non sanate nel movimento glbtq(e) oramai scisso forse ne sono stati la causa.
Come direbbe Nanni Moretti: "Continuiamo così. Facciamoci del male".
Perciò credo sia opportuno ragionare a ovaie ferme. La manifestazione romana contro la violenza maschile sulle donne per me è stata fantastica. Gioiosa, divertente, mi è piaciuta tantissimo. Ma bisogna ragionare di alcune questioni per andare avanti. Se vogliamo andare avanti.
Bisognerebbe riflettere su un perchè collettivo dei numeri inferiori. Bisognerebbe ragionare davvero su quanto e come la componente separatista vuole dare spazio a tutte affinchè si realizzino cose anche un po’ più complesse. Come quella organizzata da Maschile Plurale il 23 novembre a Roma assieme a gruppi di donne per una giornata aperta a uomini e donne (che non erano al corteo con noi), per l’appunto. Altrimenti nessun problema. La rete nazionale femministe e lesbiche in realtà non sarà più una rete che compone diverse anime ma un coordinamento tra gruppi orientati nello stesso modo. Si potrà partecipare alle iniziative del coordinamento ovvero si potrà non farlo e partecipare ad altre più affini. Purchè non si taccino di tradimento e diserzione quelle che vorranno seguire una propria rotta.
Bisognerebbe ragionare sul perchè i centri antiviolenza non c’erano a parte qualche rappresentanza locale.Tutto il dibattito che ci fu attorno alla famosa lettera alla carfagna potrebbe spiegare la loro assenza. I centriantiviolenza non campano d’aria e devono per forza relazionarsi in un modo o nell’altro con le istituzioni.
Bisognerebbe ragionare su quanto e come la frattura interna al mondo glbtq incida sulle dinamiche della rete nazionale femministe e lesbiche e se la scelta politica di costruire una alternativa più strutturata sugli stessi argomenti nella tre giorni bolognese non sia diventata una sorta di spartiacque fedele ad una precisa identità che usa l’antifascismo come pregiudiziale per mettere nel libro nero chiunque non sia esattamente di quella opinione, con quelle precise sfumature e con quella precisa motivazione di partenza. L’antifascismo non è in discussione, come non lo è l’antirazzismo, l’antisessismo, l’anticlericalismo, l’antiquellochevipare. Il punto, sempre lo stesso, sta nel metodo. Alla ricerca dell’infamone di turno da mettere al cappio e indicare alle masse per un linciaggio in pubblica piazza. Elemento che inquina discussioni e dibattiti. Elemento che non permette un confronto sereno e che anzi – a tratti – rafforza la tentazione autoritaria che già c’era e che ora si fregia di un motivo – reale certo – che diventa dirimente di ogni incontro. Con me o contro di me. Clima imbarbarito: come il giorno dopo la sconfitta dei fasci nella seconda guerra mondiale, alla ricerca di fasci e puttane dei fasci da rasare e impiccare. A ‘ndo cojo cojo. Con tanto di selezione premio per chi è più "antifascista vero". Come se ci fosse un solo modo di essere antifascisti. Perciò, nessuna partecipazione critica. Nessuna opinione personale. Oggi è di turno lo spostamento collettivo che schiaccia gli individui, le differenze, le complessità. Pesante da digerire per ogni persona indipendente a maggior ragione se in versione libertaria e post, ma proprio post identitaria.
Sarebbe utile ragionare su queste cose perchè a forza di scegliere dove stanno le buone e dove le cattive, nonostante i tatticismi e le strategie per conservare buoni rapporti con alcun* – non con tutt* – finisce che le cattive – io tra loro perchè laica e perchè mi è antipatico ogni tipo di identitarismo con ricatto alla radice, pena l’esclusione sociale e politica – formeranno lo schieramento trasversale delle bad girls.
Bisognerebbe riflettere su tutto questo. Se vogliamo. Se ci piace.
—>>>Se non vi raccapezzate e volete capire qualcosa eccovi le puntate precedenti di un percorso lungo un paio d’anni oramai: QUI tutto su sommosse, flat, rete femminista e lesbica post 24 novembre 2007; QUI tutto sulla manifestazione nazionale del 2007