Sapete che Monsignor Betori, il nuovo arcivescovo di Firenze, nel suo primo atto di insediamento ha ammesso che i preti pedofili esistono, non sono tutta una nostra invenzione, non sono una operazione di propaganda dell’ateismo per denigrare la religione di stato.
Un atto dovuto in una città nella quale c’e’ un prete, Lelio Cantini, spretato dal papa dopo la condanna, che è stato riconosciuto colpevole di abuso di minori.
A parte la faccenda della religione di stato, rispetto alla quale ancora esiste paradossalmente qualche articolo del codice penale che parla di vilipendio, che non viene rimesso in discussione neppure in presenza di altre decine di culti, egualmente rappresentati in italia, e di una folta popolazione non credente che non può discettare di ateismo e laicità senza rischiare di finire dentro un’aula di tribunale…
A parte quella faccenda, dicevo, il punto che segna un cambiamento dei tempi in peggio è rappresentato dal fatto che lo spretamento corrisponde all’atto di bontà fatto da un re o un imperatore nella sua magnanimità. Si tratta di una concessione alla società a fronte dei tanti soldi che lo stato dirotta obbligatoriamente nella direzione degli insegnanti di religione, nella mancata pretesa dell’ici per i beni ecclesiali e in una serie di altri, tanti, troppi privilegi concessi ad una casta religiosa in un’epoca nella quale per recuperare spiccioli vogliono ridurre la scuola pubblica ad un colabrodo senza senso.
Ma la faccenda mostra anche un’altro aspetto abbastanza curioso: Monsignor Betori nella sua omelia tiene a precisare che "se queste cose accadono, è anche perché l’attenzione e la vigilanza
di tutti si sono in qualche modo affievolite. Ognuno di noi, e io per
primo, secondo il proprio ruolo e responsabilità, siamo chiamati a
impegnarci attivamente a risalire la china, in un percorso di
purificazione che non ammette alibi".
Non so se è chiaro, se non lo è lo rispiego: care mamme, se i vostri figli sono stati molestati dai preti vogliosi, frustrati e repressi nelle loro esigenze sessuali, non è per responsabilità degli stessi preti e delle regole assurde alle quali sono sottoposti che negano esigenze fisiche e sessuali che se meglio dirette non porterebbero alla molestia nei confronti dei bambini. No.
Se i vostri figli e le vostre figlie sono stati/e toccati/e, palpati/e, scuncicati/e, inquietati/e, maneggiati/e, titillati/e, molestati/e, violentati/e, stuprati/e, intimiditi/e, condizionati/e, disorientati/e, traditi/e, secondo Betori, è anche un po’ per colpa vostra. Dovevate stare più attente a tenere sotto controllo la moralità dei costumi, dovevate installare telecamere nei bottoni dei grembiulini dei vostri bambini, dovevate diventare provetti segugi e dovevate essere bravissime nel chiarire le idee alla vostra prole.
Se questi bambini e queste bambine non hanno avuto chiara la percezione che quel prete che stava mettendo loro le mani addosso in realtà non voleva compiere un atto spinto dalla vocazione e dall’ispirazione divina ma solo una porcheria, è certamente colpa vostra. Se hanno avuto paura a confidare quanto era loro accaduto è solo colpa vostra. Se non hanno avuto la prontezza di spirito di segare le palluzze a questi sporcaccioni è sempre e soltanto colpa vostra e non dei ricattucci messi a punto dalla cultura cattolica e delle pressioni morali che per ogni stupro e molestia indicano come colpevoli solo le vittime e mai i persecutori.
Allora si, accogliamo questo appello di Betori e quando ci ritroveremo a dire ai nostri figli e alle nostre figlie che non devono accettare caramelle dagli sconosciuti stiamo attente a precisare che innanzitutto bisogna stare attenti/e ad accettare le carezze dei preti.
Care bimbe e cari bimbi, che resti tra me e voi: se un prete vi mette le mani addosso e questo vi fa sentire malissimo mollategli un calcio nelle palline, non lasciatevi ricattare, raccontatelo subito a tutt* perchè nessuno vi giudicherà male e poi dite alle vostre mamme e ai vostri padri che a messa e al catechismo andassero loro poichè voi di ipocrisia e molestie ne avete avuto già abbastanza.