Avete presente la questione della violenza contro le donne? Quella per cui la ministra alle pari opportunità mara carfagna avrebbe piani alternativi ai centri antiviolenza e che le fa affermare che la "famiglia" è un luogo pieno di amore e di gioia dove le donne non hanno nulla da temere?
Solo nell’ultima settimana e per quello che si può leggere dai giornali, ecco il bollettino di guerra:
Alessandra, accoltellata a bergamo dal suo uomo; Lina, uccisa a venezia dal marito; di lei non conosciamo il nome ma è stata uccisa in Brianza, poi avvolta in un telo di plastica, cosparsa di acido e murata nel sottotetto dal convivente; Maria è stata uccisa a La Spezia dal marito (essendo lui un rumeno la stampa ha voluto approfondire); c’e’ una ragazzina che fin dall’età di 9 anni è stata violentata a Viterbo dal tenero zio. Se conoscete altri casi potete aggiungere a commento, perchè sono sicura che l’elenco non finisce qui.
A questo posso aggiungere sicuramente di tanti casi di donne maltrattate, picchiate e molestate in famiglia. Una donna che conosco mi dice per telefono che ha un brutto livido sulla faccia. Le chiedo se sta bene e se posso passare a trovarla. "Meglio di no – mi dice – lui potrebbe arrabbiarsi!" e abbassa la cornetta.
Ci sono donne che vivono così, coprendo i lividi e raccogliendo le briciole della loro relazione nei momenti in cui "lui è calmo". Ci sono quelli che l’esplosione d’ira se la fanno venire all’improvviso e quelli che invece danno persino degli avvertimenti, giusto per dire a lei che è colpa sua, che è lei che provoca e che se la sta menando è perchè lui ha una ragione "corretta" per farlo. Ci sono donne che si muovono in casa come fosse una cristalleria piena di oggetti fragilissimi e pronti ad andare in frantumi al minimo urto. Donne che non fanno rumore, che camminano con le spalle curve e che non trovano la forza e la determinazione per cambiare vita. Spesso non possono perchè non sanno dove andare, perchè le case costano e il lavoro non c’e’. Spesso sono donne straniere che stanno strette tra un marito violento e uno stato che le minaccia, le stritola e le tratta da intruse se queste si sovraespongono.
Ricordando Barbara Cecioni, con la seconda udienza che si terrà a Perugia il 19 giugno, questo sabato – 14 giugno – di violenza si parlerà durante la due giorni bolognese. La notte saremo a Bologna a manifestare in gemellaggio con l’iniziativa di Parigi e con quella organizzata anche a Bari.
Ecco i dettagli dell’ultima iniziativa che partecipa al gemellaggio:
In gemellaggio simbolico con le donne, le femministe, le lesbiche di Parigi e di Bologna
Promuove
SABATO 14 GIUGNO, dalle ore 20
A Bari, nello spiazzo antistante il Fortino Sant’Antonio ( Via Venezia)
il Presidio
CAMMINIAMO INSIEME LA NOTTE
MARCHE DE NUIT DES FEMMES 2008
La paura alimentata della notte fa ombra alle violenze del giorno: NO, le violenze non hanno orario e sono ovunque: nelle case, per strada, al lavoro. Quando usciamo di notte siamo considerate a disposizione degli uomini. Lo spazio pubblico (metro-autobus, parchi, bar, strade) cosiddetto neutro, è ricoperto di immagini di donne «accessibili», che banalizzano una cultura dello stupro.
Noi vogliamo essere libere di uscire di giorno come di notte. Siamo autonome e responsabili!
Manifesteremo contro tutte le violenze che attraversano lo spazio pubblico e quello privato della famiglia. Manifesteremo contro la paura e il senso di colpa inculcato dalla cultura e dall’educazione.
Manifesteremo per denunciare le violenze, gli stupri e gli assassini e per ricordare che le aggressioni maschili sono la prima causa di morte e di invalidità permanente per le donne di tutto il mondo.
La violenza degli uomini contro le ragazze, le donne e le lesbiche non conosce classe, né etnia, né cultura, né religione, né appartenenza politica, in Italia come altrove.
Rifiutiamo la strumentalizzazione di queste violenze da parte del potere pubblico e politico a fini razzisti e di controllo sociale, in nome della sicurezza delle città (videosorveglianza, controlli polizieschi per il solo colore della pelle, retate, reato di adescamento…). Denunciamo la repressione poliziesca e le leggi di esclusione che rendono le donne precarie ancora
più vulnerabili alle violenze maschili. Ci riprendiamo lo spazio pubblico attraverso una pratica collettiva e autodeterminata, senza bandiere né partiti.
Denunciamo le violenze specifiche sulle lesbiche per il solo fatto che si amano, affermano la loro esistenza, si riappropriano degli spazi, sfuggono al controllo degli uomini. Siamo forti, fiere, siamo solidali e arrabbiate. Prendiamoci la strada e la parola per affermare come ragazze, donne, lesbiche e femministe, la libertà di decidere per noi ovunque e sempre!
Vi invitiamo a Camminare insieme di notte!
Tessere-Rete delle donne di Bari
COMUNICATO STAMPA
"Tessere, rete delle donne di Bari", promuove per Sabato 14 giugno, dalle 0re 20, presso lo spazio antistante il Fortino Sant’Antonio, in Via Venezia la manifestazione
Camminiamo insieme la notte
Oltre la cronaca, la violenza contro le donne è politica
"Tessere" nasce per consolidare e dare visibilità alla rete di singole e di associazioni di donne presenti sul territorio, "Centro di documentazione e cultura delle donne di Bari", "Lottononsoloamarzo", "Aracne", Desiderandae, Lilith 194, Arcilesbica.
Abbiamo scelto per la nostra prima iniziativa di gemellarci simbolicamente con un’altra rete: nello stesso giorno, infatti, a Parigi e a Bologna si terranno presidi e manifestazioni di donne, femministe e lesbiche, con la volontà di occupare gli spazi delle città proprio nelle ore in cui la paura e l’insicurezza di molte donne sono più acute.
Quando camminiamo di notte siamo abituate a guardarci alle spalle, ad affrettare il passo, a progettare strategie di fuga, ma la paura della notte rischia di fare ombra alle violenza del giorno: lo sterminio delle donne non conosce orari, né confini geografici, né connotazioni etniche, ed è
ancora la prima causa di morte e di invalidità permanente per le donne in tutto il mondo.
Nella maggior parte dei casi l’assassino, il violentatore non hanno bisogno di forzare la porta di casa, hanno le chiavi. La violenza domestica, come quella extradomestica per noi vanno lette come una questione politica improrogabile, su cui intendiamo esprimere le nostre voci, con forza ed
autorevolezza.
Rifiutiamo la strumentalizzazione di queste violenze da parte del potere pubblico e politico a fini razzisti e di controllo sociale, in nome della sicurezza delle città (videosorveglianza, controlli polizieschi per il solo colore della pelle, retate, reato di adescamento…).
Quello che ci interessa è promuovere un’analisi trasversale sulla connessione tra tutte le forme di discriminazione e di violenza sulle donne e sulle lesbiche, spostando l ‘attenzione, il dibattito e la scelta di strumenti di contrasto verso il sistema di fondo che le favorisce ed alimenta. Quello
stesso sistema per cui vengono rappresentati in modo strumentalmente diverso le violenze contro le donne commesse da uomini di altre etnie piuttosto che dai "buoni padri di famiglia". Quello stesso sistema che ci preferisce "vittime da tutelare" piuttosto che cittadine da rispettare.
Vogliamo ricordare a tutte/i che il primo regalo alle donne del nuovo governo Berlusconi è stato il taglio ai già esigui finanziamenti ai Centri Antiviolenza e di sostegno alle donne, i cui fondi verranno utilizzati per coprire le mancate entrate dell’ICI.
Per tutto questo, prendiamo parola, e prendiamo la strada, collettivamente, insieme a tutte quelle/i che vorranno unirsi a noi.
Tessere-rete delle donne di Bari
Bari, 10 giugno 2008
per adesioni: tesserebari@libero.it
emanuele lo spray serve a poco se non ti danno il tempo di spruzzarlo 😐
e poi in casa, rispetto alle violenze domestiche che sono in stragrande maggioranza, lo spray diventa inutile a meno che non lo attacchi alla gonna mentre fai le faccende di casa.
francesco: io so di comuni che hanno finanziato questi corsi e che sono andati anche bene.
un corso di autodifesa andrebbe inserito nelle politiche contro la violenza alle donne e quindi la volontarietà sta per diritto delle donne a poter fruire di strumenti di difesa legittima.
se le donne devono anche pagare per non farsi ammazzare io non ci vedo un grande aiuto.
siccome però come tu dici è una chimera infatti nelle città ci si autogestisce e i corsi vengono organizzati in maniera autonoma.
No, io purtroppo non ne conosco, ma qualcun* che sa e che legge questo blog ci deve pur essere.
Sì, l’ideale sarebbero corsi gratuiti, ma per quelli ci vuole la volontà politica di finanziarli e al momento mi sembra una chimera (anche se ho sentito che la Moratti voleva fare una cosa del genere a Milano, ma non so se poi la cosa è andata in porto).
Quindi bisogna arrangiarsi come si può.
I corsi di difesa sono molto utili, più che altro dal lato psicologico, ma se volete davvero esser sicure per me è meglio lo spray al caspicum
blazar condivido tutto ciò che scrivi. io so di matrimoni fatti per gli assegni familiari, per qualche sgravio fiscale, per pagare meno all’università, per avere insomma qualcuno dei minimi vantaggi che la società riconosce se sei fedele alle regole. perchè questa società non ti considera se sei single, coppia di fatto o chissacchè. devi essere sposato e devi fare figli, come se chi sta solo ad esempio non avesse spese o un affitto da pagare o le bollette… insomma va così.
rispetto all’aborto io penso che molte donne lo abbiano vissuto. non direi proprio che tutte le donne che scendono in piazza a rivendicare questa cosa non l’hanno fatto, ne che questo porta grandissimo dolore etc etc. non lo direi perchè il punto non è garantire il diritto all”IVG solo perchè è una cosa attorno alla quale si costruisce una dimensione di liceità. ci sono donne che abortiscono per scelta e non se ne pentono e non ne soffrono. semplicemente hanno diritto a scegliere e tutta la retorica sulla grande sofferenza etc etc deriva più da quella stessa frazione di società tende a patologizzare, colpevolizzare e si impietosisce solo se sei una vittima e non se ti autodetermini… spero di aver spiegato bene quello che voglio dire!
grazie per la tua riflessione!
francesco: di corsi di autodifesa qui abbiamo parlato varie volte. ci sono corsi a milano, bologna, si sta organizzando qualcosa a firenze.
io parlo di corsi gratuiti, fatti per le donne e personalmente non distinguo tra istruttrici e istruttori.
gli uomini crescono con noi e insieme si può fare molto. perchè esistono uomini che non tastano e non molestano…
se hai idea di qualche corso di autodifesa per donne organizzato da gruppi, anche comuni, boh… dillo. così possiamo fare rubrica apposita, certo.
grazie per lo spunto 🙂
Non so se è un’idea che è già stata proposta, ma visto che il tuo blog è molto seguito, perchè non compilare una lista delle palestre che organizzano corsi di autodifesa o di arti marziali, magari selezionando la migliore per ogni citta; magari con un’istruttrice donna (per evitare che l’istruttore possa palpeggiare durante le lezioni, com’è capitato ad una ragazza che conosco), magari con degli sconti ai gruppi di persone che si iscrivono insieme.
Si potrebbe renderla anche una cosa promozionale per loro, del tipo che le palestre selezionate avrebbero la possibilità di esporre un adesivo con scritto: “Questa palestra è consigliata dal blog Femminismo a sud per l’autodifesa femminile”, o qualcosa del genere.
Una delle cose che più mi irrita è il retorico e sapientemente ma ingannevolmente soppesato uso delle parole che categorizza facilmente le persone per fare appello a luoghi comuni, i quali a loro volta sono tesi ad individuare “buoni” e “cattivi” rispettivamente. Così gli “antiabortisti” si autodefiniscono con tale termine e dipingono le loro oppositrici (ed oppositori, ché gli uomini grazie a dio mica son tutti scemi come ferrara!) quasi come delle sportive dell’aborto, che lo praticherebbero con gran divertimento e senza scrupolo alcuno. In realtà sappiamo che la grande maggioranza delle donne che hanno riempito le piazze per protestare contro i propositi femminicidi anti-194 non lo hanno mai fatto! Sappiamo che se qualcuna di loro l’ha fatto, con ogni probabilità ha sentito su di sé tutto il dolore di una scelta che in molti casi lascia una donna segnata per tutta la vita, indipendentemente dalle sue idee religiose, politiche, etc. Sappiamo che questi tristi signori, con le loro sconsiderate aspettative fintamente umanitarie, aprono il terreno alle sofferenze indicibili, e alla morte che sono insite nell’aborto clandestino. Così, semmai, “antiabortista” è chi è a favore del DIRITTO all’aborto. Ma loro no: insistono coi loro vegognosi giochi di parole…
Similmente, credo di essere una persona attaccata ai valori della famiglia, alla MIA famiglia, ed al concetto di famiglia in astratto, come poche. Ciò non mi impedisce di vedere tutto ciò che giustamente segnali, e di considerarmi per via di ciò fortemente contrario ad ogni politica FAMILISTA. (È la stessa distinzione che esiste fra morale e moralismo…) In particolare, come si può dire che sia “a favore” della famiglia chi sostiene politiche per cui una famiglia stessa non è resa tale dal comune desiderio dei suoi membri di ESSERE FAMIGLIA, bensì dalla benedizione di un tipo vestito come un clown poco divertente che pronuncia formule magiche dello stesso valore di qualsiasi altra superstizione? (Come l’oroscopo, ad esempio!) O peggio, dall’investitura ufficiale di un’autorità civile il cui operato è una scimiottatura della cerimonia religiosa del suddetto clown.
Un mio caro amico, per qualche anno ha avuto una famiglia senza essere sposato, né in chiesa né in comune. Non mi sembra che la loro famiglia difettasse di alcun elemento che la mia sensibilità mi fa riconoscere come caratterizzante di una famiglia: lui e lei si volevano bene, e crescevano i figlio con amore. Io li stimavo tantissimo, perché avevo l’impressione che coi tempi che corrono fossero ancora dei pionieri: pionieri di qualcosa di bello e giusto. All’improvviso (almeno per noi che li osserviamo dall’esterno) hanno deciso di sposarsi: non che per questo abbia smesso di stimarli, eh! Ma il punto non è che la loro famiglia è con questo diventata “PRO” o ha assunto qualche caratteristica che l’ha resa migliore: forse, hanno solo ottenuto qualche vantaggio che la società prima non avrebbe loro concesso. Ma questo non è un problema LORO bensì della SOCIETA’.