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Stupri culturali ed esecuzioni pubbliche

Ferrara ha avuto bisogno della scorta di carabinieri per poter lanciare l’urlo patriottico "viva la libertà". Oggi ha scoperto che le femministe ce l’hanno con lui.
Almeno così dice. Eppure la sua gonfia apparizione è stata contestata
dappertutto e di sicuro lui ha dato alle donne e agli uomini che di
libertà ne sanno qualcosa in più e anzi lottano per difenderla, ampi
motivi per dissentire e contestarlo.

A Padova, sua tappa
odierna per promuovere la lista pro-life, lo aspettavano in tant*.
Quando ferrara arriva ha bisogno di spazio, così hanno dovuto spostare
la folla perchè un diametro di integralismo fanatista così grande non
può passare attraverso corridoi di dialogo e di confronto. Lui ha
bisogno di piazze ampie, da dominare come monarca assoluto, tutte per se’. Anzi ha bisogno di città intere da tappezzare con i suoi insulti e con i suoi rigurgiti di fascismo inquisitorio.

Il
presidio
di Padova per lui è il motivo per dire che è un martire della
lotta per la vita. Chissà perchè invece a noi sembra un ottimo principio
di democrazia dove essere contestati, criticati va messo in conto.
Perchè le persone non sono tutte, per fortuna, impiegate di La7 e
dunque non devono temere di essere licenziate, come è successo a
luttazzi, solo perchè il viziatissimo, infantile, arrogante e molesto ferrara
si è sentito attaccato.

Se si fa una campagna elettorale facendo
a brandelli le donne e poi lanciando sadicamente i loro resti a quegli altri cani
dei tastieristi di giornaletti scandalistici, che tanto amano fare linciaggi pubblici, non si può certo sperare di
avere appresso una folla applaudente.

Pensavo, in effetti è
troppo dedicare a ferrara un post intero ma bisogna pur dirlo, forse
con più chiarezza: che è uno tra i maggiori responsabili della
esasperazione del clima attorno alla questione dell’aborto. Se lo
ricorda la donna di napoli sulla quale lui ha poi osato continuare a
speculare insistendo nel dare alle donne delle assassine. Se lo
ricorderanno le donne di genova che pure hanno contribuito a
legittimare la situazione che si sta loro rivoltando contro, perchè un
modello culturale lo si costruisce insieme e non ci si può crucciare in
un lamento da "anche i ricchi piangono" se la gogna prima o poi tocca
anche a loro.

L’aborto è sempre un fatto privato e non solo quando riguarda le donne della genova bene. Se c’e’ un contesto culturale che viene nutrito a chili di giustizialismo di cosa possiamo sorprenderci poi?

Mi
sembra
di essere tornata al periodo di tangentopoli. La pressione mediatica rispetto alle inchieste che avevano per oggetto la questione
morale andava bene finchè questa veniva sollevata nei confronti di alcune
categorie di soggetti. Quando invece ci andarono di mezzo imprenditori
noti e facoltosi e ci scappò il suicidio allora si iniziò con il pianto
a difesa della casta.

In questo momento invece ci troviamo nella
situazione in cui tutto va bene finchè c’e’ da mettere alla gogna una
donna qualunque, che non è ricca, ne’ appartenente alla buona società,
ne’ può fruire di servigi privati. Quando invece la questione tocca una clinica gestita dalle suore
allora tutto cambia. Le ecclesiaste se ne lavano le mani, il medico
suicida diventa una specie di martire immolato all’altare delle sue
pazienti e queste donne sembrano tutte scese dal pero. Nessuna sapeva
leggere o scrivere o far di conto e quindi nessuna ha mai letto la
propria cartella clinica, nessuna sa distinguere tra un raschiamento e
una interruzione di gravidanza, nessuna sa che sistemare le cose "tra
amici" è ovviamente diverso dall’accedere alle strutture pubbliche in
cui il servizio è previsto dalla legge 194.

Mi dispiace molto
che queste donne siano messe alla "gogna", perchè non dovrebbero dover spiegare niente a nessuno, ma mi dispiace ancora di più se ci lasciamo coinvolgere dalla loro "linea difensiva" – nel bisticcio tra innocentiste e colpevoliste – come se ci facesse piacere trovarci tutte quante invitate all’ennesimo processo televisivo di cui si occupa porta a porta, come se si trattasse dell’ennesimo reality
show (annegare nel "senso comune" non piace infatti neppure alle donne della rete genovese per la difesa della 194). Mi dispiace perchè l’operazione targata "erode" (pardon: "Ogino")non avrebbe dovuto essere diretta ai danni di nessuna donna e in generale non avrebbe dovuto essere realizzata e basta.

Perchè non è con le operazioni di polizia che si ristabilisce una regola di evoluzione della cultura che ci rende perseguibili. Perchè per svelare le ipocrisie e le contraddizioni che stanno dentro il mondo degli "obiettori" non abbiamo bisogno di mandarli in galera. Nel momento in cui ci beiamo della soluzione giustizialista che mette al muro un po’ di medici obiettori abbiamo legittimato la stessa cultura che poi ci infligge altrettante pene se sgarriamo rispetto alle regole incivili che da essa derivano. Perchè l’aborto va semplicemente depenalizzato. Perchè la persecuzione delle donne deve cessare a tutti i livelli.

Mi dispiace perchè qualcuna dovrà pur ricordare che la privacy
che hanno ricercato le donne di genova va garantita in egual modo a
tutte e nelle strutture pubbliche che devono offrire servizi gratuiti.
Mi dispiace perchè la difesa che viene fuori dalle pagine
giustificatorie di questo processo sommario racconta, con un livello
di moralismo eccessivo, di aborti tutti fatti per necessità inenarrabili. Si
crea così, ancora, per l’ennesima volta, la divisione tra donne buone e
cattive. Tra quelle che abortiscono per esigenze socialmente
accettabili e si cospargono drammaticamente il capo di cenere come per scusarsi non si sa di che e quelle che invece vanno dritte dritte all’inferno.

Non
mi interessa
per quale motivo queste donne hanno abortito. Non mi interessa entrare in maniera morbosa nei dettagli delle loro scelte. L’aborto non deve essere fatto passare come roba lecita solo se una donna si presenta in lacrime e piena di dettagli a definizione del dramma. Una donna che decide di interrompere una gravidanza e non ne soffre, non si pone il problema o non ha gli strascichi "psicologici", spesso instillati e auspicati dai volontari per la vita, maestri nell’arte del terrorismo psicologico, non commette nulla di immorale.

Non mi interessa se è stata una scelta sofferta oppure no. Non deve
interessare a nessuno, tantomeno a quello stalker di ferrara, il motivo
per cui una donna sceglie di interrompere una gravidanza. Ha il diritto
di sceglierlo. Ha il diritto di usare strutture pubbliche con la
garanzia che sarà sempre preservata la sua privacy. Ha il diritto di
trovare medici non obiettori in ogni struttura. Ha il diritto di non
essere crocifissa, mai, e soprattutto ha il sacrosanto diritto di
interrompere una gravidanza anche se non c’e’ un motivo "socialmente
plausibile".

Se per ogni linciaggio pubblico insistiamo con il
giustificare le nostre scelte facendole apparire come necessarie e
indiscutibili secondo le regole morali che ci impongono, che lo
vogliamo o no, finiamo per essere direttamente complici della creazione
dei presupposti che determineranno altre gogne per altre donne.  

La
nostra
vita conta più delle cellule che ci capita di portare dentro. Noi non siamo contenitori. La
pressione psicologica e il senso di colpa che derivano da tutto quello
che ci stanno facendo è violenza allo stato puro. E’ uno stupro
quotidiano e se ferrara si ostina a chiamarmi assassina io posso decidere che
lui e uno stupratore culturale. Voglio un contraccettivo antiferrara: che almeno non mi lasci gravida del suo delirio.

—>>>Vi segnalo l’iniziativa "Mettiamoci la pancia": vari artisti posano a difesa delle 194 mettendoci, appunto la pancia. 

Posted in Anticlero/Antifa, Corpi, Fem/Activism, Omicidi sociali, Pensatoio.


6 Responses

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  1. FikaSicula says

    Vito: e tu continui a immaginare che il corpo di una donna invece sia di proprietà della società.
    Il punto di vista differisce in questo.
    Io parlo di me e tu parli di quello che immagini debba crescere dentro di me. C’e’ una bella differenza.
    io non posso risolvere una questione biologica. che piaccia o no la capacità di fecondare è stata consegnata a me. ma il mio corpo mi appartiene e io devo essere libera di stabilire se voglio diventare madre oppure no.
    se gli uomini riusciranno a generare figli senza l’uso dell’utero materno forse la responsabilità sarà redistribuita. al momento tutto è consegnato a me e quindi si, solo io posso decidere se mettere al mondo un figlio oppure no.

  2. vito says

    tu continui a parlare di un bambino come di un “qualcosa” di tua proprietà: se la pensi così, liberissima di continuare a crederlo..

  3. FikaSicula says

    Vito, parli di gravidanza e adozione come se io dovessi essere soltanto un tram. io non sono un contenitore. per me vale il concetto di maternità responsabile. a me serve ragionare di prevenzione. ma se mi capita di restare incinta perchè il mio contraccettivo ha fatto cilecca o per qualunque altra ragione, persino l’incoscienza, io devo poter decidere se diventare madre oppure no.
    il rapporto tra madre e figlio è una relazione. non esiste relazione che parta dalla negazione.
    in ogni caso in italia non è come l’america. non ci sono uteri in affitto ne’ l’adozione in realtà è così semplice. sempre che portare avanti una gravidanza per poi dare un figlio in adozione possa essere una scelta ragionevole per la madre.
    la cultura ci impone, a noi donne, a dover fare figli a tutti i costi. ti invito a leggere questo post se ti piace approfondire: Storia breve delle maternità imposte.
    per il resto nessuno dice che l’aborto è l’unica soluzione. se si fosse applicata la legge per le parti sulla prevenzione e sull’educazione nelle scuole non ci troveremmo a questo punto.
    la questione è che le donne abortiscono e quando lo fanno devono trovare assistenza e rispetto della privacy perchè si parla di noi, del nostro corpo e della nostra libertà di decidere cosa fare della nostra vita.
    se qualcuno ti obbligasse ad una scelta che vincola la tua vita e a te non sta bene tu cosa faresti?

  4. vito says

    scusa, ma che vuol dire “la vita di quelle cellule vale più della mia”? tu muori se nasce un bambino? l’adozione credo sia una cosa legale in italia, quindi altre soluzioni ci sono. Magari l’aborto a volte è l’unica soluzione, ma non capisco perchè debba essere l’unica soluzione a priori…

  5. FikaSicula says

    vito, io di parole invece ne ho e a fronte del fatto che tutti dicono che la vita di quelle cellule vale più della mia e che io sono solo un contenitore allora io non posso che decidere di affermare il contrario. mi deve essere data libertà di scelta. io mi autodetermino e non sei certo tu a dover definire pretestuosamente quanto le cose che dico siano lecite oppure no.
    si chiama legittima difesa. immagino che ne avrai sentito parlare…

  6. vito says

    potevo essere d’accordo con te in (quasi) tutti i punti. Poi però quando ho letto: “La nostra vita conta più delle cellule che ci capita di portare dentro.” ho cambiato idea… non ho parole