L’otto marzo è quasi passato e mentre la piazza è stata entusiasmante [Guarda le foto di Firenze, Palermo, Milano (QUI le foto delle incursioni delle milanesi Oke Inkazzate) e altre città, le belle foto (e video) e ancora foto dal corteo di Bologna (da cui ho rubato le due che vedete) e foto e aggiornamenti dalla splendida piazza di Torino],
quello che si celebra nel mondo della informazione è il solito
commercio di corpi ad uso e consumo di interessi che ci riguardano
davvero molto poco.
La tivvù si spreca in notizie che parlano di donne, persino di quelle dell’uganda di cui notoriamente frega molto poco ai nostri giornalisti; da’ la notizia delle manifestazioni per la festa internazionale della donna
e, come molte altre testate nazionali, ha volutamente ignorato il fatto
che decine di migliaia di donne hanno scelto di non partecipare alla
manifestazione "nazionale" indetta dai sindacati e, coerentemente alla
scelta fatta dall’assemblea femminista e lesbica del 12 gennaio, hanno
popolato le piazze di tutta l’italia.
Sui tiggì ci propinano invece l’intervista ai tre segretari, uomini, di
cgil cisl e uil. L’ansa si "accorge" che la piazza romana dei sindacati
ha un’età media un po’ "altina". Solo ieri Flavia Amabile pubblicava un articolo
in cui si sintetizzavano gli effettivi meriti, sulla questione del
reddito e del lavoro, dei sindacati e delle ministre che appoggiavano
la manifestazione romana della triplice.
Come dire che se le
ministre vengono cacciate dalle piazze in cui le donne non riconoscono
come positivo neppure un ambito del loro lavoro istituzionale allora è
molto meglio fabbricarsi un corteo fatto in casa, con parole d’ordine
un po’ generalizzate e una campagna di comunicazione che restituisce
loro il palco che le manifestanti del 24 novembre le hanno tolto.
Felice comunque che tante donne siano scese in piazza inconsapevoli di
questi inciuci o coscienti che tutte le piazze si contaminano in
maniera critica con i propri contenuti al di là di chi le promuove e
del come o del perchè siano state promosse.
Per par condicio ovviamente i telegiornali nazionali ci fanno vedere anche la piazza di un triste giuliano ferrara (leggete questa irrinunciabile cronaca), accompagnato da un ancora più triste e in pieno delirio mistico giovanni lindo ferretti
(ex cccp e csi: a dimostrazione che la misoginia imperversa ovunque, da
destra alla sinistra punk), dalla quale viene fuori l’ultima genialata
dell’odioso antiabortista: dare un nome a tutti i feti abortiti. Per
farlo contento io direi davvero di far passare questa proposta ma di
arricchirla di un ulteriore dettaglio: chiamiamo tutti i feti abortiti
"giuliano ferrara" così almeno abbiamo l’illusione di esorcizzare mille
volte il pericolo incombente della nascita di nuovi savonarola.
Per un bilancio effettivo
su questa giornata comunque aspettiamo che tutte le donne, le
femministe e le lesbiche da tutta l’italia ci diano notizie di cui vi
racconteremo.
Nel frattempo le violenze continuano: c’e’ stato chi in maniera creativa si è finto ginecologo per poter molestare le pazienti. C’e’ chi fa importazione di donna straniera
pseudo fidanzata, la chiude in casa e poi la massacra per costringerla
a prostituirsi. In Turchia c’e’ il diretto ispiratore del family day
nostrano e della politica familista dell’accoppiata bindi/binetti: si attribuiscono premi alle donne che fanno più di otto figli.
Proporrei l’asilo politico per le donne turche che vorranno trasferirsi
in italia per sfuggire a questo "allevamento intensivo" di esseri umani
(sempre che in italia nel frattempo non si prescriva per legge – come ai tempi degli antichi romani
– quanti figli ogni donna deve fare). Grazie all’orrendo lavoro fatto
dai sindacati e dalle donne ministre nei confronti delle donne
lavoratrici e precarie abbiamo dovuto assistere a fatti scandalosi come
quello accaduto all’impiegata dell’esselunga milanese di via papiniano:
per non farla allontanare dalla postazione di lavoro l’hanno fatta pisciare addosso. E, purtroppo, lo sappiamo che la storia non finisce qui…