Le donne si mobilitano in tutta l’Italia
e qualche uomo continua a rompere le ovaie. Facciamo il bilancio del 6
marzo e mettiamo insieme un po’ di notizie a casaccio per tenere in
allenamento i neuroni.
Una donna è stata drogata e stuprata
da un "collega" sullo stile yuppy con abito alla moda e sorriso da
venditore immobiliare milanese. Ecco qual’e’ la distinzione tra gli
immigrati che ci piace tanto bistrattare e i nostri purosangue
incravattati: da noi ti portano a cena, col macchinone, ti offrono da
bere, forti di tante pubblicità della minchia (in senso letterale) che
attribuiscono alle automobili il merito di aprirti le porte del
paradiso così come quelle della fika, e dopo che hanno speso un tot per
"offrirti" una serata copiata sullo stile delle peggio riviste for men,
alla fine chiedono che si paghi pegno. E si, perchè loro una donna sex worker
professionista non la vogliono. Se ne procurano una che di professione fa altro e vorrebbero che
lei concedesse servizi sessuali in cambio di una cenetta o magari anche
solo di un drinkino.
Vanno al risparmio e si
offendono pure se una gli ricorda che se accetti un invito a cena (ecco
perchè in certi casi pagarsi la cena e i drink da sole non sarebbe
male) non è proprio detto che poi gliela dai. Anzi se non sta nei patti
è più logico che non gliela dai proprio. Sarebbe una cosa da concordare
prima: "Cara, verresti a cena con me sapendo che se pago il conto poi
pretenderò che mi fai almeno un paio di pompini?". C’e’ una differenza
precisa tra il corteggiamento e la imposizione di una "riscossione
crediti" post serale per quello che ti paga l’ingresso del locale dove
tu neppure gli hai chiesto di portarti. Fare questa cosa poi con una
ragazzetta poco consapevole di diciotto anni è veramente una gran
porcata ma immagino che di porcate del genere se ne facciano tante in
giro, solo che poi non ci piace chiamarle "stupri".
Siamo più solit*
chiamarli "equivoci", "fraintendimenti", "incomprensioni". Ma, a parte
questo caso dove secondo il quotidiano online la donna è stata drogata,
in quante situazioni si gioca su pressioni psicologiche, ricatti, sensi di
colpa per costringere una donna a fare una cosa che proprio non le va
di fare?
Vi è mai successo di
uscire con un uomo che nel corso della serata proprio vi rendete conto
che non vi piace manco per niente e alla fine però chissà come e chissà
perchè vi ritrovate a gambe all’aria a concedere due mugolii spenti ad
un segaiolo che è convinto di essere un amante capace di farvi vedere
le stelle, gli arcobaleni, la triade celeste al completo e la madonna
di lourdes in un tripudio di sfiatamenti di trombe che suonano la
vittoria?
Vi siete mai chieste
come siete arrivate fino a quel punto e cosa ci fate lì, sotto quell’uomo
che solo un attimo prima mugugnava che pensava…, aveva capito…, si era
convinto che… dato che avevate accettato di uscire con lui… allora
dovevate pur "provare" qualcosa. Ed eccolo l’altro ricatto incombente,
quello che ci fotte più di tutti: la ferita sentimentale. Come si può
lasciare sguarnita la serata di un simpatico guaglione che nella
discussione infila frasi insidiose e allusive sulla meravigliosa spinta
(pelvica) che lo unisce a voi, sulla bellezza del sentimento che gli
procurate? Non si può, infatti. Ne ho sentite tante di donne che mi
raccontavano di scopate bruttissime fatte perchè altrimenti lui "ci
restava male". Quasi come se la nostra fika fosse un accessorio uguale
ad un libro in biblioteca. Tutti ne hanno diritto e quindi basta poco e
lo puoi prendere in prestito. Quando e come sarà possibile convincere
gli uomini e soprattutto noi stesse che la fika è territorio privato,
da utilizzare per il nostro piacere – assieme a quello dell’altr* –
sarà un gran giorno.
La seconda notizia è che dalle parti del vaticano hanno "deliberato" che le donne hanno bisogno di un salario domestico basato sul livello di fede.
All’Onu si discute di quanto siano brutti gli stereotipi di genere e si
decide che bisogna far circolare più informazioni su sessualità,
contraccezione, etc etc. Al Vaticano arriva una interpretazione
personalizzata che indulge nel ritenere che il nemico delle donne sia
il femminismo che non riconoscerebbe i meriti delle mogli e delle
madri. Così hanno deciso che ci pensano loro e dopo la moratoria
sull’aborto lanciano anche la bella idea – già suggerita dalle donne di forza italia – di un salario domestico a "premio" della
"funzione" domestica e di cura di moglie e madre. Un premio a noi
esseri pensanti che siamo costantemente sommerse da tante amenità, non
lo suggerisce nessuno?
L’ultima notizia riguarda il "codice antimolestie" varato in puglia, da applicare su tutti gli/le impiegati/e della regione pugliese. Su repubblica online il commento
banalizza il provvedimento quasi come fosse una cosa folkloristica. Il
giornalista sfottente lo chiama il "codice anti-pizzicotto" e
suggerisce agli impiegati di indossare occhiali da sole in ufficio per
non lasciarsi sfuggire sguardi lascivi. Consiglia poi di tenersi alla
larga dalle donne per evitare qualunque contatto fisico e insiste in un
tono che giustamente Giulia, su Sorelle d’Italia, trova offensivo.
Io non so cosa succede
esattamente nella regione puglia ma posso raccontarvi quello che
succedeva nella regione sicilia, esattamente all’assemblea regionale
siciliana, fino a che ho avuto modo di averci a che fare. Le occhiate
lascive non si contavano, le allusioni e le palpatine neppure. Capitava
così che ti ritrovavi ad essere tastata in pubblico dal parlamentare,
magari cattolicissimo, che siccome che non ci stavi allora faceva di
tutto per mobbizzarti e licenziarti. Capitava che ti rivolgevi a colleghi e
soprattutto capigruppo parlamentari e mentre i primi facevano a gara
per non lasciarti sola e in balia del molestatore, gli altri, quelli autorevoli, liquidavano la
faccenda con un inutile "ci parlo io" che lasciava intatta e anzi
faceva crescere la vergogna e il disagio e l’imbarazzo e il muro che
intanto si creava tra la donna e il resto del mondo nel quale avrebbe
dovuto lavorare. Io conosco un caso, sicuro e con testimoni, in cui
alla donna è stato consigliato di non denunciare, probabilmente per
ragioni di opportunità politiche perchè era brutto rovinare l’immagine
di uno schieramento di cosiddetto centro-sinistra che di certo avrebbe dovuto mostrare il coraggio di
prendere le distanze da simili soggetti. La donna si è presa i
rimbrotti e le allusioni cattive di quello che l’aveva molestata e
infine non le è stato rinnovato il contratto. Nessun risarcimento,
niente di niente. Una minuscola liquidazione e via.
Tutto questo succedeva
nella dimensione del parlamento siciliano dove tutt’ora chi lavora per
"coadiuvare" i parlamentari non ha nessuna stabilità ed è legato
all’umore, al colore politico, alla propria eccellente capacità e abnegazione e disponibilità, alla
fedeltà assoluta e "pubblica" all’area di partito che decide di farti
un contratto di collaborazione a tempo (il tempo di una legislatura).
Tutto questo succedeva, e mi auguro non accada più, in una dimensione
in cui il diritto viene scambiato per un favore e in cui la
professionalità maturata vale meno di niente se non è funzionale alla
politica che il parlamentare/datore di lavoro mette in campo.
So di altre storie
inquinate dalle ambigue aree di permissività che si creano nei luoghi
propri di applicazione di strategie clientelari. Se sei assunta con contratto co.co.co. sulla
base di un rapporto fiduciario come per il caso descritto sopra, o
perchè ti hanno favorito al concorso o perchè "ti hanno fatto un
favore" di che molestie puoi mai parlare? Nessuna. Ti pigli le toccate,
le palpate, le strizzate fino a che una dimensione gerarchicamente
superiore, come ha fatto il governo regionale pugliese per l’appunto,
non mette nero su bianco quali sono i confini etici e umani e morali tra
l’amicizia e la molestia, tra il favore e il diritto (esatto, ho detto
proprio "tra favore e diritto"), tra l’essere colleghi e l’essere al
bar sport, con tutto il rispetto per tutti i bar sport, dove se
qualcuno allunga la mano sul culo di una donna deve aspettarsi un
calcio nelle zone basse senza che vi sia una timidezza dettata dal
ricatto che ti mobbizza sul posto di lavoro.
Il lavoro è lavoro. Già
ce n’e’ così poco e se quel poco che c’e’ viene reso così difficile
alle donne, chi può toglierlo dalla testa che alla fine forse è meglio
starsene a casa a farsi palpare da uno solo che perlomeno è quello che
hanno scelto di avere vicino?
Per tutto quello che ho raccontato, sarebbe proprio il caso di dirlo: No grazie, mi tocco da sola!
vero, vero… ma nn pensare che tutte le donne pensino come te…. capita…che il macchinone, la cenetta, il drink siano la realizzazione di un sogno a cui aspirano… anche grazie a i vari costanzo e de filippis…che educano donne e uomini a nn pensare e sopravvivere… ciao