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Women reactive self defence



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—>>> Prima di iniziare a leggere il post se vuoi scarica il bellissimo manuale di autodifesa fatto da Trash-Punk 

Abbiamo già parlato di corsi di autodifesa
e qui ho pubblicato svariati manuali scritti da gruppi che si occupano
della questione. A queste donne dobbiamo riconoscenza e con la stessa
gratitudine che va data a chi generosamente si dedica a combattere in
concreto contro la violenza sulle donne offro degli spunti di
riflessione.

In Sicilia capita spesso
di fare brutti incontri casalinghi. A noi fike sicule infatti non è mai
successo (ma non vuol dire che non accada) di essere aggredite da
qualcuno che non fosse un marito, un compagno, un cosiddetto amico o un
conoscente. A Palermo ci è capitato di camminare anche alle quattro di
notte da sole e di sentirci chiedere "quanto prendi?". I tizi però poi
sgommavano via senza nessuna conseguenza. Invece è capitato che l’amico
si sia approfittato dell’amica che aveva bevuto tanto, o che il compagno abbia
picchiato tanto la compagna da ridurla quasi in fin di vita, o che il
marito abbia legato, stuprato e infine quasi ucciso la moglie senza che
mai ci fosse possibilità di difesa.

Anche in alcune città della Sicilia ci fu la fase dei corsi di autodifesa. Gli allenatori
erano uomini e le donne organizzavano. Sono stati utilissimi e sono
utilissimi. Io ho visto donne che arrivavano distrutte e ne uscivano
più sicure di se’. Ho visto donne fragili entrare in palestra camminando con le spalle
ricurve e lo sguardo basso che finito il corso avevano spalle erette e
uno sguardo dritto e determinato.

Perchè i corsi di
autodifesa, almeno quelli, per prima cosa ti insegnano ad avere fiducia
in te stessa. Insegnano a sconfiggere la paura che poi è la cosa che ti
fotte di più. Ti insegnano ad essere determinata e più forte,
psicologicamente e fisicamente.

La questione che allora si
notava era che le donne arrivavano solo se erano state già aggredite o
se avevano amiche che lo erano state altrettanto. Arrivavano perchè
sensibili al problema e quindi in qualche modo già predisposte a non
affezionarsi troppo a uomini caratterialmente violenti.

Il difetto quindi stava
nel non riuscire a raggiungere donne fragili ed emotivamente tendenti
alla dipendenza che prima o poi si sarebbero trovate comunque in una
situazione di subordinazione e di pericolo nel rapporto.

Il difetto stava nel non
riuscire a puntare anche sulle donne che fisicamente non erano in grado
di affrontare un corso di autodifesa che di per se’ mira
all’allenamento e conta su una struttura fisica comunque agile e sana.

Per non parlare del fatto
che per inserirsi in alcuni contesti era necessario un lasciapassare un
po’ meno di contrasto del corso di autodifesa. Così nacque ad opera di
una dottoressa molto in gamba un laboratorio di sartoria
all’albergheria (ma poteva essere di culinaria o di ricamo o qualunque
altra cosa apparentemente inoffensiva…), un quartiere terribile di
palermo. Lì si ritrovavano molte donne del quartiere che altrimenti non
sarebbero mai andate. Donne inserite in contesti familiari di chiara mentalità maschilista e mafiosa. Quelle riunioni fatte di chiacchiere e condite di
fiducia reciproca diventarono un elemento dirompente nella vita di quel
quartiere.

Molte donne si sentirono fuori posto all’interno delle
proprie strutture familiari e molte contraddizioni si resero
naturalmente evidenti. Molte di quelle donne poi divennero parte
integrante di una cooperativa che è nata proprio da quella esperienza.
Una cooperativa che le aiutò a superare i conflitti e che le reinserì
subito in un contesto lavorativo che non le lasciava a disagio (come
può lasciare donne umili a disagio rispetto ai contesti colti o magari
anche radical chic di chi si dedica ad azioni di contrasto alla
violenza contro le donne) e neppure marginali rispetto al contesto
sociale cui ambivano di appartenere.

Molte donne si sentono
inadeguate rispetto a molti linguaggi e a molte pratiche e se vogliamo
davvero "salvarle" bisogna che mettiamo al primo posto la loro vita
piuttosto che il nostro linguaggio e la nostra modalità. Bisogna usare
intelligenza e lungimiranza e non per questo si prostituirà o sacrificherà nulla del
nostro lavoro e delle nostre idee.

L’importante è l’obiettivo.
Noi fike sicule ci siamo spesso guardate in faccia mentre seguivamo le
tante discussioni sulla questione della violenza contro le donne e
abbiamo pensato alle nostre mamme, oltre che a noi.

Ci siamo chieste come
avremmo potuto convincerle a frequentare un corso di autodifesa. Se mai
sarebbe stato possibile o se non ci fosse qualcosa che avremmo potuto
apprendere da loro. La nostra conclusione è stata che i corsi di
autodifesa sono meravigliosi e necessari. Ma altrettanto necessaria
deve essere la capacità di aiutare le donne senza colonizzare i loro
cervelli.

Mia madre non farebbe mai
un corso di autodifesa al femminile. Mi ha sempre preso in giro per il
fatto che io volessi frequentarlo. Ogni tanto mi ha chiesto come
contavo di difendermi dal mobbing e l’ostracismo che sono modalità più
solite dell’aggressione femminile. Così mi spiazzava. Una volta ho
picchiato un uomo. L’ho picchiato forte e lui si è arreso. Non perchè
io fossi più forte ma solo perchè ha visto nei miei occhi che non avevo
paura. E quello sguardo viene solo dalla disperazione. E la
disperazione ce l’hai solo quando pensi di non avere più nulla da
perdere.

Diventa legittima difesa.
Diventa istinto di sopravvivenza. Diventa quella attitudine che si sviluppa quando hai le antenne
perennemente alzate. Quando una aggressione te la aspetti. Una di noi
invece stava per morire. Il suo uomo aveva scalato due piani per
sfondarle una finestra e poi strangolarla. Lei aveva deciso di non
aprirgli. Lui era una furia. Si è gettato su di lei senza darle la
possibilità di fare o dire nulla.

Il corso di autodifesa non
le è servito. Le sarebbe servito aiuto. Le sarebbe servito riuscire a fuggire. Nessuna soluzione quindi ci
pare definitivamente efficace. Ne servono tante, misurate sulle donne e
sulle persone cui devono essere utili. Perchè l’azione sia comune e
collettivo sia il contributo contro la violenza. Perchè le azioni non
diventito soltanto il manifesto per l’affermazione delle idee di alcune
singole donne. Ogni azione è necessaria. Chi ritiene per presunzione
che solo una possa essere la strada giusta compie un grande errore.

Fike Sicule (Tutte e tre…)

laicamente parlando…  

Posted in Corpi, Fem/Activism, Omicidi sociali, Pensatoio, Vedere.


4 Responses

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  1. FikaSicula says

    tanina ho visto ora il tuo commento 🙂
    ma di niente. anzi segnalami più cose belle e io te le piazzo in home subito.
    un bacione

  2. tanina_punk says

    grazie per averlo messo in evidenza!

  3. FikaSicula says

    Grande :)))
    mi dispiace che era rimasta incastrata tra gli spamm
    non so cosa succede a questi dannati commenti grrrrrrrrr
    ti ho sistemato il link che altrimenti non si riusciva a leggere.
    è bellissimo…
    della serie il miglior strumento è la fuga e la sicurezza. sono d’accordo!
    un bacione

    ps: ora lo linko sul post

  4. tanina_punk says

    la mia mini-guida di Autodifesa:

    Leggi QUI

    Liberamente tratta da un lavoro di Nina Riot Grrrl!