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Datemi un embrione e io vi salvo un condannato a morte

All’Assemblea Generale delle Nazioni Unite parlano della moratoria
contro la pena di morte (che è passata a maggioranza). Ne avete sicuramente sentito parlare. Quello
che forse non sapete è che uno dei motivi utilizzati per fare
ostruzionismo e per spaccare il fronte del si passa come un carro
armato – come sempre – sul corpo delle donne. Un emendamento dell’Egitto
ha tentato di stravolgere la moratoria contro la pena di morte (non è
una cosa che sto seguendo appassionatamente ma quando si parla del mio
utero mi si rizzano le orecchie) facendola diventare "per il diritto
alla vita".

L’intento era di chiara condanna dell’aborto e di
legittimazione della tesi che l’embrione è già una persona. Mettere sullo stesso piano aborto e pena di morte è come barattare la vita di un condannato a morte con la prosecuzione di una gravidanza indesiderata e la messa in "moratoria" dello stesso principio di autodeterminazione femminile. L’emendamento in questione è stato bocciato. Speriamo che nessuno
riproponga più una tesi del genere per facili speculazioni e
strumentalizzazioni politiche. 

Ci sono altre due cose che vale la pena annotare per mia e vostra memoria. Una riguarda il rifiuto di alcune suore di fare da colf,
anzi da badanti, a intonacati vecchi e malaticci. Il vescovo le ha
perciò cacciate via. L’altra riguarda l’ennesimo episodio di censura
che coinvolge direttamente la religione cattolica. Il Forum Aduc è stato sottoposto a sequestro
e secondo il parere del Gip di Catania – formulato sulla base di articoli del
codice abrogati – deve rimanare tale perchè vi sarebbero contenute
frasi offensive per la religione cattolica.

Mettendo assieme tutte
queste notizie si ottiene che le donne sono responsabili dell’esistenza
stessa della pena di morte quale pena da infliggere agli esseri umani
come punizione. Che le suore sono obbligate – pena: l’esilio dalle mura
ecclesiastiche – a lavare i culi dei vecchi preti, i quali oramai
esausti di tanta vivacissima vita – condita di ogni emozionante e
carnale evento possibile – sarebbero altrimenti condannati ad una
infausta vecchiaia. Che parlare male della religione cattolica equivale
a farsi sequestrare zone web antiecclesiastiche, anticlericali o anche
semplicemente laiche.


La domanda da fare
a quel giudice sarebbe:
senta lei, ma se le dico che non credo in dio e che la religione è una
gran cazzata che antropologicamente e sociologicamente ha un senso (per
nulla divino) ma che legalmente e storicamente non significa nulla,
rischio di farmi sequestrare il blog? E dato che la religione non è una
cosa accertata ma solo un hobby di molte persone – che non devo per
forza condividere o rispettare – perchè mai non ne posso parlare male?


Come
dire che non
posso parlare male del calcio perchè è uno sport nazionale
amato da molta gente. Ma un parere è pur sempre un parere e l’accusa di
vilipendio della religione di stato è una cosa fascista che non può
avere valore nel nostro codice. Ma in questo folle mondo di questo
folle tempo tutto è possibile… 

Posted in Corpi, Fem/Activism, Omicidi sociali, Pensatoio.