http://www.youtube.com/watch?v=BdW05BC4emw
Rubo questa notizia da questo sito per la qualità delle immagini e dell’interpretazione di Emma Thompson. Si parla della campagna anti tratta delle donne che poi vengono costrette a prostituirsi. Il video sollecita ampi interventi paternalisti e ripropone la figura del femminile come vittima senza difese. E’ una realtà che esiste, certo, ma diverso sarebbe stato se avesse rappresentato una donna arrabbiata e stanca della vita che sta facendo che ad un certo punto decide "attivamente" di denunciare i suoi sfruttatori o, che so, magari di rivolgersi, laddove è possibile, alle altre sex workers per elaborare una strategia di autodifesa, partecipare ad un sindacato, ribellarsi alla schiavitù.
Il video purtroppo, sebbene raffiguri bene la costrizione, la violazione del corpo (cosa che avviene in uno stupro, fuori e dentro la "famiglia"), lascia intatta quella immagine tanto cara a Don Benzi (già in via di canonizzazione), di donne da "aiutare" magari riproponendo loro il lavoro di "badante" moralmente più "pulito" e "accettabile" e con funzione di espiazione rispetto al "peccato" commesso.
La campagna è condita di una retorica che non lascia via di scampo alla libertà di scelta delle donne che realmente decidono appunto di scegliere la professione di venditrici di servizi sessuali. Queste donne da tempo chiedono legalizzazione della professione e maggiori tutele legali e amministrative. Vogliono pagare le tasse e vogliono poter avere il diritto di svolgere il proprio lavoro senza dover rischiare di essere stuprate per poi sentirsi dire che è una conseguenza del lavoro che fanno.
Propongo così alla vostra riflessione un post che avevo fatto in occasione di una iniziativa sulle sex workers, un bellissimo video (Ne’ vittime ne’ colpevoli) che parla dell’argomento (scaricabile online), e vi segnalo che su Liberazione online – accessibile gratuitamente – del 14/21/28 ottobre (cliccare su archivio specificare la data e che si tratta dell’inserto domenicale "Queer") c’e’ un ampio servizio sul mondo delle sex workers, su pregiudizi, stereotipi, luoghi comuni, irresponsabilità sociali e molto altro.
Ops, doppio, scusa, problemi di numeretto. Tieni il secondo 🙂
ehh… cara Fika Sicula, sai che l’altro giorno, quando ho visto il video arrivandoci da un collegamento del blog della manifestazione del 24, mi sono sentito *un sacco* a disagio, proprio perché non mi piaceva per niente. Mi son detto, lo dico o sto zitto? lo dico o sto zitto? poi sono stato zitto 😛
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Per tutte le ragioni che dici sopra (“Helena trusted everyone”. Sì, certo. “Oh baby baby it’s a wild world/it’s hard to get by just upon a smile”.)
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Poi anche perché m’ha fatto spavento che m’è sembrato così *orgogliosamente* fuori dalla realtà che sento raccontare dalle prostitute (nei libri, nella lista delle lucciole), da sembrarmi grottescamente, orribilmente, neropecemente risibile.
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Poi anche perché mi sono chiesto: ma il video a chi vuole parlare? Di chi sono quelle mani *maschie* su braccia muscolose, pelose al punto giusto, mani forti sane e giovani, curate? Chi è questo uomo, tutto mani e *spinta*, che pompa carne frolla, un quarto di bue, in un atto evidentemente mostrato come necrofilo (e non masturbatorio, come mi pare perlopiù sia il sesso conosciuto dai clienti delle prostitute)? Me li vedo tutti in fila a chiedere la pena di morte per il porco necrofilo, e poi andare a farsi fare un pompino fuori casa (che non casca il mondo, ma sapessero farsi una pippa come si deve, godrebbero pure di più, e da lì sarebbe quasi tutta discesa).
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Non comunica, non sposta una virgola. Predica alle convertite e ai convertiti.
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Se qualche talentuosa fosse così *crudele* da farne una parodia che mostrasse i limiti di una comunicazione di questo tipo e ne ribaltasse i sensi…
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Ogni tanto, sia qui che altrove, devo intervenire, l’alternativa è non leggervi, per parafrasare Matteo, la carne è pronta ma lo spirito è debole, ogni tanto deve buttar fuori le tossine… spero di non far troppi danni, perché le parole, specie su queste cose, feriscono (sia quelle degli uomini, che quelle delle donne) Ciao, Enrico
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PS: acc, è scaduto il tempo del numeretto… meno male che ci sono le istruzioni!
ehh… cara Fika Sicula, sai che l’altro giorno, quando ho visto il video arrivandoci da un collegamento del blog della manifestazione del 24, mi sono sentito *un sacco* a disagio, proprio perché non mi piaceva per niente. Mi son detto, lo dico o sto zitto? lo dico o sto zitto? poi sono stato zitto 😛
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Per tutte le ragioni che dici sopra (“Helena trusted everyone”. Sì, certo. “Oh baby baby it’s a wild world/it’s hard to get by just upon a smile”.)
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Poi anche perché m’ha fatto spavento che m’è sembrato così *orgogliosamente* fuori dalla realtà che sento raccontare dalle prostitute (nei libri, nella lista delle lucciole), da sembrarmi grottescamente, orribilmente, neropecemente risibile. Quando potremo ridere di queste cose (temo che non vivrò per vedere il giorno), sarà da farne una parodia.
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Poi anche perché mi sono chiesto: ma il video a chi vuole parlare? Di chi sono quelle mani *maschie* su braccia muscolose, pelose al punto giusto, mani forti sane e giovani, curate? Chi è questo uomo, tutto mani e *spinta*, che pompa carne frolla, un quarto di bue, in un atto evidentemente mostrato come necrofilo (e non masturbatorio, come mi pare perlopiù sia il sesso conosciuto dai clienti delle prostitute)? Me li vedo tutti in fila a chiedere la pena di morte per il porco necrofilo, e poi andare a farsi fare un pompino fuori casa (che non casca il mondo, ma sapessero farsi una pippa come si deve, godrebbero pure di più, e da lì sarebbe quasi tutta discesa).
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Non comunica, non sposta una virgola. Predica alle convertite e ai convertiti.
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Ogni tanto, sia qui che altrove, devo intervenire, l’alternativa è non leggervi, per parafrasare Matteo, la carne è pronta ma lo spirito è debole, ogni tanto deve buttar fuori le tossine… spero di non far troppi danni, perché le parole, specie su queste cose, feriscono (sia quelle degli uomini, che quelle delle donne) Ciao, Enrico
Cara amica (non riesco a chiamarti fi-ka sicula..), grazie per la tua lunga risposta che merita, da parte mia, un approfondimento.
Ti prego, non è il caso che tu ti prostituisca, già lo faceva la ‘Chinoise’ nel film di Godard e senza successo politico. Un caro abbraccio, e.
dimenticavo. un bellissimo intervento di Rutvica (e non solo) sta sugli inserti di liberazione che ho segnalato sopra.
baci
sottoscrivo ogni punto scritto da si-culo. ma proprio ogni ogni 🙂
bacioni
Preciso che quando le mie conoscenti ucraine rispondono che salvare il matrimonio è un “vostro” problema, intendono dire che loro il problema non se lo pongono affatto: se un matrimonio salta, salta punto e basta. E nessuno si affanna a salvarlo: è un contratto laico.
Cara donna proletaria,
innanzi tutto ti ringrazio per aver messo bene in chiaro una serie di punti-chiave per tutto il discorso su sex-work e dintorni, a cominciare dai rischi e dal doppiogiochismo di tanta politica, che sembra volere rendere la prostituzione un lavoro “rispettabile” per potere andare a fottere tutte le volte che a lor signori pare e piace.
Però c’è chi decide di farlo. C’è chi si trova nella posizione – incomparabilmente più vantaggiosa della migrante trascinata qui dall’immiserimento tardocapitalistico del suo paese natale – di potere scegliere di prostituirsi. È questo “di più” di scelta a essere interessante: come si è creato? è davvero un salvagente per il matrimonio? e la prostituzione maschile? se la lotta di classe è tramontata perché la classe è stata disgregata e sparpagliata (e con essa tutte le lotte di liberazione), c’è spazio per una lotta individuale e per una politica individuale che si tengano entro un orizzonte collettivo?
Insomma, mi vengon su alcune domande, tante domande. Rutvica Andrasjievic (spero che si scriva così) si è spesa moltissimo per dimostrare come la retorica alla Don Benzi&dintorni non faccia che nascondere volutamente tutta la dimensione di progetto che c’è nell’immigrazione legata alla prostituzione: molte donne sanno che finiranno per fare un lavoro dimmmerda ma accettano, e delle conseguenze che questo ha sul patriarcato o sul matrimonio francamente se ne strafottono (penso alle ucraine o alle russe che hanno legalmente la parità dei sessi a tutto spiano dal 1917 e che, mentre a lezione di italiano spiego l’uso dell’articolo, stanno lì ad emanciparmi la giordana di turno). E, se provi a renderle edotte sulla cosa, ti rispondono (giustamente) che innanzi tutto è un problema “vostro, se i matrimoni hanno bisogno di essere salvati” e che, in secondo luogo, noi occidentali siamo fin troppo responsabili per l’impoverimento di mezzo mondo e passa per sindacare sulle scelte che un/a fa per togliersi da una situazione dimmmerda.
Legalizzare la prostituzione può servire a dare il permesso di soggiorno a milioni di donne straniere in Italia? E allora che la si legalizzi, così arriveranno in milioni e ci renderemo finalmente conto di quanto e fino a che punto il capitale ha espropriato e cannibalizzato il resto del pianeta. E se servisse alla lotta, mi prostituirei anch’io!
Mò il coro maschile vorrebbe pure la riapertura dei bordelli (1), la legalizzazione della prostituzione.(2)
Ti pareva se Damiano nella duplice veste di sindacalista e ministro del lavoro, non prendeva la palla al balzo, ‘valorizzare’ il lavoro di lucciola e risolvere anche la grana cronica della disoccupazione femminile.
Il lavoro di lucciola si ‘valorizza’ riconoscendo la prostituzione come mestiere, con tanto di cooperative, sindacato e ricevuta fiscale, un’ estensione del ‘lavoro di cura’ a cui già la donna, storicamente e per ‘sua natura’, si dedica.(3)
Con un vantaggio anche per l’eterna Improduttiva, la casalinga sul gobbone del marito reddittuale, di poter anche lei, finalmente, avere un pò di soldi tutti suoi, la sua bella autonomia, con una degnissima occupazione, una nobile missione, ancor più nobile del cesso nettato tutti i giorni, il ‘servizio sessuale’ (4), anche a part-time, magari nel sociale, per i bisogni del maschile handicappato, depresso, che altrimenti non saprebbe come fare.(5)
Affancuuulo!
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1) Nel 1958 le case chiuse in Italia furono proibite dalla legge Merlin, la n. 70, sull’abolizione della regolamentazione della prostituzione. Un sondaggio condotto dalla Stampa , pubblicato il 15/9, dà il 57% dei maschi desiderosi dei bordelli, il 48% dei cattolici praticanti, il 59% dei non-praticanti.
Già, come fà il matrimonio catto-mono-etero-indissolubile, senza prostitute?
Mica è un mistero, il ministro super-catto Cosimo Mele, tutto solo a Roma a ferragosto, con la moglie avvocata, lontana e incinta di 9 mesi, mica l’ha fatta con sua moglie l’orgia nell’albergo, mica ha mandato sua moglie all’ospedale, mezza-morta per coca e altro!
Sua moglie è una donna onesta, rispettabile, una moglie, una madre, ci son le prostitute per divertirsi!
Dopo sto’ fatto è diventato l’eroe del suo paese.
2) Il progetto di legge italiano sulla legalizzazione delle case chiuse è stato depositato da A.N, la legalizzazione è sostenuta anche dai seguenti partiti di ‘sinistra’: Comunisti Italiani, Rifondazione, Verdi, Democratici di Sinistra, Ulivo e Margherita.
Mi fa andare in bestia quello della Prestigiacomo, che si crede emancipata, vorrebbe sostituire la prostituzione di strada con quella degli appartamenti privati, come in Olanda.
A quale aspirante ‘imperatore del sesso’, tira la corda, la Prestigiacomo, quale nostrano Charles Geerts, da venditore di patate, diventerà il Paperone delle prostitute?
Il suocero di Casini, Caltagirone , il re della case, sarà il piranha della privatizzazione del sistema prossenico?
La legalizzazione, contrariamente ai sogni della Prestigiacomo, incrementerebbe la tratta, il sudicio commercio che rottama le vecchie prostitute con le più giovani, come richiede il ‘libero mercato’.
Lo ha ammesso pure il sindaco di Amsterdam, J.Cohen, che si è deciso a chiudere un bel pò di vetrine addobbate con le ragazze mezzenude, anche se attiravano più turisti di tutti i Van Gogh messi insieme.
‘Con la legalizzazione della prostituzione del 2000 non abbiamo raggiunto i risultati che ci eravamo immaginati. A Wallen gira molto denaro sporco e il traffico di esseri umani è una realtà…dietro la facciata pulita del quartiere a luci rosse’.
La legalizzazione è il riconoscimento della prostituzione come mestiere femminile, la ricevuta fiscale e le tasse pagate, secondo l’eufemismo di questi beduini politici, trasformerebberero la prostituta in una onesta ‘lavoratrice del sesso’, socialmente accettabile, rispettabile.
Rispettabile come in Thailandia, dove il mercato del sesso femminile è il 13% del PIL, che bella trovata per l’Italia, la prostituzione come mestiere femminile, legalizzato, per sollevare lo sgangherato PIL nazionale!
3) ‘Dal XVI sec. in poi la spogliazione economica della donna fu un fatto compiuto ed essa si trovò alla mercé economica dell’uomo, nel matrimonio e nella prostituzione. (A: Guiducci, Donna e serva, ed.Rizzoli)
4) Il ‘servizio sessuale’ inteso come ‘lavoro’ è lo scambio sessuo-economico dissociato dalla sessualità, che è espressione e vita personale della donna. Il ‘lavoro sessuale’ , le ‘prestazioni specifiche tariffate’ non importa se continuative o occasionali, talvolta comprendono anche qualche lavoro di moglie, il sostegno psichico del cliente handicappato o depresso.
Qualche fanatica femminista borghese neo-liberista, come la Badinter, va a raccontare che la prostituzione è ‘la libera disposizione del proprio corpo’, una libera scelta.
La ‘prostituzione libera’ dipende dall’industria del sesso neo-liberista, non dalla libertà, somara!
Una consistente parte del Maschile ha ancor oggi una concezione della prostituzione di tipo’ biologico’, ogni donna, in quanto tale, è costituzionalmente, ‘puttana’.
5) A nessuna di queste amebe sublunari viene in mente che la prostituzione va abolita, che è la forma più aberrante, disumana, della condizione femminile, l’equazione donna-sesso, racchiude ogni forma di violenza sulla donna, specchio dell’evidente diseguaglianza, che nessuno può negare.
Come orientamento, la maggior parte degli Stati è abolizionista, – la prostituzione è una forma di sfruttamento da cui bisogna liberare la donna- attaccando prossenitismo e tratta. Di fatto, però, la prostituzione viene favorita e con la legalizzazione, incoraggiata.
La Francia fa testo, ufficialmente e giuridicamente è abolizionista (legge Marthe Richard 13 aprile 1946, ordinanze 23 dicembre 1958 e 25 novembre 1960). Con l’entrata in vigore della legge Sarkozy, però, la prostituzione è stata relegata nelle periferie delle città e si è andata intensificando la repressione contro le prostitute, con reati fasulli, tipo ‘adescamento passivo’.
I ‘regolamentaristi’, sono quelli che vogliono la prostituzione come mestiere, legale, con le prostitute isolate in strutture di piacere, i bordelli, e in quartieri appositamente designati. Si impone a chi esercita la prostituzione l’identificazione tramite sorveglianza sanitaria e poliziesca, l’iscrizione in registri di polizia e un documento che giustifichi la ‘regolarità’ del ‘lavoro’.
Così le donne extra-comunitarie, ingaggiate per il ‘lavoro sessuale’, avrebbero subito il permesso di soggiorno e lavoro!
Porci!
I proibizionisti considerano la prostituzione un reato, con conseguente pena per prostitute, protettori e clienti.
Ma ri-grazie a te 🙂
te l’ho scritto. senza di te non avrei scoperto il video!
e anch’io ho scoperto il tuo blog. ci tornerò spesso.
baci
Ce ne fossero di furti come questi!!! Grazie per la citazione…grazie [soprattutto] per aver rilanciato questa importante tematica svincolata dalle solite menate da colletto bianco…grazie per avermi fatto scoprire il tuo blog, stanne certa che da oggi hai un nuovo lettore! Keep in touch!